I crampi mestruali sono debilitanti per le donne che ne soffrono, e ad oggi la ricerca non si occupa pienamente di una cura per un dolore che è stato definito “peggio di un attacco di cuore” dal professore di pianificazione familiare e salute riproduttiva dell’università di Londra, John Guillebaund.
Il dolore delle donne e le mestruazioni sono sempre stati un tabù e non è ancora del tutto eliminata l’ ignorante credenza che sia una semplice esagerazione. Questo solleva un grave problema, i pregiudizi sulle donne e la loro soglia di sopportazione del dolore più elevata degli uomini e confermata dalla scienza.
Tuttavia il fatto che la donna sopporti di più il dolore, non significa che non debba poter vivere serenamente anche nei giorni del suo periodo mestruale. Chiunque ha un’amica, una sorella che soffre di forti crampi all’addome e vari sintomi associati, come nausea o mal di schiena e che assume vari farmaci che il più delle volte falliscono nel loro intento. La domanda quindi è: perché non esiste ancora un valido supporto per le donne (non poche) che soffrono in quel periodo?
Non è un caso che in molti stati come in Giappone sin dal 1947 sia stato introdotto il “seyrikuuka”, il giorno di congedo per dismenorrea, termine medico con cui si indicano le mestruazioni dolorose e nel anno appena terminato, in Inghilterra, dove una compagnia di Bristol, ha riconosciuto lo stesso diritto alle proprie lavoratrici.
Tale evento ha scatenato molte polemiche ed in Italia è stata avanzata una proposta di legge che tuttavia è stata messa da parte, ma per rendere davvero eguali i lavoratori e le lavoratrici, non si dovrebbe considerare le loro diversità?
La stessa costituzione all’art. 3 ci ricorda sempre che esiste un eguaglianza formale, ovvero tutti sono uguali dinanzi alla legge, ma anche una eguaglianza sostanziale, poiché non siamo eguali tra noi, ma diversi a partire dal sesso biologico e quindi “ è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale…”. Basta pensare alle statistiche nel nostro paese, dove tra le donne che soffrono di dismenorrea, vi sono tassi di assenteismo a scuola ( 51%) e sul lavoro ( circa 15%). Non un problema da sottovalutare, ma su cui riflettere per rendere le diversità non più debilitanti fisicamente e psicologicamente per la donna che contribuisce allo sviluppo della società.