Come si fa a rendere simpatico e a far provare quasi pena per un grandissimo pezzo di merda? Ce lo “spiega” meravigliosamente Martin Scorsese nel suo ultimo film “The Wolf of Wall Street”, uscito in Italia il 23 gennaio. Una commedia drammatica, permettetemi la licenza poetica, uno spaccato sullo scenario psichico e sugli assurdi eccessi dettati dalla follia del dio denaro, della Wall Street degli anni ’90. La storia, tratta dalla biografia di Jordan Belfort, racconta dell’ascesa del broker americano, iniziato alla carriera finanziaria da Mark Hanna, discutibile uomo di successo col vizio della cocaina e dell’onanismo. Più tardi, Belfort tormentato dal desiderio di arricchirsi e avendo soprattutto capito come si possono facilmente commettere frodi bancarie, fonda la Stratton Oakmont, agenzia di brokeraggio che rapidamente gli permette di diventare uno degli uomini più ricchi d’America. [divider] Tra prostitute, droghe di ogni tipo, sfarzi, vizi e comportamenti al di sopra di ogni immaginazione comune, la giovane Stratton Oakmont arriva ad avere fino a 1000 dipendenti guidati dalla leadership di Belfort, interpretato da un Leonardo di Caprio che lascia poco sperare agli altri candidati agli Oscar, e dal carisma più discutibile del suo socio Donnie, il giovane Joanh Hill (anch’egli candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista). Ovviamente “tutti i nodi vengono al pettine”, come ripete più volte nel film il padre di Jordan, e non passa molto tempo per far mettere gli occhi su di lui dall’ FBI e dall’antitrust.
Diversamente da quanto accade normalmente è stato Leonardo di Caprio a scegliere il copione, “un libro da cui sono rimasto ossessionato per sette anni”, e lo stesso di Caprio, anche produttore, a scegliere di farsi dirigere da Scorsese, che riesce a raccontare con distacco ed ironia, l’avidità di un uomo che aveva esattamente capito cosa desiderasse la gente ed approfittava del loro bisogno di sognare per accumulare denaro, spenderlo in yatch, nani da schiantare nel muro, prostitute di tutti i tipi per motivare i suoi broker, ed acquistare ogni cosa desiderasse. Fortunatamente non si può comprare tutto, e suo malgrado se ne accorgerà troppo tardi, quando cercherà di corrompere un agente dell’ FBI, che nella sua vita normale, bisogna ammetterlo, fa un po’ tristezza. Mentre riesce a farci tanta simpatia un uomo che non sapeva assolutamente cosa volesse significare la parola vergogna. Un berlusconiano, convinto insomma, o forse proprio un altro Berlusconi in carne ed ossa. Punito amaramente dalla legge americana dopo soli 5 anni di illeciti, e costretto a pagare un totale di 110 milioni di dollari in multe, oggi trainer di corsi di vendita persuasiva. Di Berlusconi invece non si è capito ancora quando ce ne libereremo.
giornalista pubblicista e addetto stampa precaria classe 1982. Laureata in Comunicazione, si è specializzata con un Master di I livello in “Professionista della Comunicazione nel mondo dello spettacolo” nel 2007 cominciando a lavorare subito nel campo degli uffici stampa di eventi e spettacoli. Consegue il tesserino da giornalista pubblicista con la testata Roma nel 2009. Attualmente cura gli uffici stampa della Tunnel Cabaret e Tunnel Produzioni, casa di produzione di Made in Sud e comici del calibro di Maria Bolignano, Alessandro Siani e Paolo Caiazzo; del C.s.i Gaiola Onlus, ente di volontariato per la protezione degli ambienti marini; lavora come freelance per eventi e lanci di nuove produzioni discografiche. Gestisce le sue settimane programmando di seguire concerti, eventi mondani, teatro radical chic. Concedendosi il lusso di cambiare fino all’ultimo minuto programma per andare a trovare il nipote di 6 mesi.