
Sono passate meno di ventiquattrore dalla messa in onda del fan movie “Vittima degli Eventi”, liberamente ispirato a Dylan Dog, e le visualizzazioni sono già più di sessantatamila. Il medio metraggio è uscito ieri, 2 novembre, alle 21:00 sul canale youtube “thejackal” e si tratta di un film NO-PROFIT della durata di poco più di 40 minuti, creato da Claudio Di Biagio, con soggetto e sceneggiatura di Luca Vecchi, grazie al contributo degli utenti di Internet. Non stiamo certo a parlare di neorealismo o trilogia esistenziale che tanto hanno fatto dell’Italia il paese egemone nel mondo della settima arte negli anni passati, però qualcosa si muove, qualcosa sta cambiando e aumenta finalmente la consapevolezza di non doversi più subire ciarlatanate imposte (la lista sarebbe a tratti inesauribile). Oggi il pubblico sa cosa vuole e soprattutto chi prima è stato pubblico o lettore, e ora si ritrova nel mondo del cinema, sa come accontentare il mondo di delusi della disfatta cinematografica italiana.
Questo è Dylan Dog – vittima degli eventi: un manifesto culturale, che non fa altro che ricordarci che il mondo è cambiato, sono cambiati i gusti, i canali di comunicazione, i modi di produrre, e che francamente la scusa dei produttori e dei finanziatori del “non so se il prodotto venderà”, che altro non fanno che ricorrere sempre alle solite facce svampite, è messa seriamene in discussione. Con Dylan dog c’era una sola cosa da fare: ricreare fedelmente i personaggi del fumetto, il pubblico non voleva sorprese, le storie sono già piene di sorprese. Il pubblico desiderava la sfumatura di Dylan in un altro campo artistico e così è stato. Sono tantissime le domande da porsi, ad esempio, perché mai nessuno in 27 anni ha creato un film su un soggetto così finemente costruito? Perché ci ha speculato la produzione cinematografica americana prendendo il nome di un personaggio famosissimo per farci poi un film più che mediocre che non aveva nulla a che fare con il personaggio in se? Perché la Bonelli non ha ceduto i diritti ai 5 favolosi e valorosi ragazzi che hanno finalmente appagato la fame dei tanti fan che aspettavano la proiezione di Dylan, di Groucho e dell’ispettore Bloch in pixel di carne e ossa, di voci e percezioni? Buona la fotografia, la cura dei dettagli nelle scenografie e la ricostruzione della ritualità dei personaggi, pur se a volte quest’ultima interrompe la fluidità del cambio scena del film.
Il film in sé ha però lasciato qualche dubbio. Giusta e appezzabile l’idea dell’ambientazione romana, però Dyland Dog è L’Old Boy di Londra e il suo studio è in Craven Road 7, e non sul Tevere, quindi il film poteva portare l’indagatore dell’incubo a Roma, in trasferta, per risolvere il caso. Dylan Dog, più volte nel film, pronuncia questa frase: “Non sopporto la superficialità nell’esposizione”. Tranne casi come quello sopra riportato e tenendo presente che il film è stato realizzato con poco più di 30000 mila euro, e che nessuno ha avuto compensi, non ci sono note negative per il primo grande esperimento dei giovanissimi Di Biagio e Vecchi, film da vedere o meglio, c’è da sperare che sia la prima puntata di una serie televisiva che si presenta davvero molto interessante.