

In una cattedrale colma di fedeli San Gennaro, Santo Patrono, della città di Napoli, intorno alle ore 10:00 ha rinnovato il miracolo.
La giornata ha segnato una profonda devozione la nostro Santo Patrono, Gennaro, del quale ricordiamo l’anniversario del suo martirio avvenuto nel 305 a Pozzuoli.
Un giorno di festa per Napoli, per la Campania e per la Chiesa intera. Nessuna città come Napoli ha senso di festa, e nessuna festa come quella del Santo Patrono Gennaro riesce ad esprimere l’anima di una città che non vuole perdere questa occasione per pregare e ritrovarsi come comunità che insieme riflette sul proprio cammino.
Nell’omelia tenuta dal Cardinale, S.E. Crescenzio Sepe, ha espresso il disagio sociale di una società che evolve troppo in fretta.
«C’è da chiedersi: esiste ancora la Napoli dal cuore grande e sincero? A noi, cittadini della Napoli di oggi, è dato rispondere a questa domanda: con verità, con realismo, con onestà e con coraggio, senza lasciarci prendere da una falsa nostalgia dei tempi che furono.
C’è indubbiamente a monte, ed è evidente, un problema di uguaglianza sociale. Purtroppo, tanti ragazzi, spesso ancora bambini, abbandonati a se stessi, scelgono come “casa” del loro svezzamento sociale la strada che è ricettacolo di tutti i pericoli e di tutte le insidie. Quella strada che, a Napoli più che altrove, è spesso un terreno minato, la bottega del primo apprendistato per la malavita.
Si finisce per strada, non per caso, ma per evadere la scuola, per mancanza di lavoro, per scelta indotta da una famiglia sempre più distratta e afflitta da un deficit di valori e di risorse economiche.
La strada, nel suo aspetto peggiore, è il punto di discarica dove vanno disperse tutte le forme di una legalità. Quando ai giovani si chiudono le porte del lavoro o dello studio, è inevitabile pensare alla gravità delle conseguenze, perché è questo l’ingranaggio che perpetua la “catena” del disagio e del malessere sociale.
C’è da domandarsi: come salvare in nostri giovani, come convincerli a non lasciare Napoli e il Sud come hanno fatto quei circa 70mila giovani emigrati nel 2017? Di fronte a noi, più che mai, vi è il dovere di prendere atto che ogni misura non adottata per contrastare il male si trasforma in una misura a suo favore.
Il lavoro negato, l’istruzione mancata, i servizi sociali inadeguati e il diritto alla salute insoddisfatto significano dar via libera a tutto ciò che alimenta le organizzazioni criminali.
Non a caso i giovani vengono a trovarsi sotto tiro. Ogni banco vuoto (che segnala il fenomeno dell’evasione scolastica) lascia pensare a quei bambini avviati a delinquere, alle baby-gang che si trovano a prendere lezioni dalla strada su “modelli” che regolano le gerarchie del crimine.
Occorre poter pensare di riempire di nuovo, uno a uno, quei banchi vuoti dell’evasione e fare in modo che anche i “vuoti sociali” possano essere colmati da un cambiamento morale che sia espressione di una comunità rinnovata a sana.» queste le parole del Cardinale Sepe.