[dropcap]M[/dropcap]eritocrazia. E’ la parola d’ordine che ha portato oggi l’Antitrust a chiedere a Governo e Parlamento di modificare l’attuale sistema di ripartizione delle risorse derivanti dalla vendita dei diritti tv.
Per il Garante è necessaria una maggiore attenzione al merito delle società e delle squadre – eliminando anche il riferimento ai risultati storici contenuti nella normativa vigente, a partire dalla stagione calcistica 1946-11947 – per ristabilire i puntini sulle i laddove finora la quota delle risorse è stata assegnata secondo criteri che premiano in buona parte la storia e la notorietà di un club, precludendo così gli investimenti per lo sviluppo dei club minori.
In tema di diritti tv, bisogna anche rivisitare tutto ciò che concerne il riferimento al bacino d’utenza dei club, dato che il numero dei tifosi cui può fare affidamento una società calcistica non può essere direttamente riferibile al risultato sportivo.
L’Autorità ha posto l’accento, inoltre, sul concetto di competitività da cui devono dipendere i profitti di un club. Secondo questo ragionamento un evento ha infatti una maggiore attrattiva quando dimostra equilibrio tecnico tra le squadre, quindi incertezza sul risultato. Pertanto, la remunerazione del merito sportivo agevola il conseguimento dell’equilibrio tra i partecipanti alle competizioni e stimola gli investimenti nello sport anche da parte di nuovi entranti.
Fondamentale, infine, è anche rivalutare il soggetto terzo per la ripartizione delle risorse. Soggetto che deve essere necessariamente diverso dalla Lega Calcio in quanto, essendo questa composta da rappresentanti delle squadre, non rispecchia la posizione più adatta e meritocratica per dettare le regole di distribuzione equa delle risorse.
Paola Di Matteo