
Rafa Nadal con la coppa del Roland Garros 2019 (foto via twitter @rolandgaros)
Rafael Nadal ha vinto il Roland Garros 2019; lo spagnolo che quest’anno ha totalizzato dodici successi agli Open di Francia in quindici anni, ha dimostrato, una volta ancora, di essere l’indiscusso re della terra rossa. L’avevamo pronosticato, ma senza grandi meriti: visto anche cosa Rafa aveva fatto a Roma, era facile prevedere che, anche quest’anno, nessuno avrebbe potuto seriamente insidiarne la supremazia, come in effetti è stato.
Ma prima di parlare del vincitore, vediamo cosa hanno fatto i comprimari: Novak Djokovic, trionfatore negli Open d’Australia, ha visto sfumare la possibilità di completare per la seconda volta in carriera il piccolo slam (cioè la vittoria dei quattro tornei principali consecutiva ma non nello stesso anno) e di aspirare al Grande Slam 2019, che era sembrato alla sua portata. Arrivato senza perdere un set alla semifinale, battendo ai quarti Zverev con un secco 7-5 6-2 6-2, il serbo sembrava lanciatissimo per contendere a Nadal la vittoria finale; peccato per lui che sulla sua strada si sia piazzato un Thiem in grande spolvero che, decisissimo a fare meglio della finale dell’anno scorso, lo ha battuto sul filo di lana dopo una battaglia di cinque set.
Federer ha archiviato con relativa facilità, ai quarti di finale, la pratica Wawrinka; Stan non ha saputo eguagliare la prestazione vincente del 2015, l’ultima sua vittoria su King Roger che gli aveva propiziato la vittoria finale qui al Roland Garros, ed ha quindi ceduto al connazionale in quattro set, sconfitto dal gioco, dal timore reverenziale e dalle tossine accumulate nella battaglia dei quarti contro Tsitsipas, durata oltre cinque ore. Il ritrovato gioco sulla terra rossa di Federer non è però stato sufficiente neanche a fare il solletico a Nadal: la semifinale tra i due storici rivali, che hanno giocato la loro sfida numero 39, non ha avuto davvero storia, ed è stata stravinta dallo spagnolo con un 6-3 6-4 6-2 che dice davvero tutto dell’incontro.
E così si sono incontrati in finale gli stessi giocatori dell’anno scorso: il pluricampione, già numero 1 al mondo, vincitore dei quattro tornei del Grande Slam e di innumerevoli torni ATP 1000, trentatreenne spagnolo Rafael Nadal e l’austriaco Dominic Thiem, di otto anni più giovane, numero 4 al mondo ma incapace, fino ad oggi, di vincere un torneo dello Slam e di insidiare seriamente il triumvirato degli immortali Federer, Djokovic e, appunto, Nadal.

Come detto, i due si erano già incontrati nella finale del Roland Garros nel 2018; e se l’anno scorso la partita non aveva avuto nessuna storia, quest’anno non è andata diversamente, se non per il fatto che Dominic questa volta è riuscito a strappare un set. Ma per farlo, per vincere il secondo set, Dominic ha evidentemente dovuto dare davvero tutto ciò che aveva, considerato che ottenuto questo risultato è crollato, perdendo sia il terzo che il quarto set per 6-1.
E così, chiudiamo il cerchio: Rafael Nadal, ancora per quest’anno, si è dimostrato imbattibile sulla terra rossa; ha trionfato perdendo in tutto il torneo solo due set e, soprattutto, senza mai rischiare seriamente, neanche per un attimo, di perdere un incontro, rivelandosi dominatore assoluto, e senza veri rivali, della superficie. Con questo Roland Garros, ha vinto il suo diciottesimo torneo dello slam, e rischia quindi di insidiare seriamente il record, che sembrava imbattibile solo ieri, di venti tornei dello slam vinti da Roger Federer, di cinque anni più vecchio.
D’altro canto, questi Internazionali di Francia ci dicono davvero molto sulla capacità che ormai hanno i tennisti di giocare ai massimi livelli anche dopo aver abbondantemente superato i trenta anni di età persino sulla superficie più faticosa in assoluto: i quattro semifinalisti sono stati i primi quattro giocatori al mondo, e tre di loro hanno superato abbondantemente i trent’anni, con il decano Roger Federer che si avvia ormai magnificamente verso i quaranta, senza dare alcun segno di voler lasciare spazio ai più giovani. I ventenni, con in testa Thiem, Zverev e Tsitsipas, se vorranno davvero brillare dovranno combattere con le unghie e con i denti per detronizzarli, perché nessuno dei più anziani pare disposto a regalare nulla.

Un’ultima parola va dedicata a Fabio Fognini: il ligure non ha saputo fare meglio dell’anno scorso, essendosi fermato ai quarti di finale, ed anche questa volta, nell’affrontare un giocatore meglio classificato di lui, ha dimostrato di non riuscire a diventare il campione che potenzialmente potrebbe essere; il modo con cui ha perso da Alexander Zverev la dice lunga: dopo aver controllato alla grande il primo set, vinto per 6-3, il nostro si è praticamente addormentato nel secondo e nel terzo, persi con un doppio 6-2; risvegliatosi nel quarto, ha trascinato il tedesco fino al tie break, dove però ha vanificato tutto il lavoro fatto mancando proprio i punti importanti; e si sa, nel tennis vince chi sa individuare, e vincere, i punti che contano davvero. E’ stato un peccato, perché Fabio avrebbe davvero potuto vincere, se avesse saputo mantenere un po’ più a lungo la concentrazione dimostrata nel primo set. Nonostante questo, però, Fognini è riuscito a stabilire un record che lo piazza definitivamente nella storia del nostro sport, per lo meno a livello italiano. Nella classifica mondiale pubblicata oggi 10 giugno 2019, infatti, Fabio Fognini occupa il posto numero 10: è quindi nell’olimpo del tennis mondiale, cosa che non succedeva ad un azzurro da oltre 40 anni, cioè dal gennaio 1979 quando l’impresa riuscì a Corrado Barazzutti. A Fabio vanno quindi i più vivi complimenti, segnati però dalla amara consapevolezza che, con il suo talento ed il suo gioco, il nostro avrebbe dovuto essere capace di occupare questa splendida posizione da ben più tempo e ben più stabilmente di come, purtroppo, probabilmente sarà.