
Eppure siamo un Paese di vecchietti. Eppure gli anziani sono il nostro welfare familiare integrativo e spesso sostitutivo, eppure gli anziani sono gli iscritti più numerosi ai sindacati, eppure gli anziani sono i contribuenti più costanti, eppure da noi vige la gerontocrazia, eppure di vecchi che leggono romanzi d’amore sono pieni i nostri treni, eppure la dieta mediterranea fa campare cent’anni, eppure il nostro presidente ha cent’anni o giù di lì…
Tante avversative che possiamo trovare non riescono a spiegare l’
incapacità del nostro sistema sanitario (e quindi politico)
di garantire cure e conforto degni ai sette milioni di cittadini che vivono con pensioni minime. Senza dimenticare gli altri diversi milioni che vivono con pensioni poco più che minime. Il
Censis già ha detto qualche tempo fa che più o meno nove milioni sarebbero gli italiani che da un pezzo hanno rinunciato a curarsi scientificamente e che praticano la regola del “come facevano gli antichi”, cioè aspettare che il male del cristiano passi o che passi proprio il cristiano (a miglior vita).[divider]

Dopo il Censis arriva adesso un dossier della Confesercenti intitolato “
Nonni in fuga”, che già nella premessa premette “
Spese sanitarie troppo care per gli over 65, gli anziani scelgono il low cost”. Come fosse una vacanza di piacere. E invece è la triste necessità di chi cerca mete altre ed esotiche per curarsi gli acciacchi o i malesseri di stagione. “Fipac Confesercenti si propone con questo dossier di sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità sanitarie e di governo sul problema della povertà sanitaria”. Trattasi in verità di povertà già nota e rivelata sia all’opinione pubblica che ai nostri governanti della salute e della democrazia, buona soprattutto in giorni di politica politicante come questi prossimi alle elezioni. Recentemente il più vecchio e assistito di tutti,
Silvio l’affidato, conosciuta la realtà dei “nonni in fuga” lui baluardo semmai dei “nonni in figa”,
ha promesso di portare le pensioni minime a mille euro in caso di vittoria elettorale.
Non sappiamo se l’Alzheimer dei suoi nuovi amici settimanali abbia contagiato anche Silvio, visto che le elezioni per le quali era in tv a cazzeggiare di mille euro sarebbero quelle europee, non quelle nazionali…Che il parlamento di Bruxelles poi su richiesta di Silvio trionfante alle elezioni europee possa imporre all’Italia la direttiva di portare le pensioni minime a mille euro abbiamo sinceramente forti dubbi, e i dubbi riguardano innanzitutto il trionfo di Silvio.[divider]

Tornando al dossier, le strategie che mezzo milione di anziani renitenti starebbero utilizzando pur di non tirare le cuoia troppo presto sarebbero di tre tipi:
curarsi nei Paesi “low cost”,
trasferimento all’estero tout court,
utilizzo degli ambulatori sociali. Fra i Paesi con costi sanitari accessibili in testa alle preferenze degli italiani c’è la
Romania, soprattutto per le cure odontoiatriche. Fenomeno consolidato da anni stante i prezzi dei dentisti nostrani privati e delle museruole che comunque bisogna comprare anche quando ci si rivolge ai pochi dentisti del servizio pubblico. L’odontoiatria infatti non rientra nei
LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) se non per pochi fortunatissimi utenti, inabili/disoccupati di lungo corso/orfani della prima guerra/vittime della mafia/vittime dei servizi deviati/vittime di Moggi/proprietari di Fiat Marea/militanti del separatismo sardo, ovviamente tutti requisiti da ritrovarsi insieme nello stesso candidato.
Walter Veltroni, durante la sua kennediana ed educatissima campagna elettorale del 2008 all’insegna del “principale esponente dello schieramento a noi avverso”, propose qualcosa sulle cure odontoiatriche per le famiglie, ma la sua giocata apprezzabile non riuscì a scalfire i cuori e i denti incisivi degli italiani vampirizzati dall’abolizione delle tasse promessa dal solito Silvio. Veltroni adesso fa il regista, Silvio continua a fare Silvio. Adesso al posto di Walter Veltroni ci sono Matteo Renzi e tutta l’illibata gioventù grillista, e Silvio non riesce a trovare qualcuno con cui scagliarsi contro le dentiere.[divider]

Sempre nel dossier si legge di un altro fenomeno migratorio interessante, quello degli anziani italiani verso Paesi di maggiore accoglienza e di minore costo della vita che resta. L’
INPS in proposito
certifica che nel 2012 i pensionati residenti all’estero sono diventati quattrocentomila a fronte dei trecentomila dell’anno precedente, e che il trend non può essere che in aumento per gli anni prossimi. Tutte isole le conquiste preferite dei nostri nonnetti arzilli,
Canarie, Grecia e Cipro seguite con distacco da
Paesi nordafricani, asiatici e centroamericani con clima meglio che californiano, buoni standard di assistenza sanitaria e buonissimi standard di assistenza di altro tipo per chi la volesse (e ce la facesse ancora). Non si parte dal sud ma si parte soprattutto dalla
Lombardia, sia per non sentire più
Formigoni parlare dell’eccellenza assistenziale lombarda da lui creata per celeste ispirazione sia per sfuggire alla nebbia e alla rigidità degli inverni, che i poteri del divino chitarrista ancora non sono riusciti a debellare. Aumentando la povertà aumentano anche gli anziani che si rivolgono ai banchi farmaceutici per reperire medicinali sempre più cari nelle farmacie e sempre meno forniti dalla mutua, così come quelli che si mettono in coda insieme a immigrati in cerca di fortuna e indigenti variamente assortiti davanti agli ambulatori sociali per ricevere assistenza e visite anche specializzate totalmente gratuite. Se qualche lettore non avesse mai sentito parlare di ambulatori sociali non se la prendesse con la sua ignoranza, al sud questi strani esseri non esistono in natura. Figuriamoci se i ras della Sanità permetterebbero mai la creazione un servizio pericoloso per la reiterazione nei secoli delle logiche clientelari dei nostri ospedali e per il potere di ricatto di medici aspiranti sindaco o qualcosa di più. Suvvia![divider]

Nell’ultima sua parte prima della ciliegina finale (di cui diremo fra poco) il dossier asfalta le politiche sanitarie spilorce degli ultimi anni, evidenziando che gli esperti del rapporto
OASI 2013 (Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano) hanno di fatto appurato come “i numerosi piani di rientro non hanno fatto altro che ridurre notevolmente la spesa sanitaria e creato un sistema di welfare che non riesce a rispondere alle esigenze dei cittadini. La riduzione di spesa, per i ricercatori, è stata applicata a un sistema sanitario che è tradizionalmente sobrio.” Sobrio. Gli esperti studiosi scrivono proprio così, e per dimostrarlo quelli del dossier riportano i dati relativi alla
spesa sanitaria media pro-capite, che
in Italia è di 2.419 dollari annui, a fronte dei
3.318 della Germania,
3.133 della Francia,
2.747 del Regno Unito, paesi con caratteristiche e parametri paragonabili al nostro.
Sarebbe ora di dire allora che i famigerati sprechi della Sanità forse non esistono, o se esistono sono sprechi sprecati ai massimi livelli, e segnatamente politico/amministrativo/regionale. OASI 2013 alla resa dei conti ci fa due sorprese. Prima sorpresa:
per la prima volta dopo anni la bistrattata Sanità italiana scopre di avere i conti in ordine. Nonostante i vincoli sempre più stringenti, infatti, negli ultimi mesi il disavanzo è stato sensibilmente ridotto. Seconda sorpresa: alla spesa pubblica bloccata nella crescita non corrisponde, come si potrebbe credere, un balzo dei consumi privati. Cosa significa? Che
l’alternativa di molti italiani all’assistenza pubblica tagliata e rincarata non è l’assistenza privata a prezzi concorrenzialmente allucinanti ma la non assistenza di cui “come facevano gli antichi”.
Per quanto riguarda la Sanità sudista, il dossier paventa il rischio di “undertreatment”, parolone inglese che sta per trattamento insufficiente causato dal taglio netto dei servizi, eventualità concreta che andrebbe ad aggiungersi alle storiche (e concrete) debolezze delle regioni meridionali già in molti casi inadempienti sulla garanzia dei livelli essenziali di assistenza. “
Gli esperti – butta là simpaticamente il dossier –
sostengono che se si continuerà con la politica dei tagli lineari in Sanità si rischia di fare la stessa fine della Grecia, dove l’austerity ha già iniziato a peggiorare la salute dei cittadini in maniera misurabile.”[divider]

Ciliegina finale. Il documento si chiude con la descrizione del caso “
Roche e Novartis”, due case farmaceutiche recentemente
sanzionate dall’antitrust a causa di un loro giochino a fare cartello più alto su due farmaci per la cura della vista, Avastin e Lucentis; il primo troppo economico per essere lasciato in commercio e pertanto sostituito con il secondo “un tantino” più costoso e remunerativo. Ovviamente i due medicinali sono uguali nel principio attivo e nelle caratteristiche terapeutiche ma, dice l’autorità garante della concorrenza e del mercato, le due case farmaceutiche “
hanno artificiosamente differenziato i due prodotti”. Adesso, se pure per le medicine si tollera un mercato delle vacche si dovrebbero ben prevedere gli armeggi dei vaccari in azione permanente effettiva. Ma questa è una divagazione.
L’intesa truffaldina Roche-Novartis avrebbe comportato per il servizio sanitario nazionale un esborso aggiuntivo di oltre 45 milioni di euro nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a 600 milioni di euro all’anno. In tutta la vicenda tuttora in corso (le due aziende farmaceutiche sono ricorse al Tar a gambe levate), le vittime principali sono manco a dirlo i pazienti sempre più orbi che da un giorno all’altro non hanno più trovato l’Avastin dal farmacista e non possono acquistare un farmaco costoso come Lucentis. Sarà la procura di Roma a proseguire le indagini sulla vicenda Roche-Novartis per la campagna di denigrazione del farmaco Avastin. Lo ha deciso la procura generale della Corte di Cassazione che ha così risolto il contrasto sollevato dalla magistratura di Torino.
I reati ipotizzati dalle due procure sono aggiotaggio, associazione per delinquere, corruzione, disastro doloso e truffa aggravata al servizio sanitario nazionale. Leggere bene le avvertenze.