Dal 2 al 25 settembre, ad Ercolano, nella cornice delle Ville Vesuviane, al via la 33° edizione del Festival Delle Ville Vesuviane.

Ad inaugurare la rassegna sarà una prima assoluta nazionale: “La vita è un sogno” di Pedro Calderon de la Barca, con Mariano Rigillo per la regia di Giuseppe Dipasquale, direttore artistico del FVV 2022 nonché regista e commediografo italiano e già direttore artistico del Must Musco Teatro di Catania e del teatro Stabile di Catania.

Ville Vesuviane
Fonte foto: uff. stampa FVV 2022

Giunto alla sua trentatreesima edizione, il Festival è promosso dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, presieduta da Gianluca Del Mastro. L’evento è programmato e finanziato dalla Regione Campania, Scabec SpA con fondi Poc Campania 2014-2020 e dal Ministero della Cultura.

Anche quest’anno il tema sarà “Progetto Settecento”, un format ripristinato dal  direttore artistico della scorsa edizione, Luca De Fusco, che ha ripreso un filo conduttore che caratterizzò il Festival dalla metà degli anni’80, per valorizzare il patrimonio architettonico delle ville del Miglio d’Oro.  

Quattro saranno le prime assolute nazionali che debutteranno durante la kermesse, oltre a La vita è un sogno ci saranno in programma: Raffaello Converso in “L’Opera da marciapiede tra Kurt Viviani e Raffaele Weill” con elaborazioni ed orchestrazioni di Roberto De Simone; “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello con Eros Pagni e regia di Luca De Fusco; “Caro Pier Paolo” di Dacia Maraini con Anna Teresa Rossini.

villa campolieto
Villa Campolieto – Fonte foto: Uff. stampa FVV 2022

Note della direzione artistica: 

“Il tema di quest’anno del Festival, che si innesta sul solco lasciato dal suo fondatore Luca De Fusco, si può riassumere nel sintagma del sogno delle diversità.

Fare Teatro significa consegnare allo spettatore una visione. Una visione del mondo, una visione della vita, una visione della realtà, ovvero, in uno, una visione della Natura.

Poiché l’arte del teatro, se arte è, è disperatamente umana. Essa viaggia attraverso il corpo e la voce dell’attore, che sono strumenti dell’anima.

L’anima è la spugna del disagio, come il pozzo della gioia e del dolore. Il nostro compito è al servizio degli uomini.

Siamo impegnati, come fossimo, per dirla con Lear, le spie di Dio, a mostrare agli altri come si può gioire e impazzire di dolore in un dato momento, in una data occasione, ma anche come l’inganno, frutto della coscienza applicata ad una azione perversa, può generare ragione e luce per risvegliare dal sonno oscuro delle umane mostruosità.

Degli uomini contemporanei e viventi, gli attori, sono costretti a vestire i panni di personaggi immaginati o addirittura scritti in un’epoca differente.

Cosa è possibile raccontare di loro? Come un uomo del ‘700 è narrabile in teatro attraverso il gesto contemporaneo di un attore? E cosa imitiamo col teatro? Una realtà siffatta in quanto modello di vita o la sua azione? Di un’epoca da rappresentare ci basta ispirarci e imitare l’arte figurativa del periodo in questione per avere un risultato credibile, o ricercare nel contemporaneo anche un processo eterno che si replica di secolo in secolo? L’affermazione di Amleto che l’arte è lo specchio della natura ha del vero.

Tuttavia credo che lo specchio non riflette, o non assume in sé l’immagine pedissequa della realtà di fronte alla quale si pone, poiché esso è strumento per nulla catalogabile all’interno delle cosiddette scienze esatte.

Il teatro non può determinare una riproduzione perfetta della realtà, anzi semmai prende le distanze dalla realtà che vuole che sia guardata, in un certo senso difformandola. Il teatro mette in moto un processo che si pone in contraddizione con l’azione reale per esaltarne l’ineludibile imprendibilità.

La società verso cui si rivolge oggi l’azione teatrale è  una società che si può definire anaffettiva, e noi ne siamo parte. Per far questo oggi è necessario assumere un paradosso come azione trasversale di fruizione teatrale: destare  l’attenzione sulla vita attraverso l’uso strumentale del sogno, della visione.

Il confine tra vita e teatro è tanto labile come il confine tra il sogno e la realtà. Dove l’una entra nell’altro in un continuo travaso interpretativo. La vita entra nel sogno per riformularsi simbolicamente in immagini che servono alla vita.

Ecco perché rischia di essere improprio considerare oggi il teatro solo come specchio della natura se non lo si intende come un edificio magico capace di costruire di sogni. In questo senso la scelta di autori e artisti musicali e di danza contemporanea come Calderon de La Barca, e Pirandello, Maraini, Pasolini, Buttafuoco, De Simone, Di Sivo, Di Capua, Noone, Bigonzetti, Merola ci aiuteranno a raccontare il senso di un contemporaneo che interroga il sogno e la visione.

