
Lo scorso mercoledì ad Hong Kong sono scoppiate le proteste dei cittadini contro gli emendamenti alla legge sull’estradizione, durante i quali la polizia si è scontrata con i manifestanti. Il capo della polizia di Hong Kong ha caratterizzato gli scontri come “rivolte”, sostenendo che la polizia non aveva altra scelta che usare la forza.
L’ex colonia britannica che vanta una popolazione di poco superiore a 7,4 milioni di persone, ha visto domenica 16 giugno 2 milioni di persone a manifestare a Hong Kong per la seconda volta contro la legge sulle estradizioni in Cina.
Sabato aveva annunciato la governatrice Carrie Lam la sospensione senza termine del dibattito sulla controversa legge sulle estradizioni in Cina esprimendo le sue scuse ai manifestanti e più in generale a tutti i residenti dell’ex colonia britannica per aver causato dispute e contrasti nella società, che hanno generato tristezza e disappunto in molte persone, secondo quanto si legge in un comunicato diffuso dal governo.

La proposta di emendamento, in discussione da maggio nell’ organismo legislativo di Hong Kong, intendeva creare un meccanismo di estradizione basato su un approccio caso per caso per le richieste di estradizione verso Paesi che non rientrano nei trattati di estradizione esistenti, Cina continentale, Taiwan e Macao incluse. Attualmente, la legge di Hong Kong nota come “Fugitive Offenders Ordinance” permette alle autorità dell’isola di consegnare i criminali o i raminghi ad altre giurisdizioni solo tramite approvazione dell’organismo legislativo. L’emendamento in discussione avrebbe rimosso questa necessità di esamina da parte del potere legislativo e avrebbe lasciato il potere decisionale in mano al governatore.
Tuttavia gli oppositori del disegno di legge sono tornati a protestare chiedendo la revoca completa della discussione della legge, oltre le scuse della governatrice Carrie Lam. Alcuni dimostranti vorrebbero le sue dimissioni.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump discuterà delle proteste di massa a Hong Kong con il suo omologo cinese Xi Jinping al prossimo vertice del G20 in Giappone. Lo ha dichiarato il segretario di Stato Mike Pompeo.