
Una passeggiata interessante a Napoli è quella proposta periodicamente e su richiesta dall’Associazione Fantasmatica, con lo Street Art Tour, alla scoperta dei graffiti, dei murales, dei poster e delle forme d’arte non convenzionale. Generalmente i “graffitari” si fanno portavoce di messaggi anti-capitalistici, anti-istituzionali e contro la guerra, si firmano con nickname o preferiscono conservare l’anonimato; anche nelle interviste le informazioni che rilasciano a proposito della loro identità sono per lo più vaghe, preferiscono parlare dell’idea che hanno dell’arte. Le loro opere a cielo aperto non vengono preservate dai fenomeni naturali o dagli atti vandalici, bensì esposte a tutte le intemperie, e assumono maggior valore proprio in quanto effimere.[divider]Tra gli artisti più noti ricordiamo Banksy, originario di Bristol, famoso per i suoi rat, disegni di topi sui muri: “se sei piccolo, insignificante e poco amato, allora i topi sono il modello definitivo da seguire” è il suo motto. Banksy ha disegnato in tantissime città utilizzando la tecnica dello stencil, a Napoli ha regalato – in realtà una vox populi sostiene sia stato lui, non se ne hanno le prove – il graffito di una Madonna con la pistola, in via dei Tribunali, accanto alla bottega di Piazza Gerolomini, emblema dell’incontro tra sacro e profano. Sicuramente sua, invece, era una Teresa Berniniana, bianco su nero, raffigurata con patatine e coca cola in via Benedetto Croce, purtroppo danneggiata da un writer anonimo, che l’ha ricoperta di spray rosso. Anche il francese Rennes Žilda ha scelto Napoli come sfondo per le sue opere – troviamo un breve documentario su di lui qui. Žilda adotta una tecnica diversa dallo stencil di Banksy: realizza poster in studio, sui quali dipinge generalmente figure rinascimentali, per poi incollarli sul posto. Spesso i suoi poster sono stati danneggiati e rimossi: è il caso di Lilith (tratto dall’omonimo quadro di John Collier), nel cortile della basilica di Santa Chiara, in cui una donna nuda era raffigurata mentre veniva abbracciata da un serpente, e dell’Annunciazione (tratto dall’omonimo quadro di Orazio Gentileschi), a Vicoletto Costantinopoli, recentemente sostituita, perché strappata, da un’altra opera dello stesso artista, che rappresenta la scena della Visitazione, l’incontro tra la Madonna e la cugina Elisabetta, raccontato nella Bibbia. Altri poster di Žilda a Napoli sono L’Angelo ferito sul Corso Vittorio Emanuele e L’Angelo custode (tratto dall’omonimo quadro di Giovanni Antonio Galli) in vico Santa Maria dell’Aiuto.
Egli afferma, a proposito di Napoli: “Il sublime ti esplode in faccia senza sosta. Strada per strada, quartiere per quartiere. Non conosco altre città così sconcertanti, generose e capaci di condensare tante cose assieme. Ogni cosa sembra coesistere con il suo perfetto contrario. Napoli è piena di contrasti, talvolta colorata ed esuberante, talvolta buia e infinitamente nascosta. Amo questa città e le sue contraddizioni. Amo i suoi chiaroscuri. Il suo odore di piscia e santità”.[divider] Degno di nota è di certo Diego Miedo, autore di murales, poster, nonché fumettista freelance per il giornale Napoli Monitor, che ha lasciato e continua a lasciare le sue tracce nel centro storico di Napoli (si vedano, ad esempio, i murales sulle saracinesche di Largo Banchi Nuovi e lo SKA, in Calata Trinità Maggiore), ma anche in periferia, a Mugnano, a Torre Annunziata, a Caserta, a Gaeta e a Bologna, per le strade e nelle scuole. I suoi lavori risultano inconfondibili a chi ne conosce almeno un po’ lo stile: dipinge esseri mostruosi, che incutono paura nell’osservatore (il termine miedo in spagnolo significa proprio “paura”), ad esempio creature con corpo umano e testa animale, spesso con i tacchi.[divider] Il 3 febbraio verrà proiettato all’Astra, in via Mezzocannone, il film di Cyop&Kaf ,”Il segreto“, a seguito del documentario Quore spinato. Appunti visivi dei Quartieri Spagnoli. Questi artisti hanno utilizzato e continuano ad utilizzare le tecniche del writing, dello stencil e della sticker art. Sul sito, oltre a una dettagliata mappa con tutte le loro opere, c’è la presentazione del progetto QS, in cui uno dei due artisti afferma di essersi trovato a dipingere tutti i quartieri spagnoli di Napoli, perché dopo aver dipinto un basso, gli veniva chiesto di dipingerne un altro, e così via, e di averlo fatto non tanto per migliorare il luogo, o per assecondare le richieste della gente, quanto per assecondare la sua ossessione. [divider]Continua dicendo: “I personaggi che dipingo mi disegnano, non viceversa. Sono loro che, armati di tutto punto, autolesionisti, balordi, più moderni di ogni moderno, mi trascinano e mi obbligano a dar loro vita mettendoli in quella cornice di senso che è la metropoli. (…) Tutto quello che c’è stato in mezzo, tra me e ogni singola pagina scritta tra le righe e le rughe di questo meraviglioso quartiere, è storia privata che non merita mercimonio. Quando mai l’amore si è messo in mostra? Solo chi sbandiera partecipazione, riqualificazione, intervento sociale costruisce carriere mettendosi in vetrina come certe vecchie prostitute. Qui non c’è nulla da dimostrare e molto da fare ancora. Intanto ho dipinto senza freno certe mie inquietudini (che credo siano anche di molti altri) che spesso inquietavano a loro volta; e allora non mi sento neanche di tacere che molti considerano terrificanti le mie opere e allora intervengono chiedendo di disegnare cose più allegre, floreali, carine (è la dittatura del carino!). Non li assecondo. Perché se da un lato è prezioso il loro coinvolgimento emotivo, dall’altro lo è anche la mia autonomia. Se mi mettessi a consolare rischierei di accomunarmi ai tanti che continuamente cercano di nascondere il disastro sotto il tappeto. Dunque insisto dipingendo le mie ossessioni, che sono poi quelle che l’humus circostante alimenta e se possibile aumenta”.[divider]Last but not least, quando si parla di street art a Napoli non si può omettere Felice Pignataro (Roma, 1940 – Napoli, 2004), graffitaro e fondatore nel 1981, insieme a sua moglie Mirella e ad altri, dell’associazione Gridas, che si è occupata di realizzare moltissimi progetti nel quartiere di Scampia (murales, mosaici, laboratori con le scuole, il Carnevale di quartiere etc.). L’artista ha dato l’anima a Napoli, che l’ha ricambiato dedicando alle sue opere la stazione della metropolitana di Piscinola (FELImetrò). I murales e i mosaici si distinguono per slanci di vitalità, quasi a voler dimostrare che esiste un altro aspetto di Scampia, spesso noto per il degrado e la criminalità. Pignataro ha dato voce alla creatività dei bambini, dimostrando che spesso le difficoltà possono essere superate nel modo più semplice. Recentemente è stato pubblicato un libro su di lui, dalla Marotta e Cafiero, a cui è abbinato un dvd, contenente il documentario “Felice!” di Matteo Antonelli e Rosaria Désirée Klain.
Se da una parte è vero che lo street artist non può scegliere la durata della sua opera, che dipenderà da fattori esterni, è altrettanto vero, però, che a differenza dei pittori classici, i cui capolavori vengono spesso spostati da una parte all’altra, ne sceglie lo sfondo, la cornice. Non si può spostare un pezzo di muro in un altra città, pertanto i murales resteranno fino alla loro morte lì dove sono stati creati. Pignataro, Cyop&Kaf, Diego Miedo, Žilda, Banksy e tutti gli altri che hanno scelto Napoli hanno donato alla città un enorme valore aggiunto, che spesso, anche se non riconosciuto istituzionalmente, attira l’attenzione e suscita lo stupore dei suoi abitanti e dei turisti.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui
Erika Chiappinelli