Poiché  nonostante tutto sembri sulla scena sogno, anzi, proprio per questa ragione, solo la coerente responsabilità umana nelle azioni della vita può dare un significato non effimero all’esistenza.” Giuseppe Dipasquale 

Festival delle Ville Vesuviane 2022 - Dipasquale
In foto: Giuseppe DiPasquale (dir. art. FVV 2022) – Fonte foto: uff. stampa FVV 2022

Info, programma e biglietteria su https://www.villevesuviane.net/festival-2022/

Abbonamenti 
Teatro – tutti gli spettacoli : 50 euro 
Danza – tutti gli spettacoli : 15 euro 
Musica – tutti gli spettacoli : 25 euro 

Misti 
1 spettacolo di danza in programmazione + 2 spettacoli di teatro : 25 euro
1 spettacolo di musica + 2 spettacoli di teatro : 25 euro 

Biglietti Singoli 
Teatro – Danza – Musica: 10 euro 

Incontri con le Compagnie e presentazione libro: Ingresso gratuito

Dal 2 al 25 settembre, ad Ercolano, nella cornice delle Ville Vesuviane, al via la 33° edizione del Festival Delle Ville Vesuviane.

Ad inaugurare la rassegna sarà una prima assoluta nazionale: “La vita è un sogno” di Pedro Calderon de la Barca, con Mariano Rigillo per la regia di Giuseppe Dipasquale, direttore artistico del FVV 2022 nonché regista e commediografo italiano e già direttore artistico del Must Musco Teatro di Catania e del teatro Stabile di Catania.

Giunto alla sua trentatreesima edizione, il Festival è promosso dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, presieduta da Gianluca Del Mastro. L’evento è programmato e finanziato dalla Regione Campania, Scabec SpA con fondi Poc Campania 2014-2020 e dal Ministero della Cultura.

Anche quest’anno il tema sarà “Progetto Settecento”, un format ripristinato dal  direttore artistico della scorsa edizione, Luca De Fusco, che ha ripreso un filo conduttore che caratterizzò il Festival dalla metà degli anni’80, per valorizzare il patrimonio architettonico delle ville del Miglio d’Oro.  

Quattro saranno le prime assolute nazionali che debutteranno durante la kermesse, oltre a La vita è un sogno ci saranno in programma: Raffaello Converso in “L’Opera da marciapiede tra Kurt Viviani e Raffaele Weill” con elaborazioni ed orchestrazioni di Roberto De Simone; “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello con Eros Pagni e regia di Luca De Fusco; “Caro Pier Paolo” di Dacia Maraini con Anna Teresa Rossini.

Festival delle Ville Vesuviane 2022 - Dipasquale
Fonte foto: uff. stampa FVV 2022

Note della direzione artistica: 

“Il tema di quest’anno del Festival, che si innesta sul solco lasciato dal suo fondatore Luca De Fusco, si può riassumere nel sintagma del sogno delle diversità.

Fare Teatro significa consegnare allo spettatore una visione. Una visione del mondo, una visione della vita, una visione della realtà, ovvero, in uno, una visione della Natura.

Poiché l’arte del teatro, se arte è, è disperatamente umana. Essa viaggia attraverso il corpo e la voce dell’attore, che sono strumenti dell’anima.

L’anima è la spugna del disagio, come il pozzo della gioia e del dolore. Il nostro compito è al servizio degli uomini.

Siamo impegnati, come fossimo, per dirla con Lear, le spie di Dio, a mostrare agli altri come si può gioire e impazzire di dolore in un dato momento, in una data occasione, ma anche come l’inganno, frutto della coscienza applicata ad una azione perversa, può generare ragione e luce per risvegliare dal sonno oscuro delle umane mostruosità.

Degli uomini contemporanei e viventi, gli attori, sono costretti a vestire i panni di personaggi immaginati o addirittura scritti in un’epoca differente.

Cosa è possibile raccontare di loro? Come un uomo del ‘700 è narrabile in teatro attraverso il gesto contemporaneo di un attore? E cosa imitiamo col teatro? Una realtà siffatta in quanto modello di vita o la sua azione? Di un’epoca da rappresentare ci basta ispirarci e imitare l’arte figurativa del periodo in questione per avere un risultato credibile, o ricercare nel contemporaneo anche un processo eterno che si replica di secolo in secolo? L’affermazione di Amleto che l’arte è lo specchio della natura ha del vero.

Tuttavia credo che lo specchio non riflette, o non assume in sé l’immagine pedissequa della realtà di fronte alla quale si pone, poiché esso è strumento per nulla catalogabile all’interno delle cosiddette scienze esatte.

Il teatro non può determinare una riproduzione perfetta della realtà, anzi semmai prende le distanze dalla realtà che vuole che sia guardata, in un certo senso difformandola. Il teatro mette in moto un processo che si pone in contraddizione con l’azione reale per esaltarne l’ineludibile imprendibilità.

