
E’ da sempre insita negli esseri umani l’impazienza di crescere, di uscire una volta e per tutte dai panni spesso ingombranti dell’adolescente: altrettanto nota la smania di vivere e di assaporare la vita a grandi sorsi fino ad inebriarsi di essa.
Tutto questo ricorda l’immagine di ragazzini magri e taciturni che cercano spazio nel mondo, contando i mesi e i giorni che li separano dall’età cosiddetta “adulta”, l’ingresso nella realtà dei grandi, l’indipendenza che deriva ad ognuno da questo status, il credere che oramai sappiamo fare da soli e che nessuno può decidere per noi.
L’età della ragione (caro Sartre) non appare mai come ci si aspetta, non ammalia di nessuna luce, non inchioda a nessuna grande verità.
Questa constatazione, questo osservare storie simili nelle loro differenze, rafforza l’antica convinzione che noi umani vogliamo accelerare il tempo quando invece dovremmo andare piano, per goderci le stagioni migliori e cerchiamo pateticamente di rallentarlo quando sarebbe il caso di fare in fretta e siamo oramai alla fine di una vicenda oscura, tormentata e dolorosa chiamata esistenza.
Tale tendenza è parte di noi, è forse un istinto, una specie di volontà di potenza: quella di voler crescere in fretta per affermare noi stessi.
Pensiamo che la vita sia lì ad aspettarci, pronta a stringerci in un caldo abbraccio di madre, a prenderci per mano in una specie di benvenuto gioioso. E’ uno sbaglio, grosso come la nostra presunzione di aver capito il meccanismo che regola il reale.
La vita è ostile, il mondo là fuori è spesso crudele, impietoso ed estraneo e quando ce ne rendiamo conto siamo già dentro la mischia. Scaraventati in un vortice in cui dobbiamo avere tanta forza e pazienza per stare a galla.
Non bisogna avere la pretesa di insegnare qualcosa: l’esperienza è una moneta spendibile da una persona alla volta; ogni individuo è deciso a seguire la sua strada e a fare di testa sua.
Si compiranno delle scelte, giuste o sbagliate che siano, si prenderanno iniziative, si daranno svolte al proprio cammino, si inseguiranno sogni che a volte si vedranno morire.
Molte volte si correggerà il tiro e si avranno rimorsi e rimpianti ma soprattutto si rivendicherà il sacrosanto diritto all’errore.
Sotto una nuvola rassicurante di capelli ci sarà una magnifica donna o un magnifico uomo, pieno di speranze e di aspettative.
Inutile ricordare come gli anni vadano via in un soffio, nei mille palpiti dei cuori complicati ma amorevoli, nell’essere, quando occorre, una sola testa ed un’unica anima.
Bisogna avere cura di se stessi e si potrà farlo solo affidandosi alla propria intelligenza e trovando stimoli per andare avanti. Non mischiandosi alle folle urlanti e spesso stupide, evitando il conformismo intellettuale e modaiolo, non frequentando gli ipocriti e i meschini, i ruffiani e gli arrivisti, i profittatori e gli indifferenti.
Spendendosi solo per giuste cause (sono quasi sempre quelle dalla parte del torto) ma senza mai avere lo spirito del perdente in partenza.
E’ bello pensare che l’insofferenza verso una Società disuguale e violenta possa divenire comune a svariati adolescenti, così come l’avversione a questi tempi orribili che hanno trasformato il mondo in una Bengodi del consumo compulsivo pieno di giocattolini tecnologici per adulti, di cose inutili, di valori ridicoli. Un mondo post tutto, astratto, nel quale i comandamenti non sono più scolpiti su pietra ma nelle coscienze acritiche degli uomini e sono ridotti a tre: produrre, consumare, crepare.
Un’epoca oscena, in cui il mondo circostante è più virtuale che reale, trasformato in un gigantesco spot televisivo, in un contenitore che vomita immagini di ogni tipo, dal malato terminale al serial killer intervistato in esclusiva, dalla luce chiara delle bombe che esplodono in diretta, ai cadaveri messi in fila come sacchi di sabbia. Ogni giorno una messa in scena, coi riflettori puntati ovunque e microfoni che amplificano singhiozzi e sospiri, e qualche risata scema.
E’ lo spettacolo bellezza, lo spettacolo. Tutto è asservito al profitto e all’audience.
Bisogna avere la presunzione di credere che tali ostilità siano di tutti i ragazzi, come pure l’idiosincrasia verso i vigliacchi, i falsi, i baciapile e l’allergia ai salotti buoni o radical-chic, con la gente noiosa, giusta e mediocre (quella dalla parte della ragione).
Non si ha nient’altro da consegnare oltre questi insegnamenti raccolti, solo la propria vita: piena di errori e di incertezze, di scatti, di sogni e di malinconie. Si giunge ad un’età in cui i ricordi superano le speranze ed i rimpianti assalgono più spesso. Ma non ce ne si deve fare un tormento, si deve credere sempre e fino in fondo, durante il proprio percorso, di poter fare qualcosa di buono per migliorare se stessi e il mondo (che grande ambizione) e di essere un buon qualcosa: un buon figlio, un buon marito, un buon genitore. Riservandosi la buona fede e il coraggio di averci sempre provato, senza mai risparmiarsi. Non si hanno certezze e nessuno le possiede. Si sa che moriremo tutti senza conoscere la verità, dal più colto al più ignorante degli uomini. Qualcuno l’avrà solo sfiorata, nessuno catturata.
Spesso manca il cinismo e la cortigianeria, l’integralismo religioso con le sue robuste certezze (o dogmi), il fatalismo, l’amore incondizionato verso un’ideologia politica (che, per certi aspetti, ricorda l’ortodossia cattolica). E’ bello definirsi anarchici della vita e del pensiero, quelli che una volta si chiamavano liberi pensatori. Bello possedere una spiccata tendenza alla malinconia e un grande senso dell’esistenza che mette al primo posto fra i suoi valori.
L’esistenza come dinamicità, come ex sistere “Essere fuori da”.
Un’esistenza senza certezze o consumo è concepibile. Senza dignità mai. Si portano dietro tanti pesi: ricordi, delusioni, amici persi, sogni crollati. Si perdono per strada tante cose, come tutti. Ma sul cammino di chiunque ci sarà un giorno in cui si vorrà che il mondo si fermi a guardare e comincerà una seconda vita.
Siamo frutto di un ventre e di una storia, e siamo quelli che siamo oggi anche grazie a tanti pezzetti di vita del passato. Soltanto quando si è coscienti di questo si va avanti e si guarda al futuro. Evitando l’errore grossolano di cancellare parti di noi stessi, che nel bene o nel male, ci appartengono.
A volte ci si sentirà librare, quasi volando o camminando su una nuvola, eliminando per un attimo, dalla propria vita, brutti pensieri e brutte persone. Ci si sentirà più forti, più coraggiosi ed i macigni si faranno più lievi e più sopportabili.
Leggeri come una carezza, veloci come un soffio di vento, potenti come una verità. Liberi per un momento dal peso del mondo e della propria vita. In alto, indifferenti al flusso delle cose, al grigiore della gente, all’assalto dei ricordi. Ci si troverà in un sogno senza sonno, in uno spazio di cielo ritagliato, su una soffice fetta di cielo. Lontani.
Soli ma felici.