
La mannaia che pende sulle undici università telematiche italiane, tra cui il colosso Multiversity e che rappresentano il 15% delle università italiane, è costituita dal DM 1154/2021. Questo decreto impone requisiti rigidi sia per il numero di docenti che per il numero di studenti che devono afferire alle università private e che si propongono di offrire opportunità di istruzione a studenti che non possono frequentare le università tradizionali per motivi di lavoro o di distanza geografica
Tuttavia, la questione delle università telematiche non è nuova. Già nel 2017, l’atto di indirizzo sull’aggiornamento del Piano Nazionale anticorruzione prevedeva misure specifiche per le università telematiche. Queste misure erano necessarie a causa delle criticità segnalate nella relazione redatta dalla Commissione costituita ad hoc presso il dicastero.
Tra le misure previste, c’era l’omogeneizzazione della disciplina applicabile rispetto a quella degli atenei tradizionali e il controllo dei processi attinenti agli esami di profitto e alla laurea da parte dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione Università e Ricerca). Queste misure erano necessarie per garantire la qualità dell’istruzione offerta dalle università telematiche e prevenire il rischio di corruzione.
Secondo un articolo pubblicato su Il Messaggero, l’ Agenzia Nazionale di Valutazione (ANVUR) ha lanciato l’allarme riguardo alla situazione delle università telematiche in Italia. In attesa della verifica al 30 novembre 2024, l’ANVUR ha pubblicato un documento sul Sistema della Formazione Superiore e della Ricerca, che evidenzia una disparità significativa tra le università tradizionali e quelle telematiche.
Il documento mostra che durante i corsi tenuti nel 2022, le università tradizionali hanno messo a disposizione in media un professore ogni 28,5 studenti, mentre quelle telematiche uno ogni 384,8 studenti. Questa differenza evidenzia una disparità non solo in termini di costi/ricavi, ma anche di standard qualitativi offerti, influendo negativamente sulla reputazione delle università telematiche e sulla loro capacità di attirare studenti.
Ma le Università telematiche non sono state con le mani in mano.
Hanno presentato vari ricorsi innanzi al competente TAR, che sono stati tutti puntualmente respinti, cosi come rigettate sono state anche tutte le relative istanze cautelari e, per finire, rigettata è stata anche l’ultima arma del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, puntualmente bocciato. Infine la Sezione Terza del Tribunale Amministrativo del Lazio con sentenza breve n. 17236 del 21 dicembre 2022 ha respinto l’ennesimo ricorso di Università Telematica Pegaso e Universitas Mercatorum Questi provvedimenti hanno reso chiaro che il Decreto Ministeriale 1154/2021 è stato approvato in modo legittimo
A questo punto, viste le decisione negative del TAR, le università telematiche hanno cambiato strategia e hanno deciso di intraprendere un dialogo con il Ministero dell’Istruzione per cercare di trovare una soluzione condivisa. A tal scopo, il Ministero dell’Istruzione, con decreto ministeriale 294/2021, ha istituito un tavolo di confronto con le università telematiche per cercare di raggiungere un accordo sulle questioni in discussione.
Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico.