
Tradizione e modernità: un binomio perfetto andato in scena al teatro Politeama di Napoli con la commedia “Tre pecore viziose” di Eduardo Scarpetta. È il nuovo progetto, davvero geniale, del regista Marco Kretmer (pseudonimo di Gigi Savoia) nonché componente principale della neonata “Compagnia Stabile di tradizione” che ha debuttato il 25 dicembre e in scena fino al 6 gennaio.
La compagnia ha l’intento di portare in scena diverse commedie classiche per dare spazio e possibilità di esibirsi anche ai più giovani attori emergenti e soprattutto di far conoscere al pubblico di ogni età i grandi classici del teatro napoletano famoso in tutto il mondo. La commedia, rispecchia la tradizione, ma si sviluppa attraverso più personaggi più o meno bizzarri e tra battute e sketch divertenti. Gran parte di queste sono state aggiunte al testo originale della commedia per renderlo moderno ed originale. Il pubblico ha gradito non poco le novità apportate partecipando con fragorose risate. In effetti, da ridere, ce n’era davvero parecchio e soprattutto ce n’è sempre bisogno.
Se si pensa all’urlo a squarciagola della signora Beatrice,(Graziella Marina) a cui spesso ricorre per calmarsi, ai canti lirici del fratello Camillo(FrancescoRuotolo) che abbina ad ogni situazione cantando con grande enfasi e suggerendo al genero Fortunato(Pippo Cangiano) i continui doppi sensi e giochi di parole, passando poi per le storie surreali che s’inventa quest’ultimo per giustificare i suoi continui ritardi puntualmente non creduti dalla moglie(Viviana Cangiano).E come non citare l’effeminato aiutante della modista Mariuccia( Anna D’Auria): il barese Osvaldino (Carmine Iannone). Il suo dialetto abbinato a movimenti sinuosi del corpo e agli atteggiamenti coloriti ne fanno un personaggio dal fortissimo trasporto ironico sul pubblico.
Personaggi goffi e imbranati dunque, ma al tempo stesso, esilaranti che s’inseriscono nella trama della commedia rendendola alquanto godibile e soprattutto divertentissima. I temi di fondo sono la fame, (cosa non si fa per poter mangiare) la dignità e le scappatelle extraconiugali. Temi non certo piacevoli, ma il ricorso alla sdrammatizzazione tipica del popolo napoletano trova la massima espressione nei protagonisti della commedia come tanti “pazzarielli” in giro per i quartieri a regalare sorrisi.
La signora Beatrice è una donna dal forte potere economico che mantiene tutta la famiglia e per tanto si permette di comandare e di avere autorità decisionale su ogni minima questione riguardante i componenti della stessa. È la classica donna dal dente avvelenato pronta sempre ad aggredire tutti alla minima occasione.
I tre uomini, appunto le tre pecore viziose, continuano a soggiogare al potere della donna.
Si tratta di tre scansafatiche, di cui Fortunato è il marito , Camillo il fratello e Felice Sciosciammocca(Gigi Savoia) il nipote. Dei tre solo Camillo non è sposato, in quanto vedovo. Quest’ultimo si dovrebbe preoccupare di amministrare i beni della signora Beatrice. Tutti e tre cercano relazioni extraconiugali con giovani donne alle quali fanno credere di essere scapoli e di avere intenzioni serie. La commedia si apre con la giovane Concettina , (nipote di Beatrice) che manda baci al suo fidanzato, ma la zia” velonosa” Beatrice interviene anche sui sentimenti di Concettina . Donna Beatrice, detta “la suprema corte” , ebbene si dovrà decidere il futuro marito della nipote dopo un’attenta analisi della condizione economica del giovane Enrico, il quale può disporre di una buona rendita e anche di uno zio ricco , che alla sua morte lascerà tutto a lui in eredità.
Le tre modiste( Anna D’auria, Chiara Mazza,Antonella Prisco) aspettano i mascalzoni per il pranzo convinte della loro serietà.
Il tutto sembra reggere, ma le bugie hanno le gambe corte e Beatrice viene a sapere la verità grazie a una lettera anonima inviata da Enrico(Raffaele Milite), il quale viene a conoscenza di tutto da una delle tre modiste.La presenza ,infine del guappo Ciccio, (Rosario Sannino), con il suo linguaggio colorito tipico dei guappi napoletani che ripetono spesso :” nu me ne fott proprio”.
La commedia culmina nel processo finale di cui è giudice ovviamente la signora Beatrice. Ognuno dei tre porta la sua versione. Ma la signora Beatrice diviene la cara e buona farsa napoletana ravvedendosi e perdonando tutti . Si pace fatta, con le polpette del servo Biase( Gerardo Considerato). E se le favole terminano con il classico: “e vissero tutti felici e contenti”, a Napoli si conclude con la citazione gastronomica : “a taralluccio e vino”.
Da venerdì 25 dicembre a mercoledì 6 gennaio, si ride al Politeama con “Tre pecore viziose” di Eduardo Scarpetta.
In scena Gigi Savoia, Graziella Marina, Pippo Cangiano, Francesco Ruotolo e la Compagnia Stabile di Tradizione (Valeria Ariota, Gerardo Considerato, Viviana Cangiano, Raffaele Milite, Carmine Iannone, Antonella Prisco, Anna D’Auria, Chiara Mazza, Rosario Sannino). Musiche di Alessandro Tumolillo. Costumi di Fortuna Di Domenico. Scene di Giuseppe Zarbo. Regia di Marco Kretzmer.
DATE E ORARI
Venerdì 25 dicembre ore 21
Sabato 26 dicembre ore 21
Domenica 27 dicembre ore 18
Venerdì 1 gennaio ore 21
Sabato 2 gennaio ore 21
Domenica 3 gennaio ore 18
Mercoledì 6 gennaio ore 18
PER INFO
333 81 48 647 – stabiletradizione@gmail.com
BIGLIETTI
Presso il botteghino del teatro Augusteo in P.tta duca d’Aosta 263 (aperto dalle 10,30 alle 19,30; domenica 10,30-13,30)