

Bisogna vedere anche come e con quali mezzi Madrid può matar chi vi capita chi vi capita, magari con le migliori intenzioni. Io ci sono capitata spinta da una forza che trovava nell’immobilismo della mia città, Napoli, una spinta propulsiva sufficiente a valicare la Roncisvalle di Orlando e di Carlo Magno nel nome di una personale crociata. Ho trovato una città antica e modernissima, e se la prima ogni giorno si racconta con la sua storia, i suoi monumenti, i suoi musei, le biblioteche e tutto quanto costituisce il valore di una città in ogni senso contemporanea, la seconda, la città moderna, attualissima e viva ma che si è mai sganciata dalle radici della sua storia e della sua tradizione, in ogni momento ti sprona a capire, ad entrare, ad affrontare e ad usare la vita nella sua duplice essenza di ordine e disordine, impegno e disimpegno e, soprattutto, nella sua capacità di proiettarsi verso il futuro, come la città stessa fa in ogni suo comportamento. A Madrid convive il tempo lineare che non consente soste del lavoro e quello che si dona, e ci dona, le soste divine dell’ozio, non quello dell’immobilismo come il non ci resta che piangere sempre più in uso nella città dalla quale provengo ma quello dello svago, le ore delle festa, dei piaceri che l’esistenza offre a chi sappia coglierne l’appagante proficuità e che a Madrid costituisce una delle componenti del buon senso del vivere che non ha nulla in comune con il dispregiativo arte di arrangiarsi che ancora qualche male informato rivolge ai napoletani, confondendola con l’arte del sopravvivere.
A Madrid, l’arte del cittadino è la vita stessa poiché, senza peccare di agiografia o di esterofilia, mi sento di dire che quanto si svolge lungo le ore del giorno, qui, in questa città tra le più affollate d’Europa dove tutto funziona alla perfezione, dove i luoghi sanno di miti e di letteratura, di favole e di un’indimenticata epica, sede del governo e del sovrano, una delle città più turistiche d’Europa e una delle più vivibili del mondo, ebbene, tutto quanto qui avviene quotidianamente e funziona non è un dono che un dio benevolo dispensa dall’alto, ma è il risultato di un’attenta, sagace e intelligente organizzazione sociopolitica e culturale che ha come obiettivo il bene comune, quello predicato millenni fa da Platone e sempre più spesso disatteso.
Il suo nome le deriva da una parola araba che significa albero alla quale i romani aggiunsero il suffisso it, Mayrit, e oggi Madrid è l’albero che ognuno vorrebbe avere nel proprio giardino, una delle metropoli più vaste e popolate del mondo che accoglie l’ospite con la propria regale abbondanza di cultura, di storia, di arte, di buona amministrazione, di sicurezza e di ordine. Per chi, come me, ci arriva per dedicarsi a uno studio un po’ fuori dagli schemi, quasi pirotecnico nel suo poter produrre scintille d’ingegno o effimeri fuochi d’artificio, Madrid traccia col suo modo di essere le coordinate giuste alle quali riferire il presente, le aspettative e le scelte di obiettivi per il futuro. Gemellata con Firenze, non urge il suo gemellaggio con Napoli della quale è quasi sorella, sia pur nata ed allevata in modo diverso. La sua sorella maggiore resta, comunque, pur nella precaria drammaticità della sua attuale condizione, radice ineludibile di quella parte di creazione di bellezza e di grazia che Dio ha concesso all’uomo di esprimere con la sua arte, la sua musica, la sua filosofia, le sue favole, la sua storia. Il problema è che non lo sa o forse è giusto che sia così perché, se lo sapesse, capirebbe di poter essere il paradiso mentre l’unico paradiso che Dio concede all’uomo è il Paradiso perduto. Comunque, nella piena consapevolezza d vivere un’esperienza di vita in una città privilegiata per meriti propri, la vostra inviata a Madrid parlerà da oggi solo di Spagna e di jamon…Ma silenziosamente, nel suo cuore, continuerà a gridare, e a pregare: ‘Forza, Napoli!’