

[dropcap]”I[/dropcap]nvestire su bambini e adolescenti è l’intervento più profittevole che un Paese possa fare“: sono le sconcertanti parole, pronunciate dal presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera, in occasione della presentazione del Rapporto sul benessere dei bambini nei Paesi ricchi. Infatti l’Italia, Paese moderno, sui minori sembra proprio non voler investire, visto che si colloca al ventiduesimo posto, su 29 totali, nella classifica del benessere dei bambini. Alle spalle di Spagna, Ungheria e Polonia, prima di Estonia, Slovacchia e Grecia. L’elenco identifica 29 Paesi sviluppati, in base alla media di cinque categorie ben precise: benessere materiale, salute e sicurezza, istruzione, comportamenti a rischio, condizioni abitative e ambientali. L’Italia risulta al 23.mo posto per il benessere materiale, al 17.mo per salute e sicurezza, al 25.mo per l’istruzione, al 10.mo per comportamenti a rischio e al 21.mo per condizioni abitative e ambientali. Insieme agli altri Paesi dell’Europa meridionale come, Portogallo, Grecia e Spagna, il Bel Paese si trova nella terza fascia più bassa della classifica sulla povertà infantile relativa, con il 17% dei bambini sotto la soglia di indigenza. L’Italia ha il più elevato tasso di “Neet” di tutti i Paesi industrializzati dopo la Spagna, con l’11% dei giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. [divider]Ha il tasso più basso di bambini che svolgono quotidianamente esercizio fisico. Ma accanto alle ombre c’è anche qualche spiraglio di luce: il nostro Paese vede ridotto il bullismo del 60% dall’inizio degli anni 2000, tanto che risulta essere la nazione industrializzata che riporta l’indice più basso di bambini che hanno subito atti di bullismo (11%). Ha inoltre la quarta percentuale più bassa per le gravidanze in età precoce (adolescenziale) ed ha anche il quarto tasso più basso di abuso di alcol, ma si classifica al 22.mo posto per il tasso di fumo tra gli adolescenti ed ha il più basso tasso di mortalità infantile in Europa meridionale e il sesto tasso più alto di iscrizione prescolare, alla pari con la Norvegia. In compenso, in Italia i bambini sono esposti a uno dei livelli più elevati di inquinamento atmosferico tra tutti i Paesi industrializzati (26.mo posto). Inoltre, la stessa occupa il 24.mo posto per i risultati scolastici conseguiti, anche se la posizione è migliorata di dieci punti nel corso degli anni 2000. Occupa il 22.mo posto per la partecipazione a forme di istruzione superiore. Dati che impressionano anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, che chiede: “Una inversione di rotta” in materia di spesa pubblica, soprattutto quella destinata ai minori. E’ necessario, cogliere l’urgenza delle critici sollevate dal rapporto e adoperarci per risolverle“. Insomma, “La questione dell’infanzia e dell’adolescenza va messa al centro dell’azione politica se vogliamo che l’Italia possa avere un futuro“. Linda Laura Sabbadini, dell’Istat, si scaglia contro la povertà minorile, che in Italia: “E’ un problema serio. I punti critici sono i minori al Sud ma anche i bambini delle famiglie immigrate al Nord“. E la scuola, invece di svolgere un ruolo di equilibrio sociale per i bambini più svantaggiati, sottolinea le differenze che in futuro diverranno ulteriori difficoltà nell’accesso all’Università ed al lavoro.
Massimiliano Notaro