La società verso cui si rivolge oggi l’azione teatrale è  una società che si può definire anaffettiva, e noi ne siamo parte. Per far questo oggi è necessario assumere un paradosso come azione trasversale di fruizione teatrale: destare  l’attenzione sulla vita attraverso l’uso strumentale del sogno, della visione.

Il confine tra vita e teatro è tanto labile come il confine tra il sogno e la realtà. Dove l’una entra nell’altro in un continuo travaso interpretativo. La vita entra nel sogno per riformularsi simbolicamente in immagini che servono alla vita.

Ecco perché rischia di essere improprio considerare oggi il teatro solo come specchio della natura se non lo si intende come un edificio magico capace di costruire di sogni. In questo senso la scelta di autori e artisti musicali e di danza contemporanea come Calderon de La Barca, e Pirandello, Maraini, Pasolini, Buttafuoco, De Simone, Di Sivo, Di Capua, Noone, Bigonzetti, Merola ci aiuteranno a raccontare il senso di un contemporaneo che interroga il sogno e la visione.

Poiché  nonostante tutto sembri sulla scena sogno, anzi, proprio per questa ragione, solo la coerente responsabilità umana nelle azioni della vita può dare un significato non effimero all’esistenza.” Giuseppe Dipasquale 

Info, programma e biglietteria su https://www.villevesuviane.net/festival-2022/

Abbonamenti 
Teatro – tutti gli spettacoli : 50 euro 
Danza – tutti gli spettacoli : 15 euro 
Musica – tutti gli spettacoli : 25 euro 

Misti 
1 spettacolo di danza in programmazione + 2 spettacoli di teatro : 25 euro
1 spettacolo di musica + 2 spettacoli di teatro : 25 euro 

Biglietti Singoli 
Teatro – Danza – Musica: 10 euro 

Incontri con le Compagnie e presentazione libro: Ingresso gratuito

Dal 2 al 25 settembre, ad Ercolano, nella cornice delle Ville Vesuviane, al via la 33° edizione del Festival Delle Ville Vesuviane.

Ad inaugurare la rassegna sarà una prima assoluta nazionale: “La vita è un sogno” di Pedro Calderon de la Barca, con Mariano Rigillo per la regia di Giuseppe Dipasquale, direttore artistico del FVV 2022 nonché regista e commediografo italiano e già direttore artistico del Must Musco Teatro di Catania e del teatro Stabile di Catania.

Giunto alla sua trentatreesima edizione, il Festival è promosso dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, presieduta da Gianluca Del Mastro. L’evento è programmato e finanziato dalla Regione Campania, Scabec SpA con fondi Poc Campania 2014-2020 e dal Ministero della Cultura.

Anche quest’anno il tema sarà “Progetto Settecento”, un format ripristinato dal  direttore artistico della scorsa edizione, Luca De Fusco, che ha ripreso un filo conduttore che caratterizzò il Festival dalla metà degli anni’80, per valorizzare il patrimonio architettonico delle ville del Miglio d’Oro.  

Quattro saranno le prime assolute nazionali che debutteranno durante la kermesse, oltre a La vita è un sogno ci saranno in programma: Raffaello Converso in “L’Opera da marciapiede tra Kurt Viviani e Raffaele Weill” con elaborazioni ed orchestrazioni di Roberto De Simone; “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello con Eros Pagni e regia di Luca De Fusco; “Caro Pier Paolo” di Dacia Maraini con Anna Teresa Rossini.

Note della direzione artistica: 

“Il tema di quest’anno del Festival, che si innesta sul solco lasciato dal suo fondatore Luca De Fusco, si può riassumere nel sintagma del sogno delle diversità.

Fare Teatro significa consegnare allo spettatore una visione. Una visione del mondo, una visione della vita, una visione della realtà, ovvero, in uno, una visione della Natura.

Poiché l’arte del teatro, se arte è, è disperatamente umana. Essa viaggia attraverso il corpo e la voce dell’attore, che sono strumenti dell’anima.

L’anima è la spugna del disagio, come il pozzo della gioia e del dolore. Il nostro compito è al servizio degli uomini.

Siamo impegnati, come fossimo, per dirla con Lear, le spie di Dio, a mostrare agli altri come si può gioire e impazzire di dolore in un dato momento, in una data occasione, ma anche come l’inganno, frutto della coscienza applicata ad una azione perversa, può generare ragione e luce per risvegliare dal sonno oscuro delle umane mostruosità.

Degli uomini contemporanei e viventi, gli attori, sono costretti a vestire i panni di personaggi immaginati o addirittura scritti in un’epoca differente.

Cosa è possibile raccontare di loro? Come un uomo del ‘700 è narrabile in teatro attraverso il gesto contemporaneo di un attore? E cosa imitiamo col teatro? Una realtà siffatta in quanto modello di vita o la sua azione? Di un’epoca da rappresentare ci basta ispirarci e imitare l’arte figurativa del periodo in questione per avere un risultato credibile, o ricercare nel contemporaneo anche un processo eterno che si replica di secolo in secolo? L’affermazione di Amleto che l’arte è lo specchio della natura ha del vero.

Tuttavia credo che lo specchio non riflette, o non assume in sé l’immagine pedissequa della realtà di fronte alla quale si pone, poiché esso è strumento per nulla catalogabile all’interno delle cosiddette scienze esatte.

Il teatro non può determinare una riproduzione perfetta della realtà, anzi semmai prende le distanze dalla realtà che vuole che sia guardata, in un certo senso difformandola. Il teatro mette in moto un processo che si pone in contraddizione con l’azione reale per esaltarne l’ineludibile imprendibilità.

La società verso cui si rivolge oggi l’azione teatrale è  una società che si può definire anaffettiva, e noi ne siamo parte. Per far questo oggi è necessario assumere un paradosso come azione trasversale di fruizione teatrale: destare  l’attenzione sulla vita attraverso l’uso strumentale del sogno, della visione.

Il confine tra vita e teatro è tanto labile come il confine tra il sogno e la realtà. Dove l’una entra nell’altro in un continuo travaso interpretativo. La vita entra nel sogno per riformularsi simbolicamente in immagini che servono alla vita.

Ecco perché rischia di essere improprio considerare oggi il teatro solo come specchio della natura se non lo si intende come un  edificio magico capace di costruire di sogni. In questo senso la scelta di autori e artisti  musicali e di danza contemporanea come Calderon de La Barca, e Pirandello, Maraini,  Pasolini, Buttafuoco, De Simone, Di Sivo, Di Capua, Noone, Bigonzetti, Merola ci aiuteranno  a raccontare il senso di un contemporaneo che interroga il sogno e la visione. Poiché  nonostante tutto sembri sulla scena sogno, anzi, proprio per questa ragione, solo la  coerente responsabilità umana nelle azioni della vita può dare un significato non effimero  all’esistenza.” 

Giuseppe Dipasquale 

“Il Festival costituisce una grande occasione, non solo per la Fondazione Ente Ville  Vesuviane, ma per tutto il territorio, attraverso la diffusione del messaggio di arte e di cultura che promana dalla nostra meravigliosa terra. Il numero e l’importanza degli eventi  che vengono prodotti nelle Ville del Miglio d’Oro aumenta di anno in anno, segno della  rinascita di tutta l’area”. 

Gianluca Del Mastro 

Presidente Fondazione Ente Ville Vesuviane 

“Un festival di tradizione e uno dei più longevi della nostra Regione: la 33esima edizione  quest’anno. Un Festival multidisciplinare con spettacoli di teatro, danza, musica di grande  qualità e suggestione. È il festival delle Ville Vesuviane- Progetto ‘700: ispirato al secolo  dell’illuminismo napoletano nel quale è sorto il Miglio d’Oro. È un mezzo per raccontare la  storia di questi luoghi, farne rivivere l’essenza e sorprendere lo spettatore unendo il fascino  delle performance artistiche alla struggente bellezza delle Ville Vesuviane del XVIII secolo.” Roberto Chianese 

Direttore generale Fondazione Ente Ville Vesuviane

LA VITA E’ UN SOGNO 

di Pedro Calderon de la Barca 

Traduzione e adattamento Giuseppe Dipasquale 

con 

Mariano Rigillo 

Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Silvia Siravo,  

Filippo Brazzaventre, Cosimo Coltraro, Valerio Santi 

Regia e scene Giuseppe Dipasquale 

Costumi Dora Argento 

Immagini Francesco Lopergolo 

Una produzione Teatro della Città – Centro di produzione teatrale 

e Festival delle Ville Vesuviane 

La vita è sogno fu scritto da Calderón de la Barca intorno al 1635 in piena età barocca. Da  ciò si potrebbe pensare che questo dramma presenti tutti i pregi e tutti i difetti della sua  epoca, come un eccessivo amore per l’ornamento della parola o un esagerato utilizzo di  quella spaventosa figura retorica che molti chiamano “allegoria”. Ebbene non ci si lasci  ingannare da questi elementi perché la verità è che La vita è sogno è un’opera teatrale  straordinariamente ricca e terribilmente moderna che non a caso fu oggetto di culto da  parte dei romantici tedeschi. La storia che viene raccontata è sostanzialmente una favola  drammatica dai contorni sfumati in cui umano e divino, realtà e sogno, assoluto e relativo si  compongono e si confondono. 

