

Per cinque anni il torneo più strano del mondo parlerà italiano. E’ ufficiale, ed è una bella notizia: sbaragliando concorrenti di tutto rispetto (tra le altre, Tokyo, Singapore e Manchester), Torino è stata scelta dall’ATP, l’Associazione mondiale dei Tennisti Professionisti, per ospitare il torneo dei Maestri.
La competizione a metà novembre chiude l’anno tennistico che può essere disputato solo dai più forti, cioè da coloro che occupano i primi otto posti della classifica mondiale. Si tratta del quinto torneo più importante dell’anno, secondo per punteggio assegnato, montepremi e qualità dei partecipanti solo ai quattro tornei del Grande Slam.
Disputato per la prima volta a Tokyo nel 1970, il torneo nei suoi 48 anni di storia ha girato il mondo, essendo stato disputato in 16 città in Europa, America del Nord ed Asia; il record di edizioni spetta a New York, che lo ha ospitato ininterrottamente per 13 edizioni dal 1977 al 1989, mentre dal 2009, ed ancora fino all’edizione del 2020, è stato e sarà ospitato a Londra.
Ma la vera stranezza del torneo, ed insieme la caratteristica di maggiore fascino, è la sua formula, da sempre unica in tutto il panorama del tennis professionistico; nella prima fase del torneo, infatti, gli otto partecipanti sono suddivisi in due gironi che vengono disputati con formula “calcistica”: ogni giocatore gioca contro gli altri tre del suo girone, vedendosi assegnare un punto in caso di vittoria e nessun punto in caso di sconfitta (ovviamente, il pareggio non è contemplato). Passano il turno i primi due di ogni girone, che si affrontano in due semifinali incrociate ad eliminazione diretta. Per questa ragione, non solo questo è l’unico torneo che può essere vinto anche da un tennista che ha perso un incontro ma, altra pecularietà assoluta, può capitare (ed è capitato) che due tennisti si incontrino due volte nell’ambito dello stesso torneo.
Per questa sua peculiare caratteristica, il torneo da tutti conosciuto come Masters (e la cui denominazione ufficiale, cambiata spesso negli anni, attualmente è la meno efficace “ATP Finals”) è sempre stata la croce e la delizia non solo dei puristi del gioco, ma anche degli stessi campioni, disabituati all’idea di poter continuare il torneo anche dopo aver subito una sconfitta; ciò nonostante, tutti gli immortali hanno messo la loro firma nel palmares, dal solito Federer, che detiene il record di vittorie con sei affermazioni, ai vari Djokovich, Lendel, Becker, McEnroe, Sampras, Borg eccetera. Complice il fatto che la superficie su cui si gioca il torneo è da sempre quella veloce, manca nell’albo d’oro il nome di Rafa Nadal, ma il campione di Manacor ha certamente ancora qualche anno per rifarsi, e non è detto che questo non avvenga proprio a Torino nel prossimo futuro; in ogni caso, per i prossimi anni il grande tennis parlerà italiano.