
Si spegne a ottantotto il regista italiano Vittorio Taviani, malato da tempo. Insieme al fratello minore, Paolo Taviani, ha firmato capolavori del cinema nostrano come Padre Padrone ( Palma D’oro a Cannes nel ’77) e Cesare deve morire
(Orso d’oro a Berlino). Per volontà della famiglia non ci saranno camera ardente né funerali, poiché avverrà la cremazione in forma strettamente privata.
Vittorio Taviani era nato a San Miniato, in provincia di Pisa nel 1929 da una famiglia di avvocati, ma nonostante gli studi in legge, aveva deciso di abbandonare la carriera per il cinema insieme al fratello Paolo.
La carriera dei fratelli Taviani inizia con film che hanno come protagonista le lotte socialiste come “un uomo da bruciare” del 1962, liberamente ispirato al sindacalista socialista Salvatore Carnevale, ucciso per aver difeso i diritti dei braccianti agricoli. Nel 1967 “ i Sovversivi” racconta la crisi individuale di alcuni militanti del partito comunista, che accorrono a Roma per assistere ai funerali di Palmiro Togliatti, presentato in concorso alla 32esima mostra del cinema di Venezia. La tematica della rivoluzione continua con “San Michele aveva un gallo “ del 1972, adattamento del racconto di Tolstoj il divino e l’umano, con grande apprezzamento della critica. È del 1977 il grande successo con il Padre padrone che vince la Palma D’oro al festival di Cannes che racconta la lotta di un pastore sardo contro le regole del suo universo patriarcale. Altri adattamenti nel 1984 Kaos tratto dalle novelle per un anno di Pirandello e ancora Le affinità elettive di Goethe, Resurrezione nel 2001, riuscita rilettura dell’opera dell’amatissimo Tolstoj.
Nel 2012 Cesare deve morire vince l’Orso d’oro al festival di Berlino, e due David di Donatello per miglior film e miglior regia. La peculiarità del film è che è stato girato all’interno del carcere di Rebibbia, dove gli attori sono gli stessi detenuti che recitano Shakespeare.