
Una duplice storia quella in scena dal 14 al 26 marzo al Teatro Bellini di Napoli. L’adattamento di Vitalino Trevisan per la regia di Gabriele Russo di “Il giocatore” porta sul palco parallelamente la storia di Dostoevskij che pressato dai debiti di gioco si trovò costretto dal suo editore a scrivere l’opera in soli ventinove giorni, pena la perdita dei diritti su tutte le sue opere, a cui si affianca la storia Aleksej Ivànovic, il protagonista del romanzo, immerso in un mondo popolato da personaggi le cui vite sono scandite dallo girare della roulette.
A fare da trait d’union tra lo scrittore e il protagonista è Daniele Russo, interprete acrobata che repentinamente passa dai panni dell’uno ai panni dell’altro. A separare la narrazione dal narratore, un velo calato dall’alto dietro il quale si compie lo sventurato destino di Ivànovic, precettore in Germania di una famiglia russa caduta in disgrazia, consumato dall’amore per Polina (Camilla Semino Favro) e sull’orlo dell’abisso della ludopatia.
Felicità effimera che ha la durata di un giro di carte quella del girone infernale in cui vivono il Generale (Marcello Romolo) patrigno di Polina sommerso dai debiti verso il Marchese Des Grieux (Sebastiano Gavasso), innamorato e ricambiato dalla figliastra del suo debitore che a sua volta rincorre la cocotte Blanche (Martina Galletta) e attende con ansia la morte della ricca Baboulinka per poter sposare la provocante francesina.
Paola Sambo è consapevole di cosa fare del personaggio dell’anziana dispotica e offre una prova interessante che a tratti ricorda quella di Bette Davis nel celeberrimo film “Lo scopone scientifico”. Attorno a questo nucleo stravagante, gravita Mr. Astley (Allfredo Angelici), ricco inglese innamorato di Polina e Alessio Piazza, uno sfavillante croupier che incarna l’imprevedibilità della fortuna che salva e condanna le vite degli uomini che giocano al suo tavolo.
Uno spettacolo di oltre due ore che presenta numerosi punti deboli – soprattutto nel secondo atto – che avrebbe decisamente trovato maggior stabilità nella sottrazione di materiale narrativo, invece che nell’aggiunta.
Colpiscono i costumi di Chiara Aversano e le scene di Roberto Crea.
Quest’opera è la terza tappa della Trilogia della libertà, cioè dei tre spettacoli prodotti dalla Findazione Teatro di Napoli- Teatro Bellini che comprende “Arancia Meccanica” per la regia di Gabriele Russo e “Qualcuno volò sul nido del cuculo” diretto da Alessandro Gassman.