Nel cinema di oggi, dove tutto corre veloce mentre le emozioni durano quanto uno scroll su Instagram o Tik Tok, Attitudini: Nessuna con Aldo, Giovanni e Giacomo arriva come un film che non vuole insegnare nulla ma vuole ricordare. Non è soltanto il racconto della carriera di uno dei trio comici più amati dagli italiani, è un invito ad accomodarsi sul divano della memoria e riscoprire il vecchio e sano modo di ridere che sembra ormai essersi perso. Guardandolo, non si ha la sensazione di assistere a un prodotto costruito, ma a una chiacchierata spontanea, intima, quasi confidenziale, come quando si ritrovano vecchi amici dopo troppo tempo, con le loro vite diverse tra loro.

Il docufilm di Sophie Chiarello, alterna materiali d’archivio e conversazioni informali, mostrando i tre non come icone della comicità, ma come uomini che guardano indietro con gratitudine e una punta di stupore. Aldo porta la sua comicità fisica senza spingerla, semplicemente esiste ed è già divertente. Giovanni osserva, riflette, punge con quella precisione che l’ha reso il più “pignolo” e tagliente del trio. Giacomo ascolta, commenta, sorride, come se fosse ancora la vittima comica perfetta dei due, e questa dinamica, nonostante gli anni, funziona ancora senza bisogno di effetti o battute calibrate.
La comicità che emerge è quella nostalgica, quella che molti sentono tanto mancare oggi, quasi ovunque. Una comicità che nasceva dalla vita comune, dagli errori, dalla goffaggine, dalla strada, dalla gavetta, dall’assurdo che abita la normalità. Una comicità che non aveva paura di essere sciocca, imperfetta, libera, plasmata piano piano. Dietro l’occhio della mdp della regista, si avverte questo contrasto amaro con la sensibilità moderna, dove la risata sembra quasi regolata da norme non scritte e ogni battuta deve evitare di offendere, disturbare o invadere territori sensibili… ma quali poi? Boh! Il risultato è che spesso non fa più ridere niente, lo spettatore brama una risata sana negli attori comici di oggi, ma non la trova come quelle di un tempo. Il pubblico non è cambiato, è la paura che ha sostituito la spontaneità.

Guardando Attitudini: Nessuna si capisce che la forza del trio non è mai stata nelle battute in sé, ma nel modo in cui le vivevano. Le risate sembravano scappare da loro, non essere costruite. Lo spettatore finisce per ridere prima ancora di capire perché, e quel divertimento oggi non lo si trova più, se non con il lanternino in quello o quell’altro frame. Quello che il docufilm accende in chi lo guarda è quella triste consapevolezza che la comicità oggi è ormai quasi unica e fragile, scrutabile solo in territori politicamente scorretti.
Il film si conclude senza una morale imposta, senza l’urgenza di chi vuole dire l’ultima parola. I tre restano lì, uniti, in un silenzio che contiene tutto. E in quel silenzio c’è una malinconia sottile, come quando si esce da un tendone vuoto e l’eco delle risate continua, anche se lo spettacolo è finito. Forse la comicità non è ancora morta, forse ha solo bisogno di qualcuno che abbia il coraggio di farla respirare di nuovo, perché come dice un grande comico: “Fa ridere il diavolo e non San Francesco”.

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