

Quando parliamo di patrimonio culturale immateriale di un popolo e di un territorio, ci riferiamo alla salvaguardia dello stesso non solo attraverso lo sporadico ricordo di qualche appassionato che canta o che scrive, ma a vere e proprie azioni concrete da parte delle Istituzioni locali atte a conservare e tramandare (sopratutto ai giovani) tale immenso bagaglio identitario, e proprio Napoli e la Campania possono vantare la più importante storia musicale dal ‘200 in poi.
Quest’anno in particolare, ricorre il centenario dell’incisione di una delle più profonde e belle “poesie” della cultura napoletana (forse la più bella dopo “Era de Maggio” di Di Giacomo”), e parliamo di “Canzona appassiunata“.
Scritta (in tre parti ognuna in dieci endecasillabi ed ispirata da un antico canto popolare che troviamo riproposto da Luigi Molinaro del Chiaro nelle sue raccolte “Canti del popolo napoletano…“, 1880) e musicata nel 1922 da E.A.Mario, il grande autore, compositore e poeta napoletano, “Canzona appassiunata” viene affidata alla voce di Armida Cozzolino (donna di spettacolo che lavorò, tra gli altri, con Edoardo Scarpetta e Raffaele Viviani), ma sarà Gennaro Pasquariello, che dal 1928 la porterà al successo mondiale.
Nel marzo 1924, la canzone sbarca già in America e viene inserita nell’elenco delle licenze secondo la legislazione statunitense (catalogo sul copyright).
La canzone offre un linguaggio “limpido” e struggente, dove non manca la componente principale di tutte le melodie partenopee: la passione. I sentimenti si alternano tra le sofferenze di un amore coltivato sin dalla gioventù (N’albero piccerillo aggiu piantato, criscènnolo cu pena e cu sudore…) e la consapevolezza che lo stesso non viene ricambiato (Chi voglio bene nun mme fa felice, forse sta ‘ncielo destinato e scritto….).
Ma l’ostinazione è più forte ed arriva persino ad accettare una condizione di sofferenza pur di restar accanto all’amata (“Nun se cummanna a ‘o core”. E i’ mme sto’ zitto. E mme sto’ zitto, sí, te voglio bene.Te voglio bene e tu mme faje murí…).

“Canzona appassiunata” è stata cantata anche in versione francese: nel novembre 1935, la cantante/attrice piemontese Milly Monti, la porta stabilmente a Parigi, nel suo repertorio che teneva tutte le sera allo Shéhérazade, uno dei più famosi cabaret della capitale francese con il titolo “Toi que j‘aime”.
Esiste anche una più recente versione (del 2017) in portoghese, su ritmi di samba, proposta da Tonia Madonna, oltre a varie versioni jazz (nel 2012, Antonio Murro la inserisce nel CD “Classics as Jazz”) e persino una in heavy metal cantata da Ida Rendano e suonata dai Loadstar (2006).
Non sono mancati i grandi tenori che l’hanno portata anche in giro per il mondo, come Tito Schipa (incisa nel 1939), Franco Ricci (1946, lato B di Cchiù ncatenato a tte), Francesco Albanese (1947), Vittorio Parisi (1963, lato B del 78 giri ‘A canzone ‘e Napule), Giuseppe Di Stefano (nel 1964 va in una tournée che lo porterà in giro per l’Europa, per l’’America Latina e per l’America del nord e nel suo repertorio include anche Canzona Appassiunata
– su Youtube si può vedere un filmato da Chicago: https://www.youtube.com/watch?v=vMdv_uGnnuE). La canzone farà ancora il giro del mondo, dalle Americhe, all’Australia, grazie all’Orchestra Italiana di Renzo Arbore che la incide nel 1995.
La popolarità di questo capolavoro di melodia in Italia, fu dovuto anche a Claudio Villa, che la canterà (quale colonna sonora) nel film “La canzone del destino“, del 1957 (tra i cui interpreti ricordiamo Titina De Filippo e Dolores Palumbo). E sempre per restare nel cinema, come non citare la colonna sonora di uno dei film della Wertmuller più premiati: “Storia d’amore e d’anarchia…” (con l’accoppiata vincente Giannini-Melato), nel quale una magistrale Isa Danieli dona una delle più belle interpretazioni di sempre.

Tra gli altri interpreti di “Canzona appassiunata” citiamo: nel 1933 Ferdinando Orlandis (78 giri), 1941, Alberto Amato (78 giri), 1942 Carlo Buti (lato B di Core ‘grato), Giacomo Rondinella (1952), Maria Paris (1957), Sergio Bruni (1962, lato B con Scalinatella), Mario Trevi (1963, lato A con Mierulo affortunato), Mario da Vinci (1963, su lato B ‘O Marenariello), Miranda Martino (1965), Nino Fiore (1967, lato A Natale senza ‘e te), Mario Abbate (1967, album Melodie Popolari Italiane, vol. IV), Peppino di Capri (1971, album Napoli ieri e oggi, vol.1), Tony Bruni (1974, lato B ‘O sciupafemmene), e poi ancora, in tempi più moderni, Gigi Finizio (1987), Bruno Venturini (1987), Angela Luce (1988), Milva (1987 e nel maggio del 1989 la include nel repertorio, quale unica canzone napoletana, al concerto tenuto al Casinò di Parigi), Roberto Murolo, (1995), Enzo Gragnaniello (1997, nell’album Posteggiatore abusivo), Carmelo Zappulla (1999), Peppino Gagliardi (1999), Avion Travel (2000), Natale Galletta (2001), Mina (2003 nell’album Napoli secondo estratto che raggiungerà la top ten dei dischi più venduti in Italia), Fausto Cigliano (2004), Lina Sastri (2008, nell’album Lina Rossa), Valentina Stella (2008), Massimo Ranieri (2010), Ida Rendano (2011), Mario Merola (2014 postuma), Leopoldo Mastelloni (2015, nell’album Cabala…), e poi tantissimi altri.
Nel 2018 infine, fa da colonna sonora allo spot promosso per il Cilento dal Comune di Capaccio-Paestum e cantata da D’Aria.
Insomma, tanti auguri alla centenaria “Canzona appassiunata“, sperando che non sia mai preda dell’oblio, ma possa diventare anche e soprattutto attrattore turistico culturale della nostra Regione, perché Napoli mia, “te voglio bene e tu mme faje murí….”!