Il 7 e 8 maggio alle ore 21.00 presso il teatro Galleria Toledo (Via Montecalvario, 34), in Napoli, andrà in scena “48 morto che parla”, diretto da Lorenzo Montanini e tratto da “Un morto che va a visitare i vivi” di Liu Shugang; dichiarato miglior testo teatrale del 1988. Il regista Montanini da circa dieci anni coordina con Cristina Pisciotta, docente della cattedra di Lingue e Letteratura Cinese dell’Università L’Orientale, il laboratorio di teatro cinese.Quest’ultimo è nato nel 2005 e fino ad ora ha inscenato nove spettacoli, selezionando e scegliendo testi di noti commediografi cinesi contemporanei. L’adattamento e la regia delle opere sono state a cura dello stesso Montanini. La commedia si basa su un clamoroso fatto di cronaca: l’assassinio di Ye Xiao Xiao, eroe nazionale celebrato dal regime post-maoista. Il misfatto, avvenuto in un autobus – il numero 48 – da parte di due ladri, fu portato a termine sotto gli occhi di tutti gli altri passeggeri, i quali assistettero passivamente. Nella trasposizione scenica, che risulta essere un misto tra il teatro brechtiano e il realismo socialista, i protagonisti sono gli allievi del Laboratorio di teatro cinese. L’elemento che caratterizza questa pièce teatrale è la recitazione bilingue: gli studenti-attori, infatti, durante lo spettacolo – suddiviso in episodi – alternano l’italiano al cinese. Nel finale il regista decide di trasmettere un messaggio che sembrerebbe essere tipico della pacatezza e saggezza orientale: tutto è affidato al caso. È quest’ultimo a giocare nella vita di ognuno, rendendoci eroi o criminali.Il fine è chiaramente consentire l’interscambio tra due culture e divulgare la conoscenza di una drammaturgia pressoché sconosciuta in Italia. La diversità è uno strumento di interpretazione della propria identità: la globalizzazione, per quanto necessaria per taluni aspetti, ha comportato la perdita di talune peculiarità e l’appiattimento sociale. Cultura è diversità, è scambio ed è condivisione. Si nasce popoli “altri”, con lingue e tradizioni a sé stanti che bisogna saper tutelare, conservare quanto trasmettere. L’evento è patrocinato dall’Istituto Confucio, dalla Fondazione Banco di Napoli, dall’Università degli Studi “L’Orientale”, dall’Adisu.
Nata a Napoli, si è laureata nel 2010-2011 in Conservazione dei beni demo-etno-antropologici; tesi di laurea in Antropologia visiva; relatore: Stefano Francia di Celle e correlatrice Helga Sanità. Nel 2012 ha frequentato a Roma, presso la Scuola di Cinema Sentieri Selvaggi, un corso annuale di critica cinematografica, avente tra i docentiMassimo Causo e Simone Emiliani, e un corso trimestrale di sceneggiatura con Franco Ferrini. Ha partecipato anche ai seguenti workshops: produzione con Filmon Aggujaro, sceneggiatura con Demetrio Salvi, Ufficio Stampa con Francesco Carlo, girare un’intervista con Massimo Latini e scrivere per la tv con Massimo Cerofolini e Francesca Primavera e a Napoli un corso di dizione e speaker radiofonico con Jampa Serino, presso la scuola Cinemafiction.Nel 2012-2013 ha frequentato un corso di giornalismo cinematografico presso la Scuola di Cinema di Napoli con Giovanni Chianelli. Specializzanda in Imprenditoria e creatività per cinema, teatro e televisione, ha conseguito uno stage in Ufficio Stampa con Roberto Conte, Capo Ufficio Stampa del Suor Orsola Benincasa. Nel 2013 ha partecipato al seminario “La freccia e il cerchio”, ideato e diretto da Edoardo Sant’Elia e il suo saggio è tra i testi selezionati per la pubblicazione del 2017. Oggi è redattrice presso Linkazzato.it, Campania Su Web e Corriere dello Spettacolo. Collabora inoltre con il sito Cinerunner.it.
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