
Mentre Genova e i suoi abitanti cercano di rimettersi in piedi dopo il violento alluvione che ha colpito la città ligure nei giorni scorsi, il primo cittadino pensa a saziare il suo palato. Sabato sera, riporta La Stampa, il primo cittadino del Pd Marco Doria si è seduto con la famiglia al tavolo di un ristorante di Courmayer ma è stato contestato da un cliente che lo ha riconosciuto e lo ha rimproverato di essere lì “mentre Genova soffre“. Doria non ha risposto ma la moglie non è riuscita a stare zitta: “Si vergogni lei, io porto i miei figli dove voglio”. Ma il contestatore ha ribattuto: “Lei sì ma non il sindaco di Genova”. Ma questo non è un episodio isolato, infatti a quanto sembra venerdì 9 ottobre, per esempio, mentre Genova veniva sommersa dal fango Doria era al teatro Carlo Felice per l’apertura della stagione lirica.
Insomma sembra proprio che ognuno reagisca alle emergenza in modo piuttosto “singolare”, per non dire altro. Ma mentre il sindaco si addentrava nei piaceri della mondanità, standosene comodamente all’asciutto, i media nazionali si affannavano a mandare in onda annunci di reclutamento di volontari e di braccia forti, pronte a spalare fango, c’era chi ha ben pensato di prendere sul serio la richiesta d’aiuto. Sono i ragazzi di “Sii Turista della tua città”, la generazione della Rivoluzione Culturale Partenopea che difende e valorizza il patrimonio storico e culturale della città di Napoli.
Ma siccome questi sono valori universali in cui credere, i ragazzi non si erano tirati indietro all’idea di aiutare i connazionali genovesi ma quando hanno avanzato richiesta di partecipare agli aiuti, si sono trovati davanti un “no” secco. Luca De Martino, promotore dell’iniziativa, spiega che Franco Ravera, responsabile della segreteria della protezione civile di Genova, ha risposto dicendo: “E’ inutile che salite non ci servono volontari, se volete essere utili mandate fondi e materiali”. A quanto pare gli aiuti in loco non erano graditi e quello che ha lasciato l’amaro in bocca ai giovani partenopei è stata la totale mancanza di apertura al dialogo o quanto meno un cenno di apprezzamento per il nobile gesto. A quanto pare più che di una mano in più quello che le istituzioni politiche chiedono è il cosiddetto “obolo” monetario, ed in questi casi bisogna solo fare un atto di estrema fiducia e sperare che la donazione sia davvero destinata alla ricostruzione delle “case” e non alle “casse” degli uffici politici.