
E’ un Venezuela sull’orlo della guerra civile quello che ritroviamo a soli due giorni dalla votazione per l’Assemblea Costituente. La manifestazione di ieri ha registrato altri due morti. Dagli Usa la richiesta ai familiari dei diplomatici di lasciare il paese prima del voto.
Nella giornata di ieri, durante la manifestazione contro il presidente Maduro, hanno perso la vita due giovani: una donna di 23 anni a Cabudare nello stato di Laro ed un ragazzo di 29 anni ucciso in circostanze che la Procura definisce irregolari a Jabillote. Una trentina gli arresti.Il bilancio delle vittime sale a 106 morti dall’inizio delle proteste contro Maduro che hanno preso inizio lo scorso Aprile e le manifestazioni non sembrano giunte al termine. Il leader dell’opposizione Henrique Capriles, convocato dal Tavolo dell’Unione Democratica, ha annunciato nuovi scenari di sangue, violenze e ribellioni. Il Paese è sull’orlo della guerra civile: le ultime tre settimane hanno registrato ben 7 vittime e oltre 500 arresti.
L’opposizione, maggioritaria in Parlamento, è dal 2015 che vuole cacciare il presidente Maduro ritenuto responsabile della profonda crisi economica e di conseguenza anche politica dell’intero stato. Intanto anche la conferenza Episcopale sembra essere con l’opposizione poichè, nonostante abbia chiesto a gran voce che pace venga fatta, ritiene la nascente Assemblea Costituente faziosa.
Ad aggravare ancora di più la situazione e ad inasprire gli scontri, saranno le decisione prese questa notte dal presidente: da domani, chiunque manifesti contro il governo e venga arrestato, rischia dai 5 ai 10 anni di carcere. La presa di posizione dura da parte di Maduro non ha però scoraggiato gli oppositori che con barricate e blocchi stradali stanno già mettendo a ferro e fuoco il Paese in quella che viene chiamata “La presa di Caracas”
La situazione sta rapidamente degenerando in una guerra civile che ha tutta l’aria di prospettarsi devastante e con una lunga scia di sangue. La situazione critica ha spinto Washington a richiamare negli Usa i familiari dei diplomatici prima del voto di Domenica.