
Ha fatto tanto parlare la vicenda occorsa nelle scorse ore all’avvocato Hilarry Sedu – consigliere dell’Ordine degli avvocati di Napoli, di colore – presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, al quale un giudice onorario, prima del dibattimento in aula, insistentemente chiedeva dapprima se fosse realmente un avvocato, successivamente se fosse addirittura laureato.

Il fatto, senz’altro spiacevole quanto inopportuno, ha scatenato una vera e propria reazione veemente da parte dei principali social media, ove considerevole parte degli utenti ha espresso senza esitazione sincera solidarietà nei confronti del legale.
Lo stesso Sedu, oggi impegnato in udienza presso il medesimo tribunale, ha ricevuto personalmente le scuse da parte dei magistrati resisi protagonisti dell’esecrabile episodio, che lo stesso avvocato dichiara di voler archiviare quanto prima, purché ne resti un monito per il futuro.
Ciò che colpisce, in realtà, sono i commenti – non pochissimi a dire il vero – di molti utenti del web, per lo piò colleghi dell’avvocato, che hanno espresso una malcelata disapprovazione nei confronti di Sedu e del “polverone” alzatosi per l’episodio incriminato.
Alcuni hanno minimizzato: “non vedo cosa ci sia di strano nel chiedere un tesserino ad un avvocato. A me lo chiedono ogni mattina al varco di ingresso in Tribunale e non denuncio niente a nessuno”. Altri, rincarando la dose: “tutta questa confusione solo perché si tratta di una persona di colore, altrimenti il fatto non sarebbe interessato a nessuno”. E ancora, i più cinici: “giusto o sbagliato, sicuramente l’avvocato si è fatto tanta pubblicità”.
E forse questo è l’aspetto più triste della vicenda che, aldilà delle incomprensioni e dei fraintendimenti che potrebbero esserci stati tra i protagonisti, avrebbe dovuto trovare ferma ed unanime stigmatizzazione da parte del web che, invece, ancora una volta, mostra un preoccupante lato oscuro e cinico.