
Roger Federer esulta per la decima vittoria al torneo di Halle (foto via twitter @ATPHalle)
Continua la stagione sull’erba, e la scorsa settimana si sono giocati due classici della preparazione a Wimbledon, i tornei ATP500 di Halle, in Germania, e del Queen’s club di Londra.
Nel torneo tedesco ha vinto, per la decima volta, Roger Federer; il campione svizzero è legato all’organizzazione di Halle da un contratto blindato, in base al quale dovrà partecipare al torneo fino al suo ritiro, ed evidentemnte prende molto sul serio questo impegno, se si considera che, dal 2003 ad oggi, è arrivato 13 volte in finale, vincendo dieci edizioni. Il percorso di quest’anno di King Roger verso il successo finale non è stato semplicissimo; dopo aver superato in due set in primo turno l’australiano Milman, lo svizzero, che naturalmente partiva con la testa di serie numero 1, ha rischiato non poco sia in secondo contro Tsonga, che in terzo turno contro Bautista Augut. Nel primo di questi due incontri, Federer ha subìto il gioco aggressivo dell’avversario per l’intero match; dopo aver vinto il tie break del primo set con un risicato 7-5, per un attimo è sembrato tutto facile per lo svizzero, che è andato subito avanti di un break nel secondo. Da quel momento in poi, però, tutto è cambiato, e Tsonga ha preso il sopravvento, recuperando il break e vincendo il secondo set per 6-4; il francese ha poi mantenuto il controllo del match per tutto il terzo set, mantenendo i turni di servizio con grande facilità, mentre Federer gli ha concesso, ed ha salvato, numerose palle break. Tutte le occasioni mancate si sono rivoltate contro Tsonga al dodicesimo game del terzo set, quando Federer, sul 6-5, ha giocato il tutto per tutto, predendosi break ed incontro alla prima occasione.

Andamento simile ha avuto la partita di terzo turno contro lo spagnolo Bautista Agut; Federer ha vinto con un break il primo set, ma poi è andato sotto nel gioco, perdendo il secondo per 6-4 e rischiando diverse volte di perdere il servizio nel terzo; anche in questo caso, però, dopo aver resistito con le unghie e con i denti per l’intero terzo set, ha dimostrato di essere il campione che sappiamo tirando fuori classe e mestiere nel game decisivo del terzo quando, in vantaggio per 5-4, ha strappato allo spagonolo servizio e match approfittando della prima ed unica palla break concessagli nel set. Superati questi due scogli, il campionissimo non ha avuto alcun problema in semifinale, vinta per 6-3 6-3 contro il francese Herbert, grande doppista ma, in singolare, non all’altezza del suo avversario. La finale, giocata contro il redivivo Goffin, il 28enne belga attualmente numero 33 al mondo ma che meno di due anni fa stazionava agilmente tra i top 10, è durata un solo set, il primo, vinto da Federer al tie break; perso il primo set, Goffin si è letteralmente sciolto, e si è consegnato mani e piedi al suo avversario raccattando, nel secondo set, solo il gioco della bandiera.

Se Federer, vincendo il torneo, non ha fatto altro che onorare il pronostico e la tradizione, ben più sorprendente è apparso il risultato di Matteo Berrettini, l’eroe romano che continua a dimostrarsi degno della top ten, cui si è ulteriormente avvicinato con il risultato di questa settimana. Matteo, che con la sua ventiduesima posizione nel ranking mondiale non godeva di una testa di serie, è andato ben oltre il pronostico, arrivando in semifinale. Ma più ancora del risultato di tabellone, colpisce, ma ormai non stupisce più, il percorso di Berrettini: in primo turno, ha battuto senza difficoltà il forte ed esperto georgiano Nikolz Basilashvili, numero 17 a mondo e testa di serie numero 6 del torneo; in secondo turno ha superato Andreas Seppi, l’alto atesino specialista dell’erba, in tre set; ai quarti, ha sconfitto ancora una volta, come già la settimana precedente a Stoccarda, il russo Khachanov, numero 9 al mondo e testa di serie numero 3 del torneo, dominando il primo set e mantenendo i nervi saldi nel secondo, vinto 7-6 dopo un tiratissimo tie break. Purtroppo, in semifinale David Goffin ha giocato il suo miglior tennis da almeno un anno a questa parte e Berrettini, perso il primo set al tie break, non è riuscito a riprendersi nel secondo ed a recuperare il break che gli è costato il set e la partita. Berrettini, che grazie a questo risultato ha guadagnato ulteriori due posizioni in classifica raggiungendo la top 20, si è dimostrato ancora una volta capace di competere alla pari con i migliori del mondo, considerata la vittoria su un top ten ed il fatto che solo un ottimo Goffin, capace di sconfiggere ai quarti Alexander Zverev in grande spolvero, sia riuscito a fermarne la corsa. Anche considerato l’ottimo risultato della settimana appena passata, questa settimana Matteo non giocherà a Eastbourn, cui pure si era iscritto, così da non arrivare sovraffaticato a Wimbledon, dove dovrà dimostrare, prima di tutto a sé stesso, di essere il campione che ha la stoffa di essere.

