
“Servire l’umanità“, questo lo scopo della Apple secondo il Ceo (Chief Executive Officer) dell’azienda statunitense Tim Cook che, in un toccante discorso ai laureandi del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, ricorda come la tecnologia debba essere un mezzo attraverso cui esprimere l’umanità.
Cook parte dalla domanda fondamentale, quella che ogni persona al mondo, almeno una volta nella vita, si è posto:
“Al liceo ho pensato di aver capito quale fosse lo scopo della mia vita quando ho trovato una risposta alla classica domanda «cosa vuoi fare da grande?». E invece no. All’università credetti di averlo scoperto quando riuscii a rispondere alla domanda «cosa sai fare meglio?». Ma non c’ero ancora. Poi pensai di averlo capito quando trovai lavoro. In seguito mi dissi che ci voleva qualche promozione. Ma neanche questo ha funzionato. Cercavo di convincermi che la risposta fosse sempre dietro l’angolo successivo. E invece no. Questa situazione mi stava distruggendo. Una parte di me continuava a spingermi ad andare avanti e a raggiungere l’obiettivo successivo. L’altra parte invece continuava a chiedere «è tutto qui?»“.
Per poi sottolineare come l’essere capitato, un po per caso, all’interno dell’allora piccola azienda Apple, sia stato un momento importante della sua vita e di come il conoscere Steve Jobs sia stato fondamentale per la sua crescita e la sua ricerca:
“Prima di allora non avevo mai conosciuto un leader con una tale passione, o un’azienda con uno scopo così chiaro e trascinante: servire l’umanità. Tutto lì, servire l’umanità. Ed è stato in quel momento, dopo 15 anni di ricerca, che è scattato qualcosa. Mi sentivo finalmente allineato. Allineato con un’azienda che creava cose rivoluzionarie con uno scopo ancora più sensazionale. Allineato con un leader convinto che la tecnologia che non esisteva ancora avrebbe reinventato il mondo di domani. Allineato con me stesso e la mia profonda esigenza di fare qualcosa di più grande. Naturalmente, all’epoca non ne ero consapevole. Ero semplicemente grato che mi fosse stato tolto un peso psicologico. Ma, con il senno di poi, tutto ha acquisito un senso. Non avrei mai trovato il mio scopo lavorando in un’azienda che non avesse un suo scopo ben definito. Steve e Apple mi hanno dato la possibilità di dedicarmi con tutto me stesso al lavoro, di abbracciare la loro mission e di farla mia. Come posso servire l’umanità? Questa è la domanda più importante della vita. Quando lavori a qualcosa che è più grande di te, trovi un senso, trovi lo scopo. Quindi la domanda che spero vi poniate da questo momento in poi è «come posso servire l’umanità?»“.
“Non ho paura che l’intelligenza artificiale” dia ai computer la capacità di pensare come gli esseri umani“. Dice Cook in modo accorato, ponendo l’accento su come lo spaventi di più la deumanizzazione di alcune persone:
“Sono più preoccupato delle persone che pensano come i computer, senza valori o compassione, senza preoccuparsi delle conseguenze. Questo è quello che vi chiedo di aiutarci a combattere. Perché se la scienza è una ricerca nell’oscurità, allora l’umanità è una candela che ci mostra dove siamo e i pericoli che dobbiamo affrontare. Come disse una volta Steve, la tecnologia da sola non basta. È la tecnologia unita alle arti liberali, a loro volta unite alle scienze umanistiche, che fa cantare i nostri cuori“.
Infine, il monito finale del Ceo di Apple è quello di non arrendersi mai, di non smettere di credere in quello che si fa.
“Qualsiasi cosa facciate nella vita e qualsiasi cosa noi facciamo in Apple, dobbiamo infonderla dell’umanità con cui ciascuno di noi è nato. È una responsabilità enorme, ma lo è anche l’opportunità che ci offre. Sono ottimista perché credo nella vostra generazione, nella vostra passione, nel vostro viaggio per servire l’umanità. Contiamo tutti su di voi. Là fuori ci sono tante cose e persone che cospirano per rendervi cinici. Internet ci dà tanto ed è di supporto a moltissime persone, ma può anche essere un luogo dove le regole del buon gusto smettono di esistere e dilagano invece superficialità e negatività. Non lasciate che queste piccolezze vi portino fuori strada. Non lasciatevi abbindolare dagli aspetti triviali della vita. Non date retta ai troll e soprattutto, vi prego, non diventatelo voi stessi. Misurate il vostro impatto in termini di umanità e non di «mi piace», considerando le vite che andate a toccare; non in termini di popolarità, ma di persone che aiutate. Mi sono accorto che vivo meglio da quando ho smesso di preoccuparmi di ciò che gli altri pensano di me. Sarà lo stesso per voi. Rimanete concentrati su ciò che conta davvero. Ci saranno volte in cui la vostra dedizione a servire l’umanità verrà messa a dura prova. Siate pronti. La gente cercherà di convincervi che dovete tenere l’empatia al di fuori della vita lavorativa. Non accettate questo falso presupposto“.
“Quando siete certi che la vostra causa è giusta, dovete avere il coraggio di difenderla. Se vedete un problema o un’ingiustizia, pensate che nessuno tranne voi può risolverlo. Proseguendo nel vostro cammino, usate la vostra mente, le vostre mani e i vostri cuori per creare qualcosa che sia più grande di voi. Ricordate sempre: non esiste un’idea migliore di questa. Come disse Martin Luther King , «tutte le vite sono interconnesse. Siamo tutti legati in un unico destino». Se tenete sempre ben presente questa idea, se scegliete di vivere la vostra vita a metà strada tra la tecnologia e le persone che aiuta, se vi impegnate a creare il meglio, a dare il meglio e a fare il meglio per tutti, non solo per alcuni, allora oggi l’umanità può ben sperare“.
Il più bel discorso di sempre quello tenuto al MIT, ma chi segue Apple da sempre c’è ormai abituato. Nessuno (forse) si è dimenticato del memorabile discorso di Steve Jobs alla Stenford del 2005 (Clicca qui per il video) e l’incredibile motto “Siate affamati, siate folli” che ancora oggi è impresso nella mente delle persone. Ma alla fine di tutti questi discorsi edulcorati, rimane realmente qualcosa? La Apple veramente è al servizio delle persone?
Per rispondere a questa domanda, forse dovremo giusto guardare un po indietro, magari all’ultima app. creata da un team campano, chiamata Cromnia. Quest’ultima è stata progettata in maniera specifica per aiutare le persone con disabilità della vista. Finché ci saranno tools come questi, possiamo dire tranquillamente che la Apple è al servizio delle persone.