
Un’altra rissa al Vomero, l’ennesima, si è conclusa con un ferito per accoltellamento lo scorso sabato sera e la notizia peggiore, forse, è che neanche se ne discute più.
Gli articoli di giornale ed i commenti indignati fanno spazio, oramai, ad una quieta rassegnazione nei confronti di una vicenda che, anche solo per l’assurdità del modo in cui si è svolta, dovrebbe fare scalpore: la vittima stavolta sarebbe un sedicenne, reo di aver difeso sua sorella da insulti ingiuriosi ed apparentemente immotivati. I colpevoli, suoi coetanei secondo la descrizione del ragazzo, sarebbero fuggiti subito dopo.
Fortunatamente nulla di grave, se non qualche ferita superficiale. Più profonda, invece, sembra essere la ferita nel tessuto sociale di uno dei quartieri che, fino a qualche anno fa, risultava tra i più sicuri della città. Un problema che certifica sempre più la diffusione di una mentalità malata tra i giovani d’oggi, per la quale aver provocato e poi accoltellato un sedicenne disarmato che andava in giro con la sorella minore è qualcosa di giustificato, se non addirittura un vanto.
Limitarsi a dare la colpa a quei ragazzi che il sabato sera passano dalle province ai quartieri benestanti di Napoli dimostra soltanto la poca volontà di andare a cercare più a fondo nel tessuto sociale cittadino, oltre che una mentalità retrograda e classista. Pensare alla Linea 1 come ad una traghettatrice di dolore che porta degrado nei quartieri innocui e puri della nostra città non farà altro che agevolare un fenomeno malato e sconvolgente per il quale, oramai, il coltello è sempre meglio averlo dalla parte del manico.