
Scritta da Oscar Wilde nel 1893, la rappresentazione di “Salomè” diretta da Luca De Fusco ha inaugurato la stagione del Pompei Theatrum Mundi 2018, per approdare sulle scene del Teatro Eliseo di Roma dall’11 al 23 dicembre.
Archetipo di eros e thanatos, incarnazione di misticismo e sensualità, artisti e poeti nei secoli hanno subito la fascinazione della spregiudicata figlia di Erodiade e l’hanno rappresentata nel tentativo di restituirla alla propria epoca.
«Danza per me, Salomè, ed io ti donerò tutto ciò che mi chiederai, fosse anche la metà del mio regno».
La promessa che Erode (Eros Pagni) con voce melliflua fa a Salomè (Gaia Aprea) diventa condanna a morte per Iokanaan (Giacinto Palmarini), profeta reo di non ricambiare i sentimenti della giovane e di vituperare l’incestuosa Erodiade (Anita Bartolucci), madre di Salomè.
E così Salomè danza per l’anziano Erode, danza come lo farebbe Lolita divorata dagli occhi di Humbert Humbert.
Gaia Aprea non è una ninfetta, ma della pubertà indossa il candore: vestita di un bianco accecante, quasi aliena con il capo coperto da un casco di diamanti.
La resa di De Fusco è una messa in scena contemporanea, la scenografia di Marta Crisolini Malatesta – curatrice anche degli interessanti costumi – si avvale di installazioni video create da Alessandro Papa, sullo sfondo una luna pallida luna crescente getta un’ombra cupa su ogni cosa, immagine presaga di prossime sventure.
A curare la coreografia della celebre danza dei sette veli è Alessandra Panzavolta, le musiche – che a tratti sembrano diventare canti di morte – sono di Ran Bagno.
Il palcoscenico per mezzo di un gioco di luci, ideato da Gigi Saccomandi, diventa dapprima prigione di Iokanaan e poi specchio di quella luna di cui Salomè incarna gli umori mutevoli e il candore. E che infine, in un climax ascendente di frustrazione del desiderio tinge di rosso ogni cosa.
«Io bacerò la tua bocca, Iokanaan, bacerò la tua bocca».
Info www.teatroeliseo.com