

E’ il 1939, in una Germania sotto il predominio nazista, una giovane mamma, con l’unica colpa di essere comunista, si ritrova a lasciare sua figlia Liesel ad una coppia di tedeschi senza figli. L’impatto con la nuova famiglia non è dei migliori, una nuova madre molto ruvida nei modi ed avara di sentimenti interpretata da Emily Watson, è compensata da un bravissimo Geoffrey Rush, nei panni del romantico padre e ottimo insegnante, degno della sua interpretazione ne “Il Discorso del Re”. Liesel quando viene accolta dalla nuova famiglia non sa ne leggere e ne scrivere, l’unica cosa a cui tiene però, è un libro, che custodisce da quando è morto il suo fratello minore. E sarà l’amore per questo libro prima, e la conoscenza di Max poi, a spronarla alla cultura, che sarà l’unico mezzo per renderla libera in un paese dove il sapere è il maggior nemico. Max viene accolto in casa da Hans il padre di Liesel, dopo che le leggi razziali diventano esecutive.[divider]Questi sono gli elementi che caratterizzano la corsa verso la libertà di Liesel, interpretata da Sophie Nelisse, sempre alla ricerca di libri, la sua unica fonte di evasione da una realtà a dir poco restrittiva; una realtà fotografata dai colori pallidi e dal grigiore della città in contrapposizione con il suo volto sempre dai colori vivi. L’intero film è narrato dalla voce fuori campo della protagonista indiscussa degli anni più neri della storia moderna. È inutile dire che tutte le pellicole ambientate in quel periodo nutrono sempre un certo fascino negli spettatori, e questa è una di quelle, pur essendo consapevoli di non trovarsi davanti ad un capolavoro ne consiglio la visione.[divider]Guarda il trailer del film
[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui