
Fulmine a ciel sereno per i Comuni che con gli autovelox facevano cassa.
A lanciare le saette ci ha pensato la Corte di Cassazione, che, con la sentenza 10105/2024, ha annullato la multa inflitta ad un automobilista di Treviso, che eccepiva che l’autovelox che lo avevo ripreso, risultava approvato ma non omologato.
E infatti la questione è tutta qui-
Perché, per l’articolo 45 del Codice della strada, i dispositivi per la rilevazione delle sanzioni (quindi anche gli autovelox) “sono soggetti all’approvazione od omologazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti” e quindi, fino ad oggi le due procedure sembravano alternative, come confermato anche da Circolari ministeriali.
Invece per la Cassazione dal 18 aprile non è così: approvazione e omologazione sono due concetti differenti, sia sul piano formale, che sostanziale.
E questa è una bella gatta da pelare per le casse comunali, perché, pare, che in Italia ci siano una marea di autovelox (se non tutti) approvati dal MIT, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma non omologati dall’ ex MISE, il Ministero dello Sviluppo Economico, oggi Ministero dell’Industria e del Made in Italy.
E l’omologazione è cosa difficile da ottenere perché prevede il raggiungimento di una serie di step: in pratica un autovelox, prima di essere montato, deve ricevere il benestare di tre diversi provvedimenti ministeriali:
- il Decreto del MIT di approvazione/omologazione
- il Decreto del MISE di certificazione metrologica
- il Decreto, sempre del MIT, di conferma del singolo prototipo, con attribuzione del numero di matricola.
In Italia, tanto per cambiare, ci siamo fermati al primo step, dando per scontati gli altri due.
E mancando l’omologazione, tecnicamente detta “certificazione metrologica legale“, gli autovelox, che sono strumenti metrici legali, non possono operare ai fini sanzionatori.
E allora l’unica soluzione è leggere con attenzione cosa riporta il verbale di contravvenzione, anche se alcune volte il termine omologazione viene anche indicato, ma impropriamente.
La Giustizia ha fatto il suo corso e, senza giri di parole, si può affermare che siamo passati da Fleximan a Leximan in un lampo. Anzi in un fulmine.