
Non ho mai chiesto la strada a nessuno, temendo di perdermi.
E nemmeno avevo chiesto di crescere in fretta. Possedevo la tragica incoscienza di vivere che è in ognuno di noi, ma senza il desiderio di scavalcare un giorno, o un mese o un anno.
Mi son trovata adulta all’improvviso e come spesso accade più si matura più ci si lascia vivere prima un sogno incosciente e indifeso e poi ecco crollare uno ad uno tutte le nostre idee sul mondo: risvegliarsi, ecco cos’è. Risvegliarsi da un sonno che ci ha cullati beffardi facendoci illudere di avere le certezze nel sangue ed in cui tutto sembra fin troppo normale e compiuto. Il sogno del mondo fatto su misura per noi, in cui i vecchi son nati vecchi e i bimbi rimarranno sempre tali; in cui il sole splende per tutti sempre e la morte è un’idea che ci sfiora senza fastidio: è la conclusione di una favola lieta, che ci prende un giorno con dolcezza.
Risvegliandoci questo castello di menzogne è osceno.
Nessuno è al posto giusto, il mondo è un vaso riempito a caso da individui eternamente soli, da strade piene di incubi e miseria, da droghe iniettate nei cervelli. E la morte è un orrendo fantasma che spesso ci prende brutale, facendoci urlare o implorare, contorcere in un letto o rotolare per terra, soli.
La favola non è a lieto fine, è crudele.
Qualcuno ha scritto che c’è una stagione per tutto: per vivere, amare, morire; ma non è vero. Non esiste il “Tempo adatto“, né la “Persona adatta“, non vi è niente che sia particolarmente “Adatto“, se non per il motivo molto semplice che siamo noi che adattiamo il tempo alle azioni, credendo così di imprigionarlo.
Guardatevi attorno: c’è chi muore presto, chi tardi; chi ama da sempre e chi non lo farà mai; chi ha imparato ad “Adattarsi” al corpo di una donna, divenendo uno specialista e chi si muove impacciato per frugarle sotto le gonne.
Nonostante questo c’è ancora un mucchio di gente che continua ad illustrare la vita come un libro a puntate e a raccomandare di rispettare i tempi, di aspettare la telefonata a casa a tempo debito o la telefonata altra subito, perché “Non c’è tempo”, ignorando che in tutta questa casualità non ci sono schemi da seguire e da mandare a memoria ma solo attimi da vivere.