
Le autorità archeologiche siriane, che hanno salvato circa 300.000 reperti conservati nei musei provinciali da Raqqa a Deir ez Zor, da Hama ad Aleppo hanno deciso di riaprire al pubblico il Museo Nazionale di Damasco che era stato chiuso nel 2012 riportando nella sede originaria un primo ampio numero di oggetti esposti soprattutto di età romana imperiale.
La riapertura è un segnale importante di avvio della riconciliazione nazionale perchè la cultura ha il suo fondamento nel dialogo e il dialogo è sinonimo di pace.
Il Museo Nazionale di Damasco è tra i maggiori musei d’oriente rappresentante di millenari tesori siriani.
Il palazzo del Museo fu progettato negli anni trenta del secolo scorso per ospitare i reperti di scavi derivanti dai ritrovamenti delle missioni perlopiù francesi sul Mediterraneo e sull’ Eufrate dove nacque la cultura dell’ antico oriente e dove vi erano centri prestigiosi romani come Palmira.
Il Museo di Damasco ha poi conosciuto negli ultimi trenta anni del Novecento e nella prima decade del nostro secolo un forte ampliamento delle sue collezioni per il notevolissimo incremento delle attività archeologiche.
Le scoperte di Ebla , di Quatna della stessa Aleppo, di Urkish hanno apportato un grande contributo e scosso gli studiosi su nuove frontiere e problematiche di carattere storico culturale.
Quando dopo lo scoppio della crisi politica con la conseguente guerra civile nell 2012 i responsabili della direzione delle antichità di Damasco furono indotti a chiudere il museo per porre al sicuro i suoi tesori erano i tempi più cupi e bui per il patrimonio culturale damasceno e la città più colpita fu proprio Palmira, martire delle barbarie dell Isis.
Ma oggi via via che il terrorismo sta scomparendo e la Siria si avvia ad un processo di pacificazione nazionale anche la cultura sta rifiorendo e si sta riaffermando come punto cardine di un paese ricco di storia e di tesori antichi e preziosi