
Il CIO (Comitato Internazionale Olimpionico) al termine del “Summit” ha proclamato gli eventi competitivi videoludici come attività sportive a tutti gli effetti.
Gli eSports sono in forte crescita, in particolare fra i giovani dei vari paesi. Ciò può essere il trampolino di lancio per un coinvolgimento olimpionico ,infatti i giocatori coinvolti affrontano una preparazione paragonabile a quella degli atleti delle discipline tradizionali.
Va ricordato che i videogiochi di tipo sportivo saranno sport dimostrativo ai Giochi Asiatici in Indonesia 2018 e saranno una disciplina a pieno titolo nei Giochi Asiatici del 2022 in Cina.Di un loro ipotetico futuro alle Olimpiadi avevano parlato gli organizzatori delle olimpiadi in Francia nel 2024 prima dell’assegnazione ufficiale di questa edizione dei Giochi, che poi la capitale francese ha ottenuto. Gli eSports hanno già ora un significativo numero di giocatori professionisti con squadre che competono per i premi con pubblico numeroso (virtuale, ma anche reale). Il settore genera entrate che si prevede saranno prossime a un miliardo di dollari americani entro il 2018, con un pubblico mondiale di quasi 500 milioni di spettatori.
Se ci fermassimo alla definizione degli sport come mera attività fisica, coloro che se ne lamentano potrebbero anche avere ragione. Tra le discipline che il CIO negli anni ha riconosciuto come sportive però troviamo anche attività che richiedono uno sforzo prettamente mentale come gli scacchi e il bridge, quindi perché le “discipline elettroniche”, che oltre all’aspetto mentale richiedono anche una buona dose di riflessi e coordinamento motorio per eseguire le azioni corrette nel più breve tempo possibile, non dovrebbero avere il medesimo riconoscimento?
Un errore comune è reputare sullo stesso livello l’attività dei “pro-player” e quella di chi gioca ai videogame come passatempo: mettereste sullo stesso livello Lionel Messi in Champions League e un bimbo che gioca al parco solo perché entrambi usano un pallone?