L’altro torneo che si è giocato la settimana scorsa è il classicissimo torneo del Queen’s Club, il circolo di Londra la cui presidente onoraria è la Regina Elisabetta II; quest’anno, ribaltando tutti i pronostici, il più storico dei tornei di preparazione a Wimbledon è stato vinto dallo spagnolo Feliciano Lopez, un veterano dei court al 22esimo anno di professionismo, attualmente numero 117 al mondo ma capace di raggiungere, nell’ormai lontano 2015, il suo best ranking al 12 posto. Lopez è stato ammesso al torneo Londinese con una wild card, privilegio che ha saputo onorare approfittando di un tabellone che gli si è semplificato in maniera inaspettata, ma anche riuscendo a battere avversari sulla carta ben più forti. Dopo aver battuto in primo turno l’ungherese numero 51 al mondo Fucsovics, Lopez avrebbe dovuto affrontare, in secondo turno, il fortissimo argentino Juan Martin del Potro; ma qui, il primo colpo di fortuna per la spagnolo: del Potro, infatti, non è neanche potuto scendere in campo per un infortunio, e quindi Lopez è passato al terzo turno senza neanche mettere piede in campo. A questo punto, però, lo spagnolo ha dimostrato di meritare wild card e colpi di fortuna: ha infatti battuto ai quarti Milos Raonic, numero 18 al mondo, dopo una tiratissima partita conclusasi solo al tie break del terzo set, ed in semifinale il diciottenne, numero 21 al mondo, Felix Auger-Aliassime, capace di battere dominando Tsitsipas, numero 6 del mondo e numero 1 del torneo. Avendo così meritato la finale, Lopez è stato ancora una volta favorito dalla sorte, che ha assunto le sembianze di Giles Simon, altro veterano del circuito, questa volta francese, che ha levato da mezzo in tre set Danil Medvedev, numero 13 al mondo e testa di serie numero 4. A quel punto, la finale è stata giocata dai due giocatori che non ci si aspettava, non teste di serie e che, sommando le loro età, superano abbondantemente i 70 anni. La finale è stata molto divertente, ha mostrato un tennis di ottimo livello e, soprattutto, è stata combattutissima; una battaglia durata poco meno di tre ore che Lopez è riuscito a vincere, meritatamente, solo al tie break del terzo. Non pago, lo spagnolo ha pensato bene di vincere anche il torneo di doppio, che ha giocato in coppia con Andy Murray, di ritorno sui campi dopo un grave infortunio, una operazione ed un’anca sintetica tutta nuova.

Un’altra settimana è andata, e Wimbledon è sempre più vicino; a dividerci dai Championship, solo i due tornei della prossima settimana, gli ATP250 sull’erba di Antalya in Turchia e di Eastbourne in Inghilterra, cui non parteciperà nessun top 20. I giochi ai piani alti della classifica, quindi, resteranno fermi nell’attesa che, come ogni luglio dal 1877, inizi il più antico e più importante torneo del mondo; con la mente, tutti gli appassionati di tennis sono già sul centrale dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Wimbledon, e sono felici di esserci ancora una volta.