
Usare il telefono cellulare come corpo contundente fa scattare l’aggravante dell’arma impropria.
Questo il principio ribadito dalla quinta sezione penale della Cassazione (con sentenza n. 7385/2023) che ha accolto il ricorso del procuratore generale contro una sentenza di non doversi procedere, nei confronti di un uomo imputato del reato di lesioni personali ex art. 582 c.p.
In pratica se si procurano lesioni senza l’aggravante di un’arma, allora il reato è perseguibile solo su querela di parte.
Se invece le lesioni sono cagionate da un’arma allora scatta l’aggravante e quindi il reato è reato perseguibile di ufficio.
Nel caso di cui ci occupiamo il Giudice di primo grado e più esattamente il Giudice di Pace di Salerno con la sentenza del 23/02/2022 non aveva applicato l’aggravante dell’arma improprio e quini poiché il danneggiato aveva rimesso la querela aveva deciso con un sentenza di non doversi procedere.
Il Procuratore Generale, aveva fatto ricorso ritenendo l’uso improprio del cellulare equivalente ad un’arma impropria e quindi in questo caso il reato era perseguibile d’ufficio e la Cassazione gli ha dato ragione.
Infatti per i Giudice della Suprema Corte, con la sentenza n. 3392/2022 pubblicata pochi giorni fa, anche una cosa di uso comune come il cellulare, usato come corpo contundente è “sicuramente idoneo nella sua idoneità offensiva”.
E meno male che oggi i moderni cellulari sono sottili e leggeri, se fosse successo con i primi prototipi ora la persona colpita sarebbe offesa e rimasta nello stesso modo (offesa).