
Immagini del terribile incendio che ha colpito Città della scienza

Era il 4 marzo del 2013, quando le fiamme avvolsero gran parte di Città della Scienza, il polo didattico e scientifico della città di Napoli. Ora a distanza di un anno arrivano le prime rilevanti novità sul caso.
La prima è sul fronte della ricostruzione: il Cipe ha assegnato 510 milioni di euro per il “Piano scuola” e contestualmente ha assegnato 33,4 milioni di euro per la ricostruzione della Città della Scienza di Bagnoli.
Ma la vera svolta arriva dal punto di vista giudiziario dal momento che uno dei custodi della struttura risulta indagato per incendio doloso aggravato dall’art. 7, quello che prevede “la finalità camorristica”.
La notizia arriva solo ora ma ricordiamo che l’attenzione degli inquirenti sul custode, si era concentrata fin dai primi giorni dopo l’attentato.
L’uomo era anche stato messo a confronto con il collega che quella sera era di turno assieme a lui e a seguito delle sue risposte sono state ritenute poco convincenti, forse addirittura false, la decisione di indagarlo.
P. C. sarebbe dunque la persona che, dopo avere versato benzina lungo il perimetro dell’edificio, appiccò il fuoco.
Non è ancora chiaro tuttavia per quale motivo Città della Scienza fu distrutta e chi concepi’ il piano.
Il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e i sostituti Michele Del Prete e Ida Teresi ritengono tuttavia che, qualunque fosse il movente, chi volle il rogo chiese e ottenne prima l’approvazione dei clan, poiché altrimenti un’azione del genere sarebbe stata impensabile. Tra i moventi presi in esame fin dai primi giorni c’è quello economico: per questo motivo le indagini vertono anche sulla contabilità della struttura e sui finanziamenti da parte degli enti pubblici alla fondazione Idis che gestisce la Città della Scienza. Nei giorni scorsi gli agenti della Digos hanno acquisito alla Regione i documenti relativi alle sovvenzioni elargite negli ultimi anni a Città della Scienza da Palazzo Santa Lucia. Obiettivo degli inquirenti è verificare se l’ente abbia vigilato sulla gestione dei fondi, come prevede la legge; dalla Regione, tuttavia, spiegano che il compito è passato negli anni scorsi alla Prefettura.