In una Polonia immaginaria liberamente creata dall’autore, il dottissimo Re astrologo Basilio  alla nascita di suo figlio Sigismondo aveva letto negli astri che questi sarebbe stato un  terribile tiranno. Per evitare l’oscuro vaticinio lo aveva fatto rinchiudere in una torre  sperduta tra le montagne dove fu cresciuto e istruito alle arti da Clotaldo, Ministro del Re e  unica sua relazione con gli esseri umani. Il giorno che Basilio, ormai invecchiato, deve  decidere la sua successione tenta un’ultima prova per vedere se l’uomo può prevalere sulle  profezie delle stelle: narcotizza Sigismondo e lo fa condurre a Corte dove al risveglio viene  salutato, riverito e servito come sovrano. Egli non crede ai suoi occhi e non si spiega come  mai chi prima lo maltrattava adesso lo rispetti. Clotaldo gli narra la verità e Sigismondo  infuriato disfrena i suoi istinti violenti e per tanti anni repressi; ciò che si temeva sembra 

realizzarsi e riaddormentato viene ricondotto alla torre e al nuovo risveglio si convince di  essere stato vittima di un meraviglioso sogno di libertà e potenza e che tutta la vita è un  sogno; il confine tra verità e menzogna non esiste più e Sigismondo approda al più assoluto  scetticismo. A questo punto una rivoluzione di popolo motivata dal desiderio di vedere al  trono il legittimo successore del regno di Polonia strappa Sigismondo al suo carcere. Libero  e alla testa di un esercito riconquista il trono muovendo la guerra contro il padre che gli si  sottomette sconfitto. Gli eventi precipitano e l’atmosfera diviene man mano più cupa e  greve, il destino sta per compiersi con il parricidio di Re Basilio, ma Sigismondo decide  categoricamente di impiegare nel bene il suo breve transito terrestre inaugurando il suo  regno di saggezza e di giustizia; sebbene la vita sia una fantasmagoria e un trucco divino  occorre impiegarla bene in attesa del risveglio e della rivelazione dell’unico vero: l’Eterno. A  fare da corollario a tutto ciò v’è la vicenda di cappa e spada, interna e funzionale alla storia,  di Rosaura e Astolfo, che accomuna Sigismondo e Rosaura entrambi alla ricerca della verità  e della giustizia per i torti subiti. 

PROGRAMMA FVV2022 

venerdì 2 e sabato 3 settembre 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – teatro 

La vita è un sogno 

di Pedro Calderon de la Barca, 

con Mariano Rigillo, Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Silvia Siravo 

regia di Giuseppe Dipasquale 

In prima per il Festival delle Ville Vesuviane 

sabato 3 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h. 19.30 – teatro 

Incontro con la Compagnia de “La vita è un sogno” 

Mariano Rigillo legge alcune pagine di Calderon de La Barca

domenica 4 e lunedì 5 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h. 21 – teatro 

I monologhi dell’Atomica 

di e con Elena Arvigo 

Regia Elena Arvigo 

martedì 6 e mercoledì 7 settembre, 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – danza 

Omars Peoples 

In “Attraversando la terra desolata” a cura di Davide Rondoni 

coreografia di Ornella Sberna 

giovedì 8 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h. 21 – teatro 

Bellezza Orsini. La costruzione di una strega 

dal testo di Michele Di Sivo 

con Maria Cristina Gionta e Luca Negroni 

Drammaturgia e Regia di Silvio Giordani, musiche di Emiliano Ottaviani 

venerdì 9 e sabato 10 settembre 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – musica 

Raffaello Converso in  

L’Opera da marciapiede tra Kurt Viviani e Raffaele Weill 

Elaborazioni ed orchestrazioni di Roberto De Simone 

In prima per il Festival delle Ville Vesuviane 

sabato 17 e domenica 18 settembre 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – teatro 

“Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello 

con Eros Pagni, Anita Bartolucci, Giacinto Palmarini, Lara Sansone, Paolo Serra Regia di Luca De Fusco 

In prima per il Festival delle Ville Vesuviane

domenica 18 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h. 19.30, teatro 

Incontro con la compagnia del “Così è (se vi pare)” 

Eros Pagni legge alcune pagine di Pirandello 

martedì 20 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h.21 – musica 

Gabriella Di CapuaQuartet in concerto 

con “Playing in the night” 

mercoledì 21 settembre, 

Esedra della Villa Campolieto h. 21 – musica 

“Ludus Neapoli” 

Con Marina Bruno e Alessandro De Carolis, Michele De Martino, Leonardo Massa, Peppe  Copia e Emidio Ausiello. Elaborazioni musicali di Raffaele Tiseo. 

Produzione Everlive Italia srl  

giovedì 22 Settembre 

Villa Delle Ginestre ore 19:30 

Pietrangelo Buttafuoco in 

“Sono cose che passano” 

Un romanzo in forma di album. 

(Edito da La Nave di Teseo) 

Ricerca fotografica Graziella 

Buscemi Felici 

venerdì 23 settembre, 

Esedra della Villa Campolieto – teatro 

“Paolina Leopardi racconta Mozart – Una biografia in musica” 

Con Sonia Bergamasco e Marco Scolastra al Pianoforte 

Drammaturgia di Sonia Bergamasco dal libro di Paolina Leopardi

sabato 24 e domenica 25 settembre, 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – danza 

La MM contemporary dance company presenta 

Love poems 

Duetto inoffensivo, coreografie di Mauro Bigonzetti 

Brutal Love poems, coreografie di Thomas Noone 

Vivaldi umane passioni, coreografie di Michele Merola 

domenica 25 settembre, 

Villa delle Ginestre, Torre del Greco h. 21 – teatro 

Caro Pier Paolo 

di Dacia Maraini 

con Anna Teresa Rossini. Regia Norma Martelli 

In prima per il Festival delle Ville Vesuviane 

Info, programma e biglietteria su www.villevesuviane.net 

Abbonamenti 

Teatro – tutti gli spettacoli : 50 euro 

Danza – tutti gli spettacoli : 15 euro 

Musica – tutti gli spettacoli : 25 euro 

Misti 

1 spettacolo di danza in programmazione + 2 spettacoli di teatro : 25 euro 1 spettacolo di musica + 2 spettacoli di teatro : 25 euro 

Biglietti Singoli 

Teatro: 10 euro 

Danza: 10 euro 

Musica: 10 euro 

Incontri con le Compagnie e presentazione libro: Ingresso gratuito

Dal 2 al 25 settembre, ad Ercolano, nella cornice delle Ville Vesuviane, al via la 33° edizione del Festival Delle Ville Vesuviane.

Ad inaugurare la rassegna sarà una prima assoluta nazionale: “La vita è un sogno” di Pedro Calderon de la Barca, con Mariano Rigillo per la regia di Giuseppe Dipasquale, direttore artistico del FVV 2022 nonché regista e commediografo italiano e già direttore artistico del Must Musco Teatro di Catania e del teatro Stabile di Catania.

Giunto alla sua trentatreesima edizione, il Festival è promosso dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, presieduta da Gianluca Del Mastro. L’evento è programmato e finanziato dalla Regione Campania, Scabec SpA con fondi Poc Campania 2014-2020 e dal Ministero della  Cultura.

Anche quest’anno il tema sarà “Progetto Settecento”, un format ripristinato dal  direttore artistico della scorsa edizione, Luca De Fusco, che ha ripreso un filo conduttore che caratterizzò il Festival dalla metà degli anni’80, per valorizzare il patrimonio architettonico delle ville del Miglio d’Oro.  

Quattro saranno le prime assolute nazionali che debutteranno durante la kermesse, oltre a La vita è un sogno ci saranno in programma: Raffaello Converso in “L’Opera da marciapiede tra Kurt Viviani e Raffaele Weill” con elaborazioni ed orchestrazioni di Roberto De Simone; “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello con Eros Pagni e regia di Luca De Fusco;  “Caro Pier Paolo” di Dacia Maraini con Anna Teresa Rossini.

Note della direzione artistica: 

“Il tema di quest’anno del Festival, che si innesta sul solco lasciato dal suo fondatore Luca De Fusco, si può riassumere nel sintagma del sogno delle diversità. Fare Teatro significa  consegnare allo spettatore una visione. Una visione del mondo, una visione della vita, una  visione della realtà, ovvero, in uno, una visione della Natura. Poiché l’arte del teatro, se arte  è, è disperatamente umana. Essa viaggia attraverso il corpo e la voce dell’attore, che sono  strumenti dell’anima. L’anima è la spugna del disagio, come il pozzo della gioia e del dolore.  Il nostro compito è al servizio degli uomini. Siamo impegnati, come fossimo, per dirla con  Lear, le spie di Dio, a mostrare agli altri come si può gioire e impazzire di dolore in un dato  momento, in una data occasione, ma anche come l’inganno, frutto della coscienza applicata  ad una azione perversa, può generare ragione e luce per risvegliare dal sonno oscuro delle  umane mostruosità. Degli uomini contemporanei e viventi, gli attori, sono costretti a vestire  i panni di personaggi immaginati o addirittura scritti in un’epoca differente. Cosa è possibile  raccontare di loro? Come un uomo del ‘700 è narrabile in teatro attraverso il gesto  contemporaneo di un attore? E cosa imitiamo col teatro? Una realtà siffatta in quanto  modello di vita o la sua azione? Di un’epoca da rappresentare ci basta ispirarci e imitare  l’arte figurativa del periodo in questione per avere un risultato credibile, o ricercare nel  contemporaneo anche un processo eterno che si replica di secolo in secolo? L’affermazione  di Amleto che l’arte è lo specchio della natura ha del vero. Tuttavia credo che lo specchio  non riflette, o non assume in sé l’immagine pedissequa della realtà di fronte alla quale si  pone, poiché esso è strumento per nulla catalogabile all’interno delle cosiddette scienze  esatte. Il teatro non può determinare una riproduzione perfetta della realtà, anzi semmai  prende le distanze dalla realtà che vuole che sia guardata, in un certo senso difformandola.  Il teatro mette in moto un processo che si pone in contraddizione con l’azione reale per  esaltarne l’ineludibile imprendibilità. La società verso cui si rivolge oggi l’azione teatrale è  una società che si può definire anaffettiva, e noi ne siamo parte. Per far questo oggi è  necessario assumere un paradosso come azione trasversale di fruizione teatrale: destare  l’attenzione sulla vita attraverso l’uso strumentale del sogno, della visione. Il confine tra  vita e teatro è tanto labile come il confine tra il sogno e la realtà. Dove l’una entra nell’altro  in un continuo travaso interpretativo. La vita entra nel sogno per riformularsi  simbolicamente in immagini che servono alla vita. Ecco perché rischia di essere improprio 

considerare oggi il teatro solo come specchio della natura se non lo si intende come un  edificio magico capace di costruire di sogni. In questo senso la scelta di autori e artisti  musicali e di danza contemporanea come Calderon de La Barca, e Pirandello, Maraini,  Pasolini, Buttafuoco, De Simone, Di Sivo, Di Capua, Noone, Bigonzetti, Merola ci aiuteranno  a raccontare il senso di un contemporaneo che interroga il sogno e la visione. Poiché  nonostante tutto sembri sulla scena sogno, anzi, proprio per questa ragione, solo la  coerente responsabilità umana nelle azioni della vita può dare un significato non effimero  all’esistenza.” 

Giuseppe Dipasquale 

“Il Festival costituisce una grande occasione, non solo per la Fondazione Ente Ville  Vesuviane, ma per tutto il territorio, attraverso la diffusione del messaggio di arte e di cultura che promana dalla nostra meravigliosa terra. Il numero e l’importanza degli eventi  che vengono prodotti nelle Ville del Miglio d’Oro aumenta di anno in anno, segno della  rinascita di tutta l’area”. 

Gianluca Del Mastro 

Presidente Fondazione Ente Ville Vesuviane 

“Un festival di tradizione e uno dei più longevi della nostra Regione: la 33esima edizione  quest’anno. Un Festival multidisciplinare con spettacoli di teatro, danza, musica di grande  qualità e suggestione. È il festival delle Ville Vesuviane- Progetto ‘700: ispirato al secolo  dell’illuminismo napoletano nel quale è sorto il Miglio d’Oro. È un mezzo per raccontare la  storia di questi luoghi, farne rivivere l’essenza e sorprendere lo spettatore unendo il fascino  delle performance artistiche alla struggente bellezza delle Ville Vesuviane del XVIII secolo.” Roberto Chianese 

Direttore generale Fondazione Ente Ville Vesuviane

LA VITA E’ UN SOGNO 

di Pedro Calderon de la Barca 

Traduzione e adattamento Giuseppe Dipasquale 

con 

Mariano Rigillo 

Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Silvia Siravo,  

Filippo Brazzaventre, Cosimo Coltraro, Valerio Santi 

Regia e scene Giuseppe Dipasquale 

Costumi Dora Argento 

Immagini Francesco Lopergolo 

Una produzione Teatro della Città – Centro di produzione teatrale 

e Festival delle Ville Vesuviane 

La vita è sogno fu scritto da Calderón de la Barca intorno al 1635 in piena età barocca. Da  ciò si potrebbe pensare che questo dramma presenti tutti i pregi e tutti i difetti della sua  epoca, come un eccessivo amore per l’ornamento della parola o un esagerato utilizzo di  quella spaventosa figura retorica che molti chiamano “allegoria”. Ebbene non ci si lasci  ingannare da questi elementi perché la verità è che La vita è sogno è un’opera teatrale  straordinariamente ricca e terribilmente moderna che non a caso fu oggetto di culto da  parte dei romantici tedeschi. La storia che viene raccontata è sostanzialmente una favola  drammatica dai contorni sfumati in cui umano e divino, realtà e sogno, assoluto e relativo si  compongono e si confondono. 

In una Polonia immaginaria liberamente creata dall’autore, il dottissimo Re astrologo Basilio  alla nascita di suo figlio Sigismondo aveva letto negli astri che questi sarebbe stato un  terribile tiranno. Per evitare l’oscuro vaticinio lo aveva fatto rinchiudere in una torre  sperduta tra le montagne dove fu cresciuto e istruito alle arti da Clotaldo, Ministro del Re e  unica sua relazione con gli esseri umani. Il giorno che Basilio, ormai invecchiato, deve  decidere la sua successione tenta un’ultima prova per vedere se l’uomo può prevalere sulle  profezie delle stelle: narcotizza Sigismondo e lo fa condurre a Corte dove al risveglio viene  salutato, riverito e servito come sovrano. Egli non crede ai suoi occhi e non si spiega come  mai chi prima lo maltrattava adesso lo rispetti. Clotaldo gli narra la verità e Sigismondo  infuriato disfrena i suoi istinti violenti e per tanti anni repressi; ciò che si temeva sembra 

realizzarsi e riaddormentato viene ricondotto alla torre e al nuovo risveglio si convince di  essere stato vittima di un meraviglioso sogno di libertà e potenza e che tutta la vita è un  sogno; il confine tra verità e menzogna non esiste più e Sigismondo approda al più assoluto  scetticismo. A questo punto una rivoluzione di popolo motivata dal desiderio di vedere al  trono il legittimo successore del regno di Polonia strappa Sigismondo al suo carcere. Libero  e alla testa di un esercito riconquista il trono muovendo la guerra contro il padre che gli si  sottomette sconfitto. Gli eventi precipitano e l’atmosfera diviene man mano più cupa e  greve, il destino sta per compiersi con il parricidio di Re Basilio, ma Sigismondo decide  categoricamente di impiegare nel bene il suo breve transito terrestre inaugurando il suo  regno di saggezza e di giustizia; sebbene la vita sia una fantasmagoria e un trucco divino  occorre impiegarla bene in attesa del risveglio e della rivelazione dell’unico vero: l’Eterno. A  fare da corollario a tutto ciò v’è la vicenda di cappa e spada, interna e funzionale alla storia,  di Rosaura e Astolfo, che accomuna Sigismondo e Rosaura entrambi alla ricerca della verità  e della giustizia per i torti subiti. 

PROGRAMMA FVV2022 

venerdì 2 e sabato 3 settembre 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – teatro 

La vita è un sogno 

di Pedro Calderon de la Barca, 

con Mariano Rigillo, Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Silvia Siravo 

regia di Giuseppe Dipasquale 

In prima per il Festival delle Ville Vesuviane 

sabato 3 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h. 19.30 – teatro 

Incontro con la Compagnia de “La vita è un sogno” 

Mariano Rigillo legge alcune pagine di Calderon de La Barca

domenica 4 e lunedì 5 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h. 21 – teatro 

I monologhi dell’Atomica 

di e con Elena Arvigo 

Regia Elena Arvigo 

martedì 6 e mercoledì 7 settembre, 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – danza 

Omars Peoples 

In “Attraversando la terra desolata” a cura di Davide Rondoni 

coreografia di Ornella Sberna 

giovedì 8 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h. 21 – teatro 

Bellezza Orsini. La costruzione di una strega 

dal testo di Michele Di Sivo 

con Maria Cristina Gionta e Luca Negroni 

Drammaturgia e Regia di Silvio Giordani, musiche di Emiliano Ottaviani 

venerdì 9 e sabato 10 settembre 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – musica 

Raffaello Converso in  

L’Opera da marciapiede tra Kurt Viviani e Raffaele Weill 

Elaborazioni ed orchestrazioni di Roberto De Simone 

In prima per il Festival delle Ville Vesuviane 

sabato 17 e domenica 18 settembre 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – teatro 

“Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello 

con Eros Pagni, Anita Bartolucci, Giacinto Palmarini, Lara Sansone, Paolo Serra Regia di Luca De Fusco 

In prima per il Festival delle Ville Vesuviane

domenica 18 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h. 19.30, teatro 

Incontro con la compagnia del “Così è (se vi pare)” 

Eros Pagni legge alcune pagine di Pirandello 

martedì 20 settembre, 

Romitaggio della Villa Campolieto h.21 – musica 

Gabriella Di CapuaQuartet in concerto 

con “Playing in the night” 

mercoledì 21 settembre, 

Esedra della Villa Campolieto h. 21 – musica 

“Ludus Neapoli” 

Con Marina Bruno e Alessandro De Carolis, Michele De Martino, Leonardo Massa, Peppe  Copia e Emidio Ausiello. Elaborazioni musicali di Raffaele Tiseo. 

Produzione Everlive Italia srl  

giovedì 22 Settembre 

Villa Delle Ginestre ore 19:30 

Pietrangelo Buttafuoco in 

“Sono cose che passano” 

Un romanzo in forma di album. 

(Edito da La Nave di Teseo) 

Ricerca fotografica Graziella 

Buscemi Felici 

venerdì 23 settembre, 

Esedra della Villa Campolieto – teatro 

“Paolina Leopardi racconta Mozart – Una biografia in musica” 

Con Sonia Bergamasco e Marco Scolastra al Pianoforte 

Drammaturgia di Sonia Bergamasco dal libro di Paolina Leopardi

sabato 24 e domenica 25 settembre, 

Esedra della Villa Campolieto h.21 – danza 

La MM contemporary dance company presenta 

Love poems 

Duetto inoffensivo, coreografie di Mauro Bigonzetti 

Brutal Love poems, coreografie di Thomas Noone 

Vivaldi umane passioni, coreografie di Michele Merola 

domenica 25 settembre, 

Villa delle Ginestre, Torre del Greco h. 21 – teatro 

Caro Pier Paolo 

di Dacia Maraini 

con Anna Teresa Rossini. Regia Norma Martelli 

In prima per il Festival delle Ville Vesuviane 

Info, programma e biglietteria su www.villevesuviane.net 

Abbonamenti 

Teatro – tutti gli spettacoli : 50 euro 

Danza – tutti gli spettacoli : 15 euro 

Musica – tutti gli spettacoli : 25 euro 

Misti 

1 spettacolo di danza in programmazione + 2 spettacoli di teatro : 25 euro 1 spettacolo di musica + 2 spettacoli di teatro : 25 euro 

Biglietti Singoli 

Teatro: 10 euro 

Danza: 10 euro 

Musica: 10 euro 

Incontri con le Compagnie e presentazione libro: Ingresso gratuito