LinKazzato torna a parlare del progetto “Finché c’è pizza c’è speranza” nato nel 2010 grazie all’impegno dell’Associazione Scugnizzi per il recupero dei ragazzi di Nisida. Dopo la prima edizione, che è riuscita a impiegare nel settore della ristorazione quattro degli otto ragazzi coinvolti nel progetto e la seconda di altrettanto successo , il presidente Antonio Franco, ci racconta l’impegno dei giovani ragazzi del carcere di Airola, dopo quelli di Nisida e Via De Blasiis, che presso la Pizzeria dell’Impossibile nel cuore di Napoli preparano, cuociono e servono pizze deliziose e “solidali” ai meno abbienti del quartiere.
Antonio Franco, forte della mission del progetto, finalità e dignità per i ragazzi, e aiutato da importanti sponsor, lancia un appello alle istituzioni affinché non si limitino a lodare il progetto che da anni aiuta giovani che hanno rischiato di perdersi per sempre, ma inizi a collaborare attivamente affinché in primis Airola, e poi tante altre strutture, possano godere di una autonoma Scuola per Pizzaioli.
A testimonianza dell’importanza che questo progetto ha avuto per i giovani abbiamo ascoltato Francesco che, a diciassette anni e con un passato difficile, ora è orgoglioso di quello che ha imparato e vorrebbe lavorare in una pizzeria. “Finché c’è vita c’è speranza”, dunque, è una vera opportunità di formazione, come sottolinea anche Carlo Santagata, educatore dell’IPM di Airola, che con i mezzi giusti potrebbe essere un punto di svolta per i minori.
Dopo la delinquenza, il carcere e l’oblio c’è ancora speranza? L’entusiasmo dei ragazzi coinvolti nel progetto non fa che convincerci che la speranza non conosce gabbie, ma è libera di volare e di ridare il sorriso a chi pensava di non averne più il diritto.
Rossella Pardi