[dropcap]M[/dropcap]ancavano solo due giorni di attesa per i lavoratori dei consorzi di bacino dei rifiuti della Campania. Lavoratori che non percepiscono lo stipendio da ben 11 mesi e che, da troppo tempo, aspettavano speranzosi l’imminente incontro programmato per questo mercoledì a Roma presso il Ministero dell’Ambiente. Un tavolo interistituzionale, questo, finalizzato “alla salvaguardia occupazionale del personale nonché al reperimento dei fondi per la copertura finanziaria”. Invece è arrivata una nuova doccia fredda: l’assemblea è stata rinviata “a data da destinarsi”. Ancora assenza di stipendi, ancora sacrifici, ancora ristrettezze; insomma ancora buio pesto per le tante famiglie dei dipendenti, i quali non sanno più come mandare avanti la propria vita. In preda alla disperazione dunque, da stamattina un gruppo formato da un centinaio di impiegati sta sbarrando con alcuni camion le strade di ingresso al termovalorizzatore di Acerra, mentre un piccolo gruppetto di circa dieci persone, appartenente al presidio, minaccia di lanciarsi dalla torre e dal tetto dell’ impianto.[divider] Un gesto disperato nato dall’ennesima “porta in faccia”, dalla paura di non farcela; un terrore che ogni giorno diventa sempre più forte. I lavoratori si sentono “ormai allo stremo”, senza più alcuna dignità di “uomini e padri a 60 anni”, come proferito da molti manifestanti fermi ai cancelli. Intanto il termovalorizzatore continua a funzionare ma, se la contestazione dovesse continuare, si prospettano difficoltà nelle attività di tritovagliatura ed imballaggio dei rifiuti nonché nella raccolta della spazzatura di Napoli e provincia, dato che i tir carichi di rifiuti non possono accedere al termovalorizzatore. Sul luogo sono presenti i Vigili del Fuoco e le forze dell’ordine. Si attende che la disperata protesta finisca, si spera che nessuno si lanci nel vuoto, si sogna che la drammatica condizione dei lavoratori dei consorzi di bacino giunga a valide soluzioni.
Bruna Di Matteo