

Tre ragazzi, tre liceali del Gian Battista Vico, Beatrice, Gabriele e Luca, che oggi pagano ingiustamente per tutti.
Ma ripercorriamo le tappe di quel che è successo. Siamo in piena emergenza pandemica e, dopo il “liberi tutti” di quest’estate 2020, in autunno facciamo i conti amari con l’innalzarsi della curva dei contagie con la comparsa di varianti che preoccupano di nuovo e di più. E mentre l’opinione pubblica si scontra a favore o contro nuove chiusuree maggiori restrizioni, le uniche voci che passano ai microfoni sono di chi rischia di perdere il lavoro, di chi è in difficoltà economica e di chiaspetta i ristori. Eppure a queste manca una parte importante: la voce degli studenti che qui in Campania sono ormai da un anno in DAD mache nessuno interpella, a cui nessuno dà spazio. Poi uno spiraglio, l’indice dei contagi si abbassa: è gennaio 2021 e le scuole riaprono, come già hanno fatto ad inizio anno scolastico. Anche questa volta però riaprono per molto poco perché bastano poche settimane per richiuderle tutte. E, come se non bastasse, per quel poco che siamo stati capaci di tenerle aperte, abbiamo diviso le classi, spezzettato gli insegnamenti e ridotto il numero e la durata delle ore. Ma che importanza ha: gli studenti delle scuole sono minorenni, non votano. E questo fa una grande differenza perché nessuna forza politica con loro rischia di perdere consensi! Chi se ne frega se gli abbiamo stravolto la vita, se gli abbiamo negato il diritto all’istruzione, se li abbiamo confinati nella solitudine rubando loro l’adolescenza. La loro voce continua a non avere spazio.
Ed è per questo e tanto altro ancora che a gennaio 2021 i ragazzi napoletani hanno protestato chiedendo un rientro nelle aule in sicurezza. E’ per questo che Beatrice, Gabriele e Luca si sono fatti portatori della voce collettiva arrivando ad occupare le aule del loro liceo. Ed è sempre per questo che adesso, all’esito di un difficile consiglio straordinario d’istituto, pagheranno con “10 giorni di sospensione, commutati in obbligo di frequenza, abbinati ad un’attività utile all’interno della scuola”, rischiando così l’anno scolastico e il loro stesso futuro.
Ma Beatrice, Gabriele e Luca hanno fatto sentire la loro voce e quella di tanti altri nell’unico modo che gli studenti hanno per attirare l’attenzione e far sentire le loro ragioni in un mondo di adulti che sanno solo parlare DI futuro ma che PER il futuro non fanno assolutamente nulla.
E allora, facciamolo un atto di onestà intellettuale! Noi vi chiediamo scusa ragazzi se vi istruiamo per pensare ma poi alla fine accettiamo solo chi la pensa come noi, chi non alza la voce, chi si adegua e abbassa la testa. Certo, vi abbiamo ripetuto come un mantra in questi anni trascorsi sui banchi che voi dovrete cambiare il mondo con le vostre energie e le idee più belle. Ma vi abbiamo raccontato una bugia perché in effetti a nessuno che è già comodamente seduto nella sua poltrona va che arriviate a cambiarci le regole sotto il naso. E dunque pensate pure figli cari, ma con moderazione; coltivate pure un guizzo di indipendenza, assaporate il piacere della contestazione, ma poi alla fine dovrete fare quello che abbiamo deciso noi per voi.
Amaramente è così, perché questo è il senso della sospensione. Ne più, né meno.
Eppure, tra le tante voci, c’è anche quella di chi resta dalla vostra parte. Orgogliosi della vostra unicità, del vostro pensiero e del vostro coraggio. Noi sì, noi vi chiediamo scusa davvero e per quanto sarà possibile faremo tutto quanto è nelle nostre forze per restarvi accanto e dare eco a questa ingiustizia.
Nessuna sospensione per Beatrice, Gabriele e Luca!