
È scomparso a 82 anni Ludovico Peregrini, noto al grande pubblico semplicemente come il “Signor No”. Figura silente ma indispensabile, è stato per decenni la voce della regola, il volto serio in un mondo, quello televisivo, spesso dominato dal sorriso e dall’applauso facile. Con lui se ne va non solo un pezzo di storia della sana TV italiana, ma anche un raro esempio di rigore e autorevolezza.

Il pubblico sovrano lo conobbe nel 1970, quando accanto a Mike Bongiorno vestì i panni del giudice di gara nello storico quiz “Rischiatutto”, allora appuntamento fisso del giovedì sera. Nell’ombra, come il “Grande Fratello”, capolavoro di George Orwell, con tono pacato ma irremovibile, Peregrini interveniva per confermare o correggere, per validare risposte, per dire, appunto, “no”. Quella risposta secca e imparziale gli valse il soprannome che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita: il “Signor No”.
Ma Ludovico Peregrini era molto più di un severo controllore di quiz: laureato in Lettere, autore colto e curioso, firmò programmi che hanno fatto storia come “Settevoci”, “La ruota della fortuna”, “Bravo Bravissimo”, “Chi vuol essere milionario?” e persino alcune canzoni per artisti del calibro di Mina e Toto Cutugno. Era un uomo che amava le parole, ma che sceglieva con cura quando usarle. Per questo, ogni suo “no” non era un rifiuto, una semplice risposta, ma un atto di responsabilità.

Nel 2016 tornò in scena per il remake, o semplicemente per un mero tributo poco riuscito, di “Rischiatutto” con Fabio Fazio, cercando di riportare per una generazione nuova quella compostezza che sembrava dimenticata. Seduto di nuovo al suo posto, come se il tempo non fosse mai passato, ci ricordò quanto potesse essere potente la compianta sobrietà.
È apparso ultimamente nel tanto apprezzato programma del prime time di Rai1, “La volta buona”, con Caterina Balivo, in cui, fiero, ricordava il suo percorso da grande esperto e amatore della parola. È morto in Bretagna, “circondato dall’affetto dei suoi cari”, come ha detto la famiglia.

In un’epoca in cui tutto è troppo relativo, il Signor No ha insegnato con gentilezza il valore di una regola, la dignità di un principio. E la bellezza di saper dire di no, quando serve, ultimamente, troppo spesso.
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