
Il problema del “femminicidio” è purtroppo sempre presente nel nostro Paese, numeri eclatanti che fanno davvero paura. Nel 2014 i casi sono stati ben 152, un numero che non accenna a scendere, se non di poco, visto che in totale, nel 2015, i casi registrati erano stati 128. Ma il 2016 non è da meno sono tantissime le donne vittime di violenze da parte di uomini, mariti, conviventi, figli, e malviventi per vari interessi. Ogni anno si tiene la “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”, ma nonostante questo e tutti gli appelli che vengono lanciati da parte del governo, delle associazioni e di molti personaggi pubblici, la morte per “femminicidio” resta drammaticamente presente nella vita degli italiani.
Nel corso degli ultimi 10 anni si sono registrati 1740 uccisioni di donne, da parte di mariti, fidanzati, amanti, ex conviventi; la casistica delle motivazioni, secondo una ricerca che è stata condotta dall’Eures, va dalle motivazioni passionali, gelosia, alle liti domestiche, talvolta anche per futili motivi. Nella stragrande maggioranza dei casi l’arma usata dal killer per uccidere è stata un coltello, ma sono state usate anche le armi da fuoco, ed in diversi casi c’è stato strangolamento o soffocamento. Alcuni dei killer, dopo il “femminicidio”, hanno scelto di togliersi la vita, ed in molti casi l’uccisione è stata preceduta da minacce, pedinamenti e stalking, con diversi casi in cui, nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, gli uomini hanno continuato a molestare le vittime, per poi ucciderle.
Ogni giorno casi nuovi, nuovi nomi, nuovi volti, vittime di rapinatori, di uomini cattivi, violenti e stupratori. I nomi però sono molti, e le storie tristi, di donne, mamme, ragazze e anziane, morte per mano di coloro che amavano e di cui si fidavano, vite ormai perdute e divenute protagoniste inconsapevoli di storie di “femminicidio”.