
Viviamo in un’epoca in cui “avere un lavoro” è considerato come un colpo accidentale di fortuna e non uno stato meritevole. Diversi giovani si trovano a fronteggiare lunghi periodi senza percepire retribuzione, non avendo la “fortuna”, o per meglio dire la possibilità, di lavorare. Ma a fare da collocamento per nuovi posti di lavoro ci pensa il web. Stando ad una statistica condotta sulla nostra nazione, si è arrivati alla conoscenza che, attraverso Internet, il 66% degli italiani cerca ogni giorno un’occupazione lavorativa, il 48% va alla ricerca di idee completamente nuove alle quali aggrapparsi per creare un’innovazione, il 47% cerca di trovare un nuovo lavoro per sostituire quello attuale e il 40% cerca contatti professionali con cui associarsi per avviare una nuova società. Come commenta Giulio Xahet, il direttore di Web Media Accademy, dalla sua nascita fino ad oggi, il contributo di Internet al mercato del lavoro mantiene un risultato positivo con oltre 320 mila posizioni lavorative generate. Praticamente circa 2 posti creati per ogni posto eliminato. E la nuova generazione, quella del web 2.0, si appresta a creare nuove e importanti occasioni di lavoro. Xahet, esperto nel campo delle comunicazioni e dei nuovi media, ha pubblicato un testo: “Le nuove professioni del web” nel quale prospetta la nascita di migliaia di nuovi posti di lavoro legati al web e ci descrive alcuni dei quali già sono operativi.
Tra cui c’è Il Community Manager che rappresenta la figura dedita alla gestione di una comunità di appassionati della rete. La sua capacità deve essere quella di rispondere alle domande che gli vengono poste in modo rapido e consistente, muovendosi con destrezza in situazioni di crisi, trasformando i rischi in opportunità. Di solito a ricoprire questa posizione sono persone che hanno studiato psicologia o filosofia. Il SEO (Search Engine Optimizer) il cui ruolo è quello ottimizzare la visibilità di un sito, un blog, una community e di qualsiasi altro progetto online che ha a che fare con i motori di ricerca, in particolar modo con Google, e lo fa ricercando e inserendo parole chiavi, o meglio definite col termine tag, che permettono una maggiore indicizzazione del sito ricercato dall’utente.
Il Digital Advertiser che si occupa di promuovere la visibilità, utilizzando non direttamente siti o blog, ma campagne pubblicitarie e strumenti simili che vengono poi visualizzati attraverso siti e blog. Il Web Analyst che deve monitorare tutti i movimenti inerenti alla pagina di suo interesse: quanti utenti sono passati sul sito in quel mese? Da dove provengono? Quali azioni hanno compiuto prima di lasciare la pagina? Quale pagina del sito hanno visitato? Ecc… Il suo talento sta nel leggere e interpretare i dati di navigazione.
E poi vi è la figura del Digital PR. A differenza del tradizionale PR che si relaziona con figure di riferimento del proprio settore di competenza in modalità offline, il Digital PR lavora solo ed esclusivamente sul fronte digitale, in modalità online, tenendo contatti con community manager, blogger e giornalisti. E se fino a poco fa l’acronimo di PR stava ad intendere solo Public Relations, oggi si ha una ridefinizione di tale paradigma, dove almeno nel settore digitale, sta a significare People Relations.
Concludendo possiamo anche affermare, non senza azzardo, che la nascita di Internet e la sua continua evoluzione può essere quell’abbagliante luce di speranza in fondo al buio del tunnel dell’incombente disoccupazione.