
A New York il 31.10.2017 ha avuto luogo un attentato terroristico in stile Isis in Manhattan, nei pressi del World Trade Center e del memoriale in omaggio agli attacchi alle Torri Gemelle.
È stato scelto un giorno di festa per compiere l’attacco, il giorno di Halloween , festività molto sentita in America dove molti turisti provenienti da ogni parte del Mondo per l’occasione affollano le strade.
Un uomo a bordo di un pick-up bianco è piombato su una pista ciclabile e ha investito alcune persone, dandosi poi alla fuga.
Il bilancio purtroppo è stato tragico: otto morti e dodici persone ferite.
Dopo circa mezz’ora il killer è stato intercettato in una zona dove hanno sede alcuni istituti scolatici ed è proprio lì che ha tamponato violentemente uno scuolabus .
Sul luogo vi era la Polizia che prontamente è intervenuta e vedendo l’uomo darsi alla fuga a piedi, gli intimava l’alt ma il fuggitivo si fermava e puntava due pistole- rivelatesi poi finte – contro l’ agente. A quel punto il poliziotto per rendere inoffensivo il malvivente lo colpiva al ventre con un colpo di pistola neutralizzandolo a un chilometro dalla strage, mentre gridava “Allah Akbar” e traendolo in arresto.
A seguito di indagini, l’ F.B.I. ritiene che l’attacco sia stato portato a termine da un “lupo solitario”.
L’aggressore è un 29enne di nome Sayfullo Habibullaevic Saipov, di origini uzbeke.
Viveva apparentemente in Florida, a Tampa, e sarebbe arrivato negli Stati Uniti nel 2010. Possedeva la “Green Card”, il permesso di residenza permanente negli Stati Uniti. In realtà, secondo quanto si è appreso, l’uomo abitava a Patterson, nel New Jersey, insieme alla moglie e a tre figli.
Dai tempi delle Torri Gemelle, questo è il primo attentato terroristico di rilievo a New York, cioè con un numero così alto di vittime.
Nel pick-up del terrorista, è stata trovata una lettera con lo scritto in arabo: “Agisco in nome dell’Isis”.
Molto probabilmente ci troviamo di fronte all’ennesimo “Foreign Fighters”, i quali si identificano con la Jihad, spesso per dare un senso alla propria esistenza: partono per l’addestramento in Medio Oriente, o seguono tramite internet addestramenti, per poi colpire nei luoghi dove vivono.
La Jihad, quindi, diventa per i Foreign Fighters una ragione di vita tanto da identificarsi in una lotta una vera e propria identificazione per la quale sono disposti a combattere, a costo di sacrificare la propria vita.
Attualmente risulta molto difficile controllare il fenomeno, soprattutto perché l’opera di proselitismo non avviene solo nei luoghi fisici. La propaganda si fa anche e soprattutto sul web, e in modo costante.
Stando alle ultime stime, si pensa che i Foreign Fighters siano circa 20000 e di provenienza molto varia. Non solo Nordafrica e Medio Oriente, ma anche Europa e Russia.