
Il mito, per sua definizione, è qualcosa di irraggiungibile e nella rappresentazione teatrale dell’ “Euridice e Orfeo”, andata in scena al Teatro Bellini di Napoli, per la regia di Davide Iodice, qualcosa è mancato per renderlo tale.
La legenda dei due amanti viene qui riletta da Valeria Parrella che ne propone una rielaborazione in chiave contemporanea, sottolineando la vulnerabilità dell’animo umano davanti la perdita dell’essere amato.
Al centro della scena il talamo d’amore dei due amanti, Euridice ed Orfeo, interpretati rispettivamente da Federica Fracassi e Michele Riondino. Lo spettatore viene introdotto alla scena dalle parole di Davide Compagnone che interpreta Hermes e ripercorre le fasi dello sfortunato amore dei due amanti, spezzato dalla banale perfidia del caso. Un piede in fallo, una corsa distratta, la tempestività di un morso di vipera che ti inietta il veleno e ti sottrae alla vita in un attimo, questo l’amaro destino toccato alla giovane amata musa di Orfeo.
Destino a cui Orfeo non si rassegna, dilaniato dal tormento dell’assenza, ancestrale dolore a cui non c’è rimedio, così la mancanza viene qui rappresentata attraverso l’evocazione del ricordo, in una danza macabra in cui si esibisce un visibilmente emozionato Riondino che appare meno sicuro sulla scena rispetto alla sua partner femminile.
L’assenza di dialogo tra i due, divisi dall’appartenenza ai due mondi opposti della vita e della morte, rimarca il concetto della tentazione terrestre, Orfeo può riportare a sé Euridice con la sola clausola di non voltarsi durante la risalita dal regno dei morti, una lotta tra la forza della vita e la morte, la tentazione della vicinanza e l’ineluttabilità dell’allontanamento, che confluisce nel naturale adattamento all’assenza, alla quale, per sopravvivenza, ci si abitua, pur convivendoci.
Eppure qualcosa è mancato nell’atto unico di una rappresentazione che, seppure consta di momenti di alta presenza scenica, è penalizzata da una lettura del mito a tratti troppo didascalica, priva di quel guizzo in più che ti permette di arrivare all’anima dello spettatore.
di
Valeria Parrella
con
Michele Riondino
Federica Fracassi
Davide Compagnone
Eleonora Montagnana
musica in scena
Guido Sodo
Eleonora Montagnana
spazio scenico, maschere, costumi
Tiziano Fario
regia e luci
Davide Iodice
produzione
Fondazione Teatro di Napoli