
Sempre più fitte d’impegni le giornate del premier Matteo Renzi che ieri è stato in Calabria mantenendo la priorità enunciata in prima battuta a governo insediato: andrò nelle scuole. Ma se da una parte con l’approvazione in Senato del ddl sulle province (che attende solo il via libera in Camera per diventare legge) la maggioranza ha tirato un sospiro di sollievo, dall’altra la sua visita a Scalea non ha raccolto molto succeso. Il presidente del Consiglio è stato accolto al suo arrivo all’Istituto comprensivo statale Gregorio Caloprese da un gruppo di precari e di mamme in protesta. Le donne hanno esposto uno striscione con la scritta «le mamme sono indignate, chiedeteci perchè». Una di loro spiega che «la protesta è scaturita per le condizioni precarie in cui si trovano le scuole e per la presenza di rifiuti per le strade». Alcuni ex dipendenti Ata poi sono saliti sul muretto esterno della scuola con cartelli «Grazie alla spending review dal 31 marzo io e la mia famiglia non avremo un futuro». Lui non ha dato peso alle proteste ed è andato diritto all’obiettivo, gli studenti delle scuole parlando, tra le tante cose anche di mafia: «Impegno comune della maggioranza è fare in modo che una legge sul voto di scambio politico mafioso sia al più presto possibile approvata, con attenzione a che la norma sia efficace».[divider] Un tema che «sarà un valore condiviso quando i partiti tutti saranno in grado di non utilizzare questi temi come elementi di scontro ma di condivisione». Ed ancora «In Calabria bisogna affrontare un grande problema di modernizzazione, perché modernizzare vuol dire anche fare in modo che nelle nostre aziende si possa garantire lavoro». Parlando con una studentessa che gli raccontava il suo sogno di un futuro in Calabria, Renzi ha svelato che «se un ragazzo vuole andare all’estero è bene che lo faccia, ma se qualcuno vuole restare o tornare in Calabria deve essere messo in condizione di farlo, deve poter lavorare qui. Ma dipende anche da voi. Non posso essere io da solo a esaudire il sogno: non pensate che la politica è fatta da gente lontana che è nei palazzi». E ancora, un riferimento ai tagli: «Il ddl Delrio sulle Province, in discussione al Senato, è un segnale chiaro forte e netto, con 3 mila posti per i politici in meno, la premessa per dare speranza e fiducia ai cittadini. Non è un caso che la riduzione di costi e posti della politica sia la premessa per restituire 80 euro ai cittadini». Così come la riduzione degli stipendi dei manager pubblici: «Piaccia o non piaccia il governo intende andare fino in fondo. È il modo di fare la pace con gli italiani».[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui