
Rafa Nadal con il trofeo dello US Open 2019 (foto via twitter @usopen)
Rafa Nadal ha vinto per la quarta volta gli US Open, ha conquistato il suo diciannovesimo titolo dello Slam ed è ad una sola vittoria dal record di Roger Federer, che, per ora, è fermo a venti.
La vittoria dello spagnolo non è stata semplice come si sarebbe potuto pensare considerato il suo percorso fino alla finale; infatti, Rafa è arrivato all’ultima partita perdendo un solo set in quarto turno contro Marin Cilic. L’ultimo match, però, è stato davvero difficile per il numero due al mondo, complice anche il rigore del giudice di sedia nel pretendere il rispetto della regola dei 25 secondi per servire; Rafa, infatti, sfora spesso questo limite, ed è stato costretto quindi più volte a servire direttamente la seconda palla. Tutto questo non sminuisce la grande prestazione dell’altro finalista, il russo Danil Medvedev, capace di recuperare da due set sotto e costringere Nadal ad un tiratissimo quinto set; nulla però è bastato: sfoderando per l’ennesima volta la tenuta mentale e la hombria che da sempre sono il suo marchio di fabbrica, insieme all’irripetibile gancio di diritto, Nadal ha tirato dritto, ha controllato il quinto set e lo ha vinto con un essenziale 6-4.

Grazie ai punti guadagnati, Nadal, pur restando secondo al mondo, è sempre più vicino al leader della classifica Djokovich ed è di gran lungo nella classifica 2019, mentre Medevedev ha conquistato il quarto posto, dietro la trimurti, raggiungendo la sua migliore classifica di sempre e qualificandosi matematicamente, come Djokovic Nadal e Federer, per le ATP Finals di quest’anno.
DJOKOVIC
Ma passiamo a chi alla finale non è arrivato, pur partendo da favorito: ci riferiamo, naturalmente, al numero uno al mondo Novak Djokovic. Il buon Nole si è arreso in quarto turno, ma non ad un avversario, bensì ad un dolore alla spalla con cui ha combattuto per l’intera prima parte del torneo; il suo avversario di quarto turno, lo svizzero Stan Wawrinka, ha comunque avuto il merito di martellare il serbo con le sue solite palle pesantissime, straordinariamente efficaci sul cemento di Flashing Meadows, vincendo i primi due set, combattutissimi e di grande qualità, e restando in vantaggio fino al ritiro di Djokovic all’inizio del terzo set.
Ad oggi, ancora non è dato sapere sa la spalla di Novak guarirà completamente così da consentirgli di finire la stagione, e di giocare la Finals di Londra, al massimo delle sue capacità; naturalmente, ce lo auguriamo tutti, perché sarebbe davvero un peccato dover assistere ad un master privo del numero uno al mondo nella sua migliore forma.

Roger Federer, con i suoi trentotto anni, non ha avuto difficoltà a giungere ai quarti, dove è stato sconfitto dal Bulgaro, numero 25 al mondo, Grigor Dimitrov. Quando gioca in scioltezza, Federer è ancora e sempre uno spettacolo per gli occhi, ed è probabilmente tutt’ora il tennista dotato della miglior tecnica del circuito; ma nessuno sconfigge l’età, neanche King Roger, ed una battaglia di cinque set sul bollente cemento Newyorkese contro un talentuoso avversario di 13 anni più giovane non può non fiaccare persino lui.
Federer è riuscito a portarsi avanti prima per un set a zero e poi per due set a uno, ma nel quinto non ha più retto fisicamente all’intensità del giovane bulgaro, che lo finito con un netto 6-2.
MATTEO BERRETTINI
Ma è adesso ora di parlare di uno dei quattro più forti del torneo e quindi, almeno per le due settimane passate, uno dei quattro più forti giocatori al mondo: Matteo Berrettini.

I NUMERI
Matteo è fortissimo, ce lo dicono i suoi risultati di questa stagione fin qui: vincitore di due tornei ATP e di un torneo challenger; semifinalista in un torneo dello Slam (agli US Open, non succedeva ad un italiano dagli anni ’70); numero 13 della classifica mondiale assoluta; numero 9 della classifica del 2019 (la così detta Race To London) a soli 20 punti dal numero 8 Kei Nishikori, e quindi a soli 25 punti dalla qualificazione per le ATP Finals di novembre; capace di battere tre giocatori top 10.
Numeri di per sé impressionanti, certo, ma quel che davvero colpisce di questo ventitreenne romano non sono tanto il suo talento, di cui è indubbiamente molto dotato, né la qualità indiscutibile del suo gioco, bensì il suo carattere indomito, la sua volontà ferrea e la sua straordinaria tenuta mentale: a questi livelli, come insegna Djokovich, tutti hanno un grande diritto, un grande rovescio e sono in ottima forma; quel che fa la differenza è la testa, e Matteo, di testa, ne ha davvero da vendere.
Basta dare un’occhiata alla sua magnifica cavalcata a New York per rendersene conto: accreditato della testa di serie numero 24, il romano ha incontrato già in primo turno, e ha superato in quattro set, un avversario tutt’altro che agevole, il francese Richard Gasquet attuale numero 41 al mondo ma capace in carriera di occupare la settima posizione del ranking mondiale; il nostro ha quindi dovuto affrontare due vere e proprie battaglie, conclusesi entrambe dopo quattro tiratissimi set, con i due australiani Thompson e Popyrin rispettivamente in secondo e terzo turno, per poi affrontare e superare in un match più agevole il giovane russo Rublev al quarto turno.
Il CAPOLAVORO
Ai quarti, il capolavoro di Matteo: contrapposto al talentuosissimo francese Gae Monfils, attuale numero 12 al mondo ma già numero 6, ha combattuto una vera e propria battaglia con racchette, recuperando da un set a zero, portandosi avanti per due set ad uno e concludendo la maratona al tie break del quinto set vinto al primo match point per 7-5. In semifinale, purtroppo, tutto questo non è bastato, perché davanti Matteo si è trovato il sempre straordinario Rafael Nadal, che lo ha sconfitto tutto sommato facilmente in tre set, come già fece Federer al quarto turno di Wimbledon a luglio. Insomma, il nostro eroe ancora non è pronto per affrontare ad armi pari i Fab 3, ma è sulla strada per arrivare a quel punto e, a parte loro, può vedersela alla pari non chiunque nel circuito.
Solo qualche parola per gli altri italiani in gara: il nostro numero uno Fabio Fognini, evidentemente pago pr aver vinto a Montecarlo ed essere stato per qualche giorno nella Top Ten, non è stato in grado di superare allo US Open neanche il primo turno, sconfitto dall’americano, a stento classificato tra i primi 50 al mondo, Reilly Opelka.
Meglio di lui hanno fatto Paolo Lorenzi, che con i suoi 37 anni è stato capace di issarsi fino al terzo turno per poi essere sconfitto da Stan Wawrinka, e Lorenzo Sonego e Thomas Fabbiano, entrambi sconfitti al secondo turno da giocatori meglio piazzati ma tutto sommato alla loro portata.
E con la fine di questo US Open, anche per questa stagione i tornei del Grande Slam sono andati, dominati come al solito da Djokovic e Nadal, che si sono equamente divisi i quattro titoli maggiori; a questo punto, prima della ormai brevissima pausa invernale, resta solo da sapere chi sarà capace, tra i due, di concludere l’anno al numero 1 della classifica, magari aggiudicandosi le ATP Finals di novembre.