
Una carriera spesa al “Messaggero“, da inviata speciale. Successivamente editorialista al “Corriere” di Roma. Autrice del bestseller “Ho dodici anni, faccio la cubista, mi chiamano Principessa”, edito da Bompiani nel 2007.
Alta, capelli biondi ed occhi profondi come il mare, “Mirabile visu“, così l’avrebbero descritta i latini: ci lascia a sessantacinque anni la giornalista Marida Lombardo Pijola, dopo un’incessante lotta contro il demone silente, la malattia più comune del secolo ma di cui tutti hanno paura di pronunciare il nome.
L’ultimo suo editoriale per il “Corriere della Sera” di Roma era stato pubblicato pochi giorni fa, in difesa dei bambini di Castro Pretorio ai quali il cuore di pietra della città aveva rubato le giostre. Episodi all’apparenza insignificanti, eppure atti a descrivere le disparità del nostro mondo. E la giornalista con il volto d’angelo non aveva mai tollerato le disparità e i soprusi: le veniva naturale proteggere gli ultimi, mossa da una disarmante umanità, oltre che da uno spiccato talento professionale.

Aveva cominciato a Bari, sua città natale, per poi trasferirsi presto a Roma, prima alla “Gazzetta del Mezzogiorno“, poi, per quasi trent’anni, al “Messaggero“. Lì divenne una delle firme di punta, occupandosi nel tempo, da inviata speciale, della grande e piccola cronaca giudiziaria italiana: dallo scacco al pool antimafia di Palermo alla morte di Falcone e Borsellino, dalle violenze sui minori all’inchiesta che condusse sull’adolescenza violata tra discoteche e scuole della Capitale. Questo lavoro diede origine al suo bestseller editoriale, “Ho dodici anni, faccio la cubista, mi chiamano Principessa“. A quel libro seguirono poi un saggio sull’adolescenza e due romanzi struggenti: “L’età indecente” e “L’imperfezione delle madri“.
La sua scrittura era impetuosa e prodiga, proprio come la sua vita.
Resta il dolore per la perdita e l’affetto che, insieme a centinaia di amici, ne conserveranno per sempre il ricordo,
Il giornalismo e la scrittura perdono una pietra miliare del mondo dell’informazione.
Ti sia lieve la vita, Marida!