
La notizia del possibile slittamento della data delle elezioni regionali al 31 maggio è abbastanza inaspettata. Dopo che le stesse dovevano tenersi a marzo come scadenza naturale, poi a maggio con un “Election day” da concordare e ora rinviate al 31 maggio per via di un altro discorso. Innanzitutto, il fatto di far votare 7 regioni (Campania, Umbria, Marche, Toscana, Puglia, Liguria e Veneto) e più di mille comuni (tra cui Venezia, Bolzano e Arezzo) fa risparmiare all’incirca 100 milioni di euro. E invece a quale esigenza corrisponde un altro slittamento? Avere il tempo di definire le coalizioni? Aspettare la Corte Costituzionale che si esprime sulla Legge Severino? Ma poi, dal punto di vista tecnico è possibile? Il motivo sarebbe per una questione religiosa, ovvero, perchè nel caso che le elezioni si tenessero il 10 maggio, l’eventuale ballottaggio si avrebbe dopo quattoridici giorni, il giorno 24 maggio, giorno della pasqua ebraica. Dunque arriva lo spostamento ma in ogni caso si attende un decreto che dovrebbe andare la prossima settimana in Consiglio dei Ministri.
La notizia arriva dopo il risultato delle primarie che ha palesato il vantaggio di sostenitori a favore di De Luca. I candidati, arrivati a questo punto, ci sono e sono da un lato De Luca e dall’altro Caldoro. Ma stiamo parlando delle elezioni del 2010? No. É proprio così, non sembra che siano passati ben cinque anni in Campania.
Innanzitutto sulle candidature: quello che la logica vorrebbe è che queste fossero il frutto o di un metodo che individua innanzitutto negli elettori i principali soggetti che scelgono una candidatura (il metodo del movimento 5 stelle) o di un percorso all’inizio del quale ci sono delle coalizioni certe e che dal dibattito e dalla dialettica delle forze in gioco nascesse una proposta e dunque una rosa di candidati (metodo dei partiti tradizionali). C’ è anche da dire che oggi i partiti guardano più alla pancia dell’elettorato che alla testa.
La candidatura di De Luca è stata osteggiata soprattutto dall’interno del suo schieramento e la storia delle primarie ha confermato un’incertezza forte del partito che è stata certificata dai continui rinvii, vuoi per il rischio, da una parte, legato allo svolgimento delle primarie ma vuoi anche per l’andamento ondivago dei vertici del PD rispetto alla scelta dei candidati. De Luca nella fattispecie ha intrapreso un cammino indipendente rispetto ai veti del partito e questa caparbietà alla fine lo ha premiato per quello che è l’esito delle primarie. Il dato di fatto che rimane da osservare è che in Campania per la svolta renziana che punta allo svecchiamento della classe dirigente i tempi non sono ancora maturi.
Il candidato PD potrebbe contare su Psi, Verdi, Centro democratico, Repubblicani, Idv e Campania in Rete, mentre Scelta Civica, stando alle parole del segretario nazionale Zanetti, non sostiene il nome di De Luca.
Dall’altro lato c’è Caldoro che forte dei risultati positivi ottenuti durante il suo mandato (il ripianamento del debito sanitario per es.) pone innanzitutto la questione delle macroregioni la cui costituzione, a suo modo di vedere, sarebbe un passaggio fondamentale per superare le criticità che si sono evidenziate negli ultimi anni, caratterizzati dal fallimento dell’attuale assetto delle amministrazioni. In secondo luogo, pone il problema della coalizione (Caldoro vorrebbe l’appoggio della stessa coalizione che lo ha sostenuto durante il suo mandato) perchè NCD, aldilà degli apprezzamenti fatti da Alfano sul lavoro svolto in questi anni in Campania non ha ancora espresso la posizione su chi appoggeranno alle prossime elezioni, ed è tutt’ora possibile un’alleanza con il PD, in continuità con il governo nazionale.
Il Movimento 5 stelle candida Valeria Ciarambino, scelta col metodo del movimento e che lancia la sua campagna con argomenti come l’abolizione totale del ticket sanitario, trasporti gratuiti per studenti e universitari, l’abolizione dei costi e degli sprechi della politica per investire sul turismo e sulla valorizzazione del patrimonio del territorio campano e il supporto allo sviluppo delle PMI e alle start up dei giovani.
I candidati ci sono ma adesso bisogna vedere quali maggioranze possono garantire gli equilibri.