
La risposta è arrivata: il Napoli c’è. Se qualcuno temeva, dopo la batosta di Udine, che il gruppo azzurro si fosse disunito, può stare tranquillo. Un Napoli autoritario, padrone del gioco, letale e cinico al punto giusto ha saputo “domare” un Verona, sì falcidiato dalle assenze, ma pur sempre ostico. La reazione partenopea trova il suo “minimo comune multiplo”, nella prestazione di un ragazzo, spesso in penombra in questa stagione: Manolo Gabbiadini.
Il centravanti bergamasco, pur avendo solo 23 anni, costituisce un vero e proprio esempio da seguire: mai una parola fuori posto, mai una dichiarazione contro l’allenatore, a causa dello scarso minutaggio, mai un atteggiamento superficiale, mai una polemica. Indubbiamente la stagione di Manolo non è stata facile: tra panchine e scelte tecniche, Gabbiadini ha dovuto “accettare” una realtà che non lo vedeva recitare in primo piano, con la conseguente esclusione dalla lista dei convocati, del ct della nazionale, Antonio Conte. Ma come spesso accade nel calcio, bisogna farsi trovare pronti al momento giusto. Così, nel periodo più difficile della stagione azzurra, Gabbiadini si è caricato la squadra sulle spalle, non facendo rimpiangere l’assenza del marziano Gonzalo Higuain.
Cosa si potrebbe chiedere di più ad un ragazzo, che mette in campo, tutte le proprie risorse, che antepone al proprio bene, l’interesse della squadra e che si allena in modo esemplare? La standing ovation del San Paolo ne è la ricompensa. Chapeau Manolo!