Domani mercoledì 20 luglio andrà in scena alle ore 21:00 presso il Real Orto Botanico di Napoli, l’opera teatrale “Adolf prima di Hitler” di Antonio Mocciola.
Entrando nello specifico della trama di quest’opera, due ragazzi di 20 anni in una Vienna di inizio ‘900, rintanati in un mesto monolocale invaso dal fumo tossico di una piccola stufa a cherosene, provano a capire la vita. Sono amici per la pelle. Uno é Gustav Kubizek, figlio di un tappezziere, diventerà un apprezzato direttore d’orchestra. L’altro é Adolf Hitler. Tra di loro un rapporto morboso, viscerale, indicibile all’epoca. In quella stanza umida, tra parole non dette di due adolescenti in crisi prende vita la più grande tragedia del secolo.
Liberamente tratto dalla biografia “Il giovane Hitler che conobbi” scritta da Kubizek ricordando i quattro intensissimi anni passati accanto al dittatore austriaco, “Adolf prima di Hitler” di Antonio Mocciola rappresenta uno squarcio di vita intima, destinata a divenire pubblica, e letale. Il corso della storia, forse, sarebbe cambiato radicalmente. E fa venire i brividi che a farlo sarebbe bastato uno sguardo ricambiato, una coraggiosa intesa. Sarebbe bastato un bacio.
Adolf prima di Hitler: Note di regia
Mettere in scena Hitler come se non conoscessi la storia, dimenticando il mondo che ha generato, è una sfida meravigliosa che con orgoglio accolgo. Ho la fortuna d’avere una drammaturgia incandescente di Antonio Mocciola tra le mani, tratta da una clamorosa ed ormai introvabile autobiografia, una discesa agli inferi impetuosa, senza sosta, senza tempo, piena di ritmo e cambi di passo, ed è cosi che viviamo la durata della pièce, come un cerchio che piano piano si restringe, fino ad arrivare ad un bivio importantissimo, che avrebbe potuto cambiare la storia dell’intera umanità. Pochi elementi di scena, lasciando spazio ai rapporti tra il futuro dittatore ed il suo coinquilino perdutamente innamorato di lui: rapporti intimi, nascosti, segreti, e la parola diventa strumento potente; è un gioco sottile tra Adolf (Vincenzo Coppola) e Gustav (Francesco Barra), ma pericoloso, che mi suggerisce di dare delle tinte di giallo alla messa in scena, grazie anche all’ambigua padrona di casa, la signora Zakreys (Gabriella Cerino). In quella stamberga si stava facendo la storia. A pensarci ancora rabbrividisco.