
[dropcap]I[/dropcap]eri mattina, ad Agorà su Raitre, Giuliano Ferrara ha esclamato: “C’è una frase che più di ogni altra mi fa impazzire, ovvero che la legge è uguale per tutti”. Il motivo di tale avversione è, secondo Ferrara, che la frase in questione oltre ad essere, a suo dire, irritante, è anche falsa, a sostegno delle sue tesi ha poi citato l’art. 68 co. 2 della costituzione che recita:
“Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza”.
Secondo il direttore del Foglio la legge non è uguale per tutti, e questo comma ce lo dimostrerebbe, ma non solo, perché secondo lui, non deve essere uguale per tutti, è giusto che vi siano delle differenze, questo perché c’è in gioco la suddivisione dei poteri ed ogni esposizione del potere legislativo a quello giudiziario vorrebbe dire una falla irrimediabile; meglio ancora sarebbe quindi (supponiamo ritenga Ferrara, ed altri con lui) reintrodurre la tanto agognata (da molti) immunità parlamentare.
Eppure la norma sembra perfetta. La media di un processo penale con tre gradi di giudizio è di cinque anni (compresa fase dei indagini), l’equivalente di una legislatura, se va bene; se va male , o malissimo, il processo dura undici anni, come quello a Berlusconi per frode fiscale. Quindi il parlamentare ha tutto il tempo per farsi una se non due legislature prima che una eventuale sentenza passi in giudicato e gli imponga il carcere, gli arresti domiciliari, i servizi sociali etc. Nel frattempo voterà leggi, alcune delicatissime, magari che riguardano il reato che gli si imputa, d’altronde è la storia degli ultimi vent’anni. Se poi è proprio sfortunato e non voluto bene dai suoi colleghi si vedrà autorizzare una misura cautelare nei suoi confronti dalla camera di appartenenza, ma come sappiamo i parlamentari, di qualsiasi colore politico o sbandierata etica pubblica, sono molto solidali tra loro e raramente votano a favore di un provvedimento così “disumano” ed il tutto “solo” per ristabilire un minimo di legalità. Ovviamente il signore in questione continuerà a percepire l’emolumento.[divider]Ma come sarebbe un paese dove la legge è uguale per tutti, ed anzi è potenziata nei confronti di chi amministra la cosa pubblica e fa le leggi?
Una frase ricorrente è: “La giustizia è stata stranamente celere con Berlusconi”. E quindi? Meglio, no?
Perché nascondere un dato inconfutabile? Ci sono processi più importanti di altri. Non è scandaloso dirlo. Se si amministra un paese per diversi anni e poi si viene accusati di qualcosa di grave (contro il patrimonio dello Stato, la morale, la cosa pubblica etc.) non è giusto che si dia precedenza a quel processo? Non perché il fatto sia più grave di quello commesso dal singolo cittadino ma perché le conseguenze di quel fatto sono maggiori. Se un ladro ruba un auto è grave, ma se quel ladro è in Parlamento e può votare una legge che depenalizza il furto è molto più grave, non per il fatto in se, ma per le conseguenze: sociale, economiche e culturali. Ed è ancora più importante sapere il prima possibile (qui parliamo di verità giudiziale) se quel qualcuno dopo aver amministrato ed essere stato accusato pretende anche di tornare a fare quello che faceva prima. Perché la giustizia dovrebbe operare (sotto il profilo prettamente temporale) allo stesso modo sia in caso di processo all’evasore comune (gravissimo allo stesso modo, nessuno lo mette in dubbio) sia in caso di processo all’evasore che negli anni, durante i quali gli viene imputata l’evasione, ha anche scritto le leggi per la lotta all’evasione? Perché?
Massimiliano